domenica 1 ottobre 2006

Il dolce piacere della morte

Hai mai visto in faccia la morte?
Hai mai sentito il suo delicato tocco? Il suo alito, il suo sguardo, le sue labbra leggiadre che sfiorano le tue per un istante?
La morte è una compagna, un?amica, una madre amorevole che ti segue ad ogni passo. Lei gioca con i tuoi sogni, si ciba delle tue paure, ti culla, allattandoti al seno del suo venefico latte.
Molte volte passa a fianco, tocca e sfiora. La vedete bella e splendente nel grigiore di chi ha appena detto basta alla vita. La vedete sorridente sulla pelle ingrigita di quanti avete amato, odiato, bramato, insultato e deriso. Lei osserva, sbeffeggia come un clown malefico abbigliata con una sgargiante tunica nera, imbellettata come la prostituta di Babilonia, radiosa mentre con enfasi fa squillare la tromba che distruggera le mura di Gerico.
Per tutti ha una parola di conforto, una maledizione, un imprecazione sommessa o urlata. Gioca, danza, scalpita e vomita come un narcomane in crisi d?astinenza, alla riceca dell?enneisma dose. Lei vuole, desidera, ama e brama, ci stringe a se tra le sue eteriche braccia, alitando l?acre sapore della carne consunta, l?acre aroma di un nettare eterno.
I figli dell?inganno eterno credono, si illudono di nascere e morire una volta sola. Credono che la vita preceda la morte, e che la non esistenza sia una conseguenza dell?esistenza stessa. Illusi, fallaci, visionari che percepiscono l?essere come un?eternità che nasce dal parto, dal primo vagito, dal coito inseminale che dovrebbe generare una nuova vita. Ma è un inganno, una bugia, una menzongna creata per annebbiare l?essenza della coscienza previta, la certezza della morte anteposta alla nascita stessa, l?esistenza del nulla prima del primo bacillo di coscienza.
Si è solo assenza di materia prima del rigetto della morte verso la vita. Un nulla assente dall?universo, dove l?essenza stessa è permeta dalla madre morte che abortisce verso la vita.
Si è feti espulsi da un grembo malato, da un grembo avvelenato che abbandona i figli alla vita, per poi strapparci dalla medesima, riconsengandoci a quel grembo oscuro fatto di nulla e terra decomposta.
Ma esso è l?ultimo atto di una morte sempre perenne, l?ultimo atto dell?esistenza figlia della morte.
Si muore ad ogni stante, ad ogni attimo, vivendo nella menzogna di ricordi deformi, di demoni che annebbiamo la mente, ingannandoci d?avere un passato, ingannandoci d?avere un futuro, mentendoci sull?esistenza dell?esistenza di un?inesistente presente.
Si cerca durante l?illusione della vita una via di fuga dall?ineluttabilita? della morte. Una via di fuga da quella madre assente che ricerca i figli fuggitivi, braccandoli come prede impaurite durante una battuta di caccia.
E alla fine li riprende a se, violentandoli tra atroci dolori, stuprando le psichi, segnando i corpi di mille indicibili dolori, straziando nell?agonia che farà bramare l?attimo in cui l?ultimo respito sarà la liberazione dall?inferno terrestre, sarà gioia nel tornare ad allattarsi a quel seno avvelenato e avvizzito che la mortale madre eterna farà riposare tutti per sempre.

Marco Bazzato
01.10.2006

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