domenica 12 maggio 2013

Festa della Mamma – Mater Tenebrarum


Non c’è modo migliore che iniziare con la prima strofa di Mater Tenerbrarum dei Necrodeath:

“Libro infernale simbolo di blasfemia e paura
Svela il segno impolverato di morte
Le madri si uniscono come una forma del male stesso
 respirando oscurità e lacrime
Mater Tenebrarum”

Infatti  per una esigua minoranza degli italiani, ma non solo, sono occupati nella fantomatica Festa della mamma, perchè per costoro, costei non è altro che un antro ventriforme che ha espulso un foruncolo dall’utero, per poi essere costrette a svezzarlo, infilandogli prima quasi tutta la mammella rigonfia di latte in gola, facendolo poi ruttare e vomitare per mesi, tenendolo tra lo sporco dei culi impiastricciati di piscio feci, col pannolino puzzolente, non cambiato da giorni.

Festa della mamma, specchio infausto di contati padri, (1), unitesi carnalmente a dei figli di Elena, inoculate tramite membro infetto di un patrimonio genetico, materno e paterno, arretrante la specie, che tramanderanno ai loro discendenti la continuazione del peccato originale.

Il mondo è appestato da una parte di figlie di Eva, mitica primadonna dell’Eden che si sollazzò le cavità col turgido serpente tentatore, che con la sua lingua biforcuta carezzava gli antri ovarici, facendola colare di vischioso piacere, che come una colla l’attaccava al terreno infuocato dell’Inferno.

Festa della mammaMater Tenebrarum è la festa di una parte del lato oscuro del cielo, della Luna, della freddezza fecondamente infeconda di amore del cosmo. Festa della mammaMater Tenebrarum è un inno malato all’oscurità, a quel cordone ombelicale che non doveva dare discendenza da nonna a madre a figlia, in quanto radici tronco  fronde  del Giardino dei fiori del Male, in quanto, quando  un sangue nero femminile si unisce con il sangue nero maschile, a questi dovrebbe essere vietata la progenie, dovrebbero essere deprivati dalla capacità di provare orgasmico piacere e sterilizzati, per non spargere nell’universo semi fecondanti ovuli, creanti gameti avvelenati.

Ma a tutte le vere madri, madri di ieri, madri di oggi e di domani, a quelle donne che dal concepimento fino alla morte, sanno essere madri presenti, madri vive nel cuore e nella capacità di dare amore, a quelle donne che hanno in se lo spirito sacrificale di Maria, donna tra le donne, madre tra le madri, a costoro ove vive lo spirito e l’anima di verità, giustizia, tenacia e forza, a costoro, principesse e regine della Creazione, Signore biancovestite di luce, che sanno andare oltre l’interesse materiale, non essendo gravate dall’eterno peso sotto le braccia, figlie di un pensiero scansafatiche nemiche, avversarie e nemesi della loro stessa progenie, a queste vere donne, madri e mamme, va il più caro e dolce degli auguri, il più profondo rispetto per quello che fin dall’inizio della loro esistenza, fino alla vetusta età sono state: donne che con il loro ventre rigonfio e con i loro sforzi e sacrifici, quotidiani, giorno dopo giorno, hanno saputo dare esempi e non vuote parole, con fatti, e non arrampicandosi sugli specchi delle banali giustificazioni, che dalla madre e dal padre si prendono le cose belle, fingendo che i lati negativi i pesi morti, le menzogne, e malsana compagnia bella non siano mai esistiti e che vadano rimossi dalla mente dei figli, per il buon nome della famiglia.

A tutte le vere mamme-donne, a tutte le vere donne-mamme: auguri di tutto cuore, perché siete il ventre fecondo preposto alla continuazione del mondo e della vita.


Marco Bazzato
12.05.2013



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