lunedì 13 maggio 2013

L’insegnate espulso dall’Eritrea perché omosessuale


Quando ho letto l’articolo su Repubblica online, (1) le sensazioni all’inizio sono state contrapposte, tanto da pensare “maledetti negri razzisti e omofobi”: Ma se avessi espresso pubblicamente questo pensiero politicante scorretto, gli antirazzisti mi avrebbero attaccato, in un modo o in un altro, per aver usato il termine “maledetti”, accostato a quello di “negri”. Meglio evitare. In compenso forse potevo trovare sponda nella comunità omosessuale e nei loro fiancheggiatori, ma sarei stato poco oggettivo nell’analisi degli eventi raccontati dal quotidiano, dove del resto è assodato che l’errore, il peccato originale, la genesi della colpa non era dell’Eritrea, dei suoi cittadini e delle sue leggi, ma l’errore era dell’Italiano partito per l’ex colonia, forse come uno sprovveduto o con la vana speranza che gli africani non scoprissero quello che secondo la loro cultura era il suo sordido e depravato segreto.

E già, perché ci sta poco da incazzarsi e sentirsi offesi.

 La multiculturalità presuppone in primis il rispetto delle leggi, delle tradizioni della cultura e delle sensibilità non solo dei singoli cittadini di dove l’emigrante, anche  se a tempo determinato, si reca. Quindi il dovere primario è quello di sapere, conoscere e comprendere che certe tendenze, che sono imposte dall’alto in Italia, non necessariamente in tutti i Paesi africani debbano godere dello stesso range di tolleranza spacciata per diritti civili dei cittadini, o della stessa accettazione incondizionata che gli omosessuali godono in occidente, in quanto in Eritrea, l’omosessualità è punita e punibile con una pena detentiva che va dai tre ai dieci anni di prigione, ed evidentemente secondo la loro cultura e la loro storia è giusto che sia e che continui a essere così.

E visto che solitamente la comunità GBLT sono assai informate sulle diverse legalità esistenti, in molti potrebbero obiettare che fosse oggettivamente impossibile che il docente non avesse dato un’occhiata a “Diritti GBLT in Africa” su Wilkipedia, (2) dove ci stanno tanto di articoli del Codice Penale. (2).

Evidentemente il governo e le forze di sicurezza di Asmara, come dovrebbero fare tutti i Paesi civili, si è premunito di scavare nel passato del docente italiano, anche se questi, secondo quanto scrive il quotidiano La Repubblica, si è sempre comportato con correttezza e discrezione a riguardo il suo orientamento sessuale – e ci mancherebbe, costui è risultato “coniugato”  – ma le autorità hanno fatto quello che è giusto che facessero: raccogliere informazioni, per avere un quadro completo sulla persona, è un loro diritto/dovere.

E quando hanno scoperto che il docente era “sposato” in Spagna, sebbene se in Italia “l’unione” tra due persone dello stesso sesso a tutt’oggi,a  torto o ragione, dipende dai punti di vista, non abbia alcun valore giuridico, tanto è bastato per definirlo, in ottemperanza alle  della legge eritrea, “un individuo pericoloso e potenzialmente destabilizzante per l’ordine pubblico del Paese”, costringendolo alla clandestinità, in quanto ricercato e al rientro in patria.

Certamente le autorità consolari hanno fatto il loro dovere per tutelare l’incolumità del docente, ma non potevano e non dovevano interferire con i processi legali, legislativi e culturali dell’Eritrea, altrimenti si sarebbe configurata un’indebita ingerenza nelle leggi e nelle tradizioni secolari del Paese, che ogni nazione libera e indipendente ha il diritto di continuare a coltivare per il benessere, anche psicofisico, della propria cittadinanza.

Alla luce di tutto ciò è chiaro che in Eritrea, considerato a torto o a ragione, visti tutti i problemi che il Paese ha, come Paese del terzo mondo, almeno per quanto riguarda l’immigrazione momentanea per motivi di lavoro, o anche per turismo, cerca per quanto possibile, di non farsi contaminare da quello che secondo la loro cultura è un comportamento destabilizzante sia per i singoli che per la società e, come ha giustamente fatto presente l’Ambasciatore eritreo, convocato immotivatamente alla Farnesina, che, stando a La Repubblica, avrebbe dichiarato che“qualsiasi straniero presente sul suo territorio ha l’obbligo di rispettare gli usi ed i costumi locali, e a maggior ragione, le disposizioni di legge, e che in Eritrea i rapporti omosessuali sono reati”, quindi è giocoforza dedurre che in Eritrea, come in Italia, come dicevano i latini: “Ignorantia legis non excusant” , “La legge non ammette ignoranza”.

Forse l’italiano pensava che visto che si recava in uno dei Paesi più poveri, grazie anche e non solo alla follie imperiali italiane di Mussolini, che gli eritrei si passassero le informazioni come diceva Tarzan: “Tramite il tam tam della giungla!” e che l’unico etere che gli etiopi conoscessero fosse quello dell’aria, da liana a liana.

Comunque, nel loro piccolo, gli eritrei hanno saputo dimostrare al mondo che quando vogliono la legge funziona e che non si fa soggiogare dall’uomo bianco, in casa propria. Speriamo che per il continente africano questa legalità segni una demarcazione tra la Vecchia Era e l’inizio di una Nuova Era, esattamente che come vogliono gli italiani con gli immigrati che commettono o sono portatori di atti contrari alla legge, ossia sentirsi padroni in casa propria.

La cosa interessante è che nell’articolo manco si usa mai il termine, abusato e inesistente a livello giuridico e psichiatrico, tanto caro ai gay, come simbolo di violenza verbale e psicologica nei confronti di chi gli è avverso, ossia omofobia, termine inventato di mala pianta nel 1985.  Evidentemente innanzi alla saggezza della legge etiope, e nel rispetto delle relazioni internazionali, forse hanno capito che è un termine logoro, ripetitivo noioso non solo da ascoltare, ma soprattutto da pronunciare.



Marco Bazzato
13.05.2013



2 commenti:

  1. E sì certo, allora, visto che dobbiamo essere così rispettosi della cultura dei trogloditi, in Italia, introduciamo la legge che punisce l'eterosessualità e giustifica l'uccisione dei negri: tanto le tradizioni vanno rispettate, no?
    La verità è che le tradizioni vanno rispettate solo se conformi ai diritti ed alla libertà della persona e, dunque, alla sua dignità.
    L'omosessualità è libera anche se non c'entra nulla con il matrimonio.

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  2. L’uccisone delle persone di colore era una cosa naturale negli stati uniti dello schiavismo, dove nessun bianco ci trovava nulla di sbagliato, essendo considerati, anche dalla chiesa cattolica, degli esseri inferiori, prima di Daniele Comboni. Se uno va in Arabia Saudita e pensa di ubriacarsi come una scimmia, o se una donna vuole andare in giro senza velo, e poi vengono incarcerati, non si possono lamentare e fare i fregnoni come quelle tre vacche russe delle Fermen che ora si trovano in campo di lavoro in Russia. E questa persona, praticamente si è trovato in quelle stesse condizioni e gli è stato bene. I dati sull’Africa riferito a come viene vista l’omosessualità oggi ci sono tutti…questo non si è informato, oppure li ha ignorati…se un professore ignora le cose elementari che riguardano la sua persona, beh, meglio imparare la lingua italiana da qualcun altro. In ogni caso, solidarietà all’Eritrea che ha applicato la legge. Noi i fuori legge immigrati, con la scusa dei diritti umani, li lasciamo liberi di circolare e di delinquere, basta leggersi le pagine di cronaca nera, no?

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