mercoledì 15 luglio 2009

Sentenza Sandri, 6 anni all’agente Spaccarotella



Gli ultras volevano vendetta, hanno ricevuto giustizia.

L’immagine del dolore per la morte de facinoroso tifoso laziale, ucciso durante una fuga nell’ autostrada A1, a seguito di una rissa con la tifoseria juventina, in una stazione di servizi ad Arezzo, dando inizio a quello che uno degli sport preferiti degli ultras, dove ogni pretesto è buono per alzare mazze, catene e se fortunati, incendiare qualche auto, bruciare i cassonetti, lanciare sampietrini, sfasciare vetrine, cosa avvenuta dopo che negli stadi si era diffusa la notizia della morte del tifoso laziale Gabriele Sandri.

La verità è che dal momento della morte del figlio volevano una giustizia strana, che escludesse senza motivo, l’esatta dinamica dei fatti acclarati dai giudici.

Lo si è visto alla lettura della sentenza, quando un gruppo di tifosi, amici della vittima, si sono comportati da esagitati, costringendo il giudice a farli uscire dall’aula, così come gli avvocati difensori di Spaccarotella hanno dovuto rimanere barricati nel Palazzo di Giustizia per alcune ore, in quanto le proteste dei santi tiosi assumevano toni sempre più minacciosi, con il fratello di Gabriele Sandri che cercava di calmare gli esagitati, riconducendoli alla ragione.

La famiglia e il pubblico ministero, nonostante questi abbia dato prova di buone abilità come mimo, hanno perso in quanto era chiaro fin dal primo momento che l’uccisione del facinoroso in fuga non era un atto intenzionale, nonostante Luigi Spaccarotella, il polizziotto avesse usato l’arma non come insegnano nella polizia, ma impugnandola come si usa nei telefilm polizieschi di matrice americana. Com’era altresì chiaro che l’evento era fortuito, dovuto alla sfortunata casualità, in quanto come è stato acclarato il proiettile è stato deviato dalla rete di protezione che delimita l’autostrada, colpendo al collo il tifoso in fuga, seduto sul divanetto posteriore, assieme ad altri tifosi laziali, che all’arrivo degli agenti di polizia si sono dati alla fuga.

Se l’evento fosse stato voluto sarebbe stato possibile riprodurlo tale e quale con una ricostruzione reale negli stessi luoghi, usando proiettili imbevuti di colore, dimostrando così oltre ogni ragionevole dubbio la volontà dell’agente di uccidere. Ma né il pubblico ministero né i legali di Sandri sono riusciti a ricreare la cosiddetta “prova regina” che avrebbe inchiodato alle sue responsabilità l’agente Spaccarotella.

Esiste una differenza sostanziale tra riproducibilità e fatalità e i giudici, a ragione, nonostante gli errori di procedura nell’impugnare l’arma senza sicura, hanno ritenuto che l’evento fosse totalmente fortuito, in quanto palesemente non riproducibile in modo sperimentale.

La famiglia di Sandri, detto Gabbo nel giusto dolore, ha ricevuto giustizia vera, non una giustizia mascherata da vendetta, dove la morte del figlio è stata, oltre ogni ragionevole dubbio frutto dell’uso improprio dell’arma di servizio, che ha comportato la casualità della deviazione del colpo da parte della rete di protezione. Infatti, se la rete non avesse deviato il proiettile, questi si sarebbe perso, senza causare alcun danno.

Ora quelli che sono da tenere sottocontrollo sono coloro che usando il pretesto di una condanna che pensano iniqua si danno a manifestazioni, devastazioni, assalti, a distruzioni e slogan contro lo Stato.

Questo secondo le presunte tifoserie sarebbe il modo migliore d’onorare la morte di uno di loro, ucciso dal proiettile deviato da una rete di protezione?

Ora la famiglia vorrebbe organizzare una marcia di protesta, portando in piazza centinaia o forse miglia di persone. Ma per protestare contro cosa? Contro la rissa fatta dalle tifoserie laziali e juventine alla stazione di servizio di Arezzo? Contro la fuga in auto dei facinorosi, che dopo esser venuti alle mani scappavano? Contro il poliziotto, che nell’imperizia nell’impugnare un’arma senza sicura ha fatto, anche se volontariamente premendo volontariamente il grilletto due volte, facendo partire il proiettile che fatalmente è stato deviato dalla rete di protezione? O contro la rete di protezione che ha deviato il proiettile, colpendo il tifoso in fuga, uccidendolo?

Queste sono le sequenze dell’azione e sono il frutto della casualità, di una serie di errori e circostanze, che nella fase finale non sono riproducibili, che hanno portato alla sentenza dei giudici, che a ben guardare, in questo caso particolare potrebbe essere addirittura eccessiva.

Si attendono ora le motivazioni della sentenza.

Sperando che nell’appello, non tendo conto delle proteste popolari, non sia inasprita, ma derubricata e quindi mitigata ancor di più, rimandando l’agente in servizio.

Naturalmente si capisce fino in fondo il dolore della famiglia, a cui nessuna sentenza, seppur esemplare, restituirebbe il loro figlio.

Resta una domanda finale: perché il ragazzo si è fatto trascinare in una rissa che poi è risultata fatale?

Spesso certi comportamenti compiuti da presunti tifosi, portano a tragedie di cui solo il fato può essere ritenuto responsabile. E in questo tragico caso, il responsabile finale è la rete che ha deviato di 25 metri il proiettile.

Tutto il resto è dolore per la famiglia della vittima, per gli amici di Gabriele Sandri e per l’agente, che sicuramente porterà con se il peso della sua imperizia nell’utilizzare l’arma e che maledirà per sempre la rete che ha deviato il proiettile che ha esploso il colpo, che fatalmente è risultato fatale per Gabriele Sandri.

Va ricordato, che nonostante gli errori, le forze dell’ordine sono impegnate a proteggere i cittadini, contro i tifosi che “sport” sfasciano, creano distruzione e caos come nella foto di copertina dell’articolo. Per fortuna che gli ultras sono un esigua minoranza, rispetto ai tifosi che amano lo sport per quello che è: sport.

Marco Bazzato
15.07.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

6 commenti:

  1. come si può dire che il responsabile finale è la rete che ha deviato di 25 metri il proiettile.
    Un agente di polizia ha sparato dall'altra parte della careggiata senza pensare a quello che poteva accadere, e lo ha fatto per sedare una rissa. Se fosse sempre così ogni giorno la polizia dovrebbe sparare. la verità è che un agente di polizia ha ucciso un ragazzo di 28 anni che aveva diritto alla vita.
    BASTA IPOCRISIE

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  2. Concordo con te. Era un suo diritto azzuffarsi, con i tifosi avversari per banali questioni calcistiche. Si puo' parlare di diritto sportivo? La morte e' stata una tragica fatalita', la rissa no. Correggimi se sbaglio.

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  3. Lei dello scrivere cazzate è un vero maestro, sa? qui si sta parlando di un poliziotto, esaltato al pari degli ultras, che decide di estrarre un'arma e sparare a una macchia che va in fuga mella carreggiata facendo attraversare al proiettile l'intera autostrada; capisce che vuol dire? ha in mente che cosa vuol dire vedere una rissa dall'altra parte dell'autostrada: secondo lei una tira fuori la pistola perché voleva intimare l'alt e per caso gli è partito un colpo? no, il signorino si credeva un ranger, stile Walker, che vedendo l'auto in fuga ha estratto la pistola e sparato intenzionalmente probabilmente, nella sua testa, con l'intendo di fermare la macchina in fuga chissà forse ferendo l'autista, forse colpendo una ruota;

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    1. parole sante.......Bazzato è il re delle cazzate,infatti non si è permesso nemmeno di risponderti.Spesso tacere è meglio...........

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  4. Scuaste ma ci sono cose che NON mi tornano in questa vicenda:
    1)UNa rissa NON e' una fatalita' ma nemmeno un buon motivo per USARE una pistola per sedarla... ANZI...

    2)Sar' limitato ma ancora NON riesco a capire COME un proiettile possa essere deviato da na rete metallica SE lo sparo e' stato esploso IN ARIA, altrimenti non si puo' che concludere che Spaccarotella abbia sparato AD ALZO ZERO=ALTEZZA UOMO... CHE FA UNA BELLA DIFFERENZA.

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  5. Potete pensarla come volete, ma pur avendo rispetto per il dolore della famiglia del giovane, rimango dalla parte delle forze dell’ordine. Andare allo stadio per vedersi una partita, armati di mazze, fumogeni e provocare risse, non mi sembra che sia un comportamento sportivo, ma teppistico e criminale. E visto che i veri tifosi sono un’altra cosa, non vado a difendere ne ultras, ne vandli, né teppisti e né ubriaconi. Se qualcuno di voi li difende è perché non siete diversi da costro…

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