giovedì 9 luglio 2009

La Cina usa la pena di morte per riprendersi lo Xinjiang



Davvero strana questa rivolta nello Xinjiang. Di punto in bianco col premier Hu Jintao in procinto di partire per l’Italia, portandosi appresso un codazzo di 300 imprenditori,che hanno portato alla stipula di accordi per più di un miliardo di euro, ed un leggerissimo accento al rispetto dei diritti umani, durante l’incontro con il presidente della repubblica italiana, Giorgio Napolitano.

Cosa può esserci sotto?

La rivolta, stando alle informazioni assenti della stampa italiana, sembrerebbe secondo le fonti ufficiali aver causato circa 140 morti, mentre secondo altri, circa 400, ma le cifre, come ha detto il Tg1 delle 20.00 del 08.07.2009, non sono importanti!

A chi fa comodo l’assenza della Cina al G8 in corso a l’Aquila? Agli americani soprattutto, indebitati con i cinesi, detentori di miliardi di dollari di buoni del tesoro statunitensi, che se assieme alla Russia, secondo possessore al mondo, decidessero di piazzarli sul mercato internazionale, manderebbe letteralmente a K.O il dollaro, facendo crollare ancor di più, se mai ce ne fosse bisogno, l’economia mondiale. Tant’è che i cinesi si sono comprati l’Hammer e i russi sembrerebbero in trattativa per l’Opel.. Attività produttive in cambio di carta straccia, pessimo affare per gli americani, che nazionalizzando in parte scaricano i costi sui cittadini, ottimo per cinesi e russi. Per questo i media tacciono sul bagno di sangue, e nessuno va a protestare, a differenza di quanto è avvenuto con l’Iran, davanti all’ambasciata, nessuno grida al mancato rispetto dei diritti umani e soprattutto nessun paese occidentale, in primis gli Stati Uniti, tramite il Dipartimento di Stato, Foggy Bottom, rilasciano nessuna nota, tantomeno nessuna condanna per l’annuncio di condanne a morte contro i fomentatori e i partecipanti alle rivolte. Silenzio su tutti i fronti. Il centro destra, con Berlusconi, anticomunista a corrente alternata, pronto ad insultare operai disoccupati che protestare. Tace. Frattini , ministro degli esteri, idem. I pacifisti, gli universitari dei centri sociali, tutti morti. Manco uno straccio di fiaccolata, manco un rigo sui giornali o sui siti internet, silenzio assoluto. Ci sono in ballo più di un miliardo di buone ragioni, più il nuovo stabilimento Fiat in Cina.

Allora mano libera alla repressione, tramite silenzio/assenso.

E come ai tempi di Mao, non disturbiamo il grande timoniere. D’altronde l’Italia tiene nel Paese gli immigrati clandestini cinesi, come merce di scambio, visto che vendono paccottiglie ai ceti meno abbienti, senza contare la grande distribuzione che sempre di più acquista in Cina.,per entrare nel mercato del lusso del Paese di Mezzo, che conta circa 10 milioni di nuovi ricchi e 150 mila super ricchi.

D’altronde, ad essere cinici, cinismo identico a quello del silenzio dei media, anche se avessero ammazzato 140, 2000, 1000 o 10.000 persone, questi appartengono ad una provincia povera, ma ricca di petrolio, non certo alle grandi città dove i ricchi pullulano, ma in una provincia dove i grandi brand sono assenti, anche se spaccano qualche vetrina, non è di un grande brand occidentale, e poi i cinesi, non importa di che etnia o religione, continuano nonostante le politiche di pianificazione familiare a riprodursi in modo vertiginoso. Queste morti potrebbero essere lette, visto il silenzio assordante internazionale, come un piccolo contributo, una piccola goccia nel mare, visto che non si riesce a fare di più, alla causa del calo demografico del calo planetario. In Africa lentamente, ancora tropo lentamente, ci si sta riuscendo, ora lasciamo fare alla Cina, che nella sua storia ha già esperienza di
pratiche mauthalsiane.

Il pungo di ferro, cinese lo sta dimostrando tutto, mettendo dei fermi paletti alla riduzione delle emissioni inquinanti nell’atmosfera. D’altronde, secondo il principio dell’equilibrio, la Cina non sono nemmeno vent’anni che si inquina a più non posso, spesso proprio grazie alle tecnologie occidentali desuete e fuori normative, che venivano e vengono vendute tutt’ora a prezzi di rottamazione, pur di non sostenere i pesanti costi di smaltimento.

Speriamo che non recedano di un passo, cosa che potrebbero fare solo in cambio di rassicurazioni globali di totale silenzio, se la situazione non dovesse stabilizzarsi nella provincia – grande 5 volte l’Italia – dello Xinjiang, in quanto affari interni. Esattamente come da anni avviene in Georgia, dove nessun giornale occidentale, per non far infuriare i russi, si azzarda a fare qualche servizio.

In compenso il G8 si appresta a condannare l’Iran per la repressione delle rivolte scoppiate dopo la riconferma di Ahmadinejad, perché questi ha sostenuto tesi negazioniste sull’olocausto, e perché vuole dotarsi di armi nucleari. Ricordiamo che
la Cina nel 2006 aveva 145 testate attive su un totale di 200. Senza contare che ufficialmente Israele non possiede 200 testate nucleari.

Marco Bazzato
09.07.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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