martedì 16 dicembre 2008

«Questo è un addio dal popolo iracheno, cane”...»


In moltissimi hanno gioito, non solo in Iraq ma anche in occidente, quando sono passate in tv le immagini del giornalista iracheno che durante il suo ultimo viaggio da presidente degli Stati Uniti – Paese invasore, nel nome di una libertà unilaterale fallita, in quanto lascia un Iraq depredato, distrutto e costellato di cadaveri che dall’occidente sono già stati rimossi, perchè politicamente scomodi da ricordare – un prode giornalista, dopo essersi tolto le scarpe, le ha scagliate contro il quasi ormai ex presidente, gridando:
«Questo è un addio dal popolo iracheno, cane”...»

Per dirla alla Ignazio la Russa “Diciamocelo” in molti si sono sentiti rallegrati nel cuore, innanzi a quel lancio improvviso di libertà d’espressione, innazi a quel sibilare a pochi centimetri dall’augusto capo delle calzature, che nella loro miseria economica, hanno dato dignità ed unità ad un Paese lacerato da una guerra civile che primo fra tutti fa comodo alla coalizone invasore, perchè permette di scaricare sugli iracheni la colpa del fallimento militare ed economico della ricostruzione della nazione.

Ma la democratica vendetta di Bush non si è fatta attendere, è arrivata con la violenza deflagrante di un bombardamento di pugni sul corpo dell’eroico giornalista. Infatti gli uomini della sicurezza si sono avventati su Muntazer al-Zaidi, trascinandolo fuori di peso e – a detta dei familiari – pestandolo selvaggiamento, tanto che sempre secondo questi, il congiunto “ha un braccio rotto, diverse costole fratturate, lesioni a un occhio e agli arti superiori”.

Se ciò fosse confermato, la reazione degli agenti sarebbe da configuarsi, visto il divario tra il gesto del giornalista (non andato a buon fine) e quanto dichiarato dai familiari, ad un atto di rappresaglia, contro una singola persona, degna dell’esercito invasore nazista,durante la seconda guerra mondiale. Stabilendo così l’assioma: due scarpe lanciate, a vuoto, unito a “Cane” se fatto da un giornalista contro un Capo di Stato, equivalgono a un braccio rotto, fratture e varie ed eventuali in corso d’opera.

Senza contare che ora l’eroe iracheno, perchè di questo si tratta, rischia fino a sette anni di galera “per il lancio di due scarpe”. Ma quando dovrebbero farsi di galera gli agenti, non è specificato se iracheni o dei servizi segreti americani, per le lesioni dichiarate dal fratello del giornalista?

Ora se veramente la legge fosse uguale per tutti, Bush e i suoi accoliti, non avendo trovato le famigerate armi di distruzione di massa, dovrebbero essere processati da un Tribunale Internazionale per i crimi contro l’umanità commessi in Iraq, assieme a loro, quanti hanno sostenuto l’ideologica “Guerra al Terrorismo” che tanti benefici economici ha fruttato a petrolieri, industria delle armi e di servizi affini, mettendo alla fame un Paese ma sopratutto un popolo, innocente, non colpevole delle eventuali malefatte di Saddam Hussein, ex amico degli americani, eroicanente buono quando gasava gli iraniani.

Ma come la barbara storia del genere umano insegna, Bush e i suoi pard, con le mani lorde di sangue, uscirà di scena tra due ali di folla, esaltato fino alla nausa dall’attualità, non irachena, ma condannato dalla storia, mentre il povero giornalista, confidando che i 250 avvocati pronti a difenderlo, riescano ad evitargli la condanna, potrebbe passare sette anni al gabbio per il lancio di un vecchio paio di scarpe, rendendo per l’ennesima volta carta straccia la tanto declamata “Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo” che all’articolo 1recita, risuoando come una farsa di carnevale davanti alla tragica realtà dei fatti:

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.

Giunti a questo punto, in molti possono essere autorizzati a pensare – visti gli universali fatti quotidiani – che il giornalista iracheno, Muntazer al-Zaidi , avesse ragione quando ha detto a Bush:

«Questo è un addio dal popolo iracheno, cane”...»
Marco Bazzato
16.12.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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