domenica 14 dicembre 2008

Arriva il Natale, sfiga economica sicura



Manca poco ormai. Pochi giorni e sarà prima il 25 dicembre e poi Capodanno.

Che sfiga.

Si pensava di poterla scampare, si pensava che prima o poi la festa inutile del Natale venisse cancellata – almeno per decreto legge – dalla storia e dalla cultura. Invece nulla, è ancora qui. Si sperava almeno di scampare le solite banali, vuote, bifolche e bislacche pubblicità natalizie, con bambini telegenicamente felici, famiglie più ricche di Creso che – pubbliciatariamente parlando – dilapidano migliaia di euro per i frugoli smanettoni, o interessati a rimpinzarsi come maiali, che poi non possono essere macellati e trasformati in salami, mariti e mogli – per fortuna rigorosamente etero – che si scambiano gioielli grossi come noci di cocco, orologi buoni per andare sullo spazio, oppure abiti che sembrano stati rubati dalla grotta a Sandkan a Mompracem. Insomma un invito continuo a dilapidare, a spendere, a gettare via denaro per fa felici i figli rompipalle, la mogli scassamarroni, mariti rincoglioniti dal calcio e i parenti, specie suoceri a volte peggio dei serpenti velenosi negli slip.

In questi giorni, non di vacche magre ma di vacche morte, si è colpiti ad ogni angolo, in ogni canale televisivo pubblico, privato, in ogni radio da messaggi pubblicitari che vanno oltre il pornografico, che dovrebbero essere – per legge – vietati ai minori di 180 anni che sembrano scritti dal Primo Ministro, Silvio Berlusconi, che invitano a spendere, spendere, spendere. Messaggi che invitano a mandare a puttane le tredicesima, che invitano ad usare la carta di credito, tanto ci si penserà il mese successivo quando arriva l’estratto conto, pregando qualche divinità di non esser stati licenziati via sms alla mezzanotte o del 31 a spese già fatte.

Come ogni anno dal 10 al 31 i media ma non solo, ci caricano come molle pronte a esplodere, bombardano come se i cittadini, pardon i potenziali consumatori, dal concepimento alla morte non importa se naturale o per aver vinto – senza saper d’aver partecipato – alla roulette della sfiga, debbano essere spremuti come limoni, per raschiare dai portafogli vuoti le ultime gocce di liquidità economica, gocce forse essenziali domani per la sopravvivenza.

Come in una commedia degli orrori, sembra che per le festività di Natale e Capodanno, la fortuna non sia vivere, ma augurarsi che lo sguardo nero, dell’assassina dea bendata, si sia posato su di noi, accompagnandoci – con un unico botto al cuore – al camposanto.

È ridicolo festeggiare il Natale, è assurdo, ma soprattutto antieconomico sotto ogni punto di vista.
Festeggiare in qualsiasi modo il Natale è un insulto all’intelligenza umana, un atto ostile contro la sanità mentale dell’uomo, in quanto il vile bombardamento terroristico-mediatico di spot pubblicitari che violentano, come soldati in astinenza da mesi, uomini, donne e bambini, conducendoli alla morte economica e all’asservimento consumistico di un capitalismo defunto.

Tra poco si avvicina questa nefasta festa consumistica, e l’unica cosa saggia da fare è quella d’astenersi completamente da ogni acquisto, regalo, viaggio, dono piccolo o grande, pensiero, festeggiamento, evitando – senza compromessi – d’acquistare alberi – in plastica o veri – di Natale, non fare il presepe, disertare centri commerciali, mercatini natalizi e amenità varie. Da sconsigliare totalmente pranzi e cenoni natalizi, mangiando come un giorno qualsiasi, anzi possibilmente meno, non fare addobbi, evitando tassativamente il ladrocinio del veglione dell’ultimo dell’anno, non acquistando abiti e botti, disertando spumante, panettoni e pandori, andandosene a letto alle 22 per svegliarsi il giorno dopo tranquillamente, e controllando subito il cellulare per vedere se non si è stati licenziati alla mezzanotte, come augurio di Felice Anno Nuovo.

Insomma attendere il 25 e il 31 dicembre, trattandoli per quello che esattamente questi due giorni sono: giorni qualsiasi, giorni come gli altri, ma gonfiati ad arte dal consumismo e dalla religione che vuole avere il 25 e nei giorni precedenti, introiti aggiuntivi, per puntellare l’emoragia di fedeli, che nelle altre settimane dell’anno liturgico se ne fregano altamente; mentre i commercianti sperano – alle vigilie di questi giorni – di risollevare i magri guadagni fatti durante l’anno, invogliando o quasi costringendo le per tradizione pagana, mascherata da giornata religiosa, ad essere più buoni, perché come dice una tediosa campagna pubblicitaria. “È Natale, è Natale e si può dare di più…” Ma a chi e, e perché? Se non si è dato nulla durante l’anno, non si vede alla fine il motivo di dare qualcosa in più alla fine.

Ma bisogna consumare. Per fortuna ci ha pensato la grande finanza truffaldina internazionale e mettere a carità il mezzo mondo ricco. Quello più povero invece, ringrazia, perché si ritroverà ancora più povero, senza anche questo caso saper chi ringraziare di tanta bontà di cuore.

Marco Bazzato
14.12.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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