Questa donna, vive da otto anni in Italia, guida l’auto e non è a conoscenza che esiste la revisione periodica del veicolo? È titolare di un’attività commerciale, e non conosce le leggi più comuni del commercio, e che non poteva trasportare merci su un’autovettura non immatricolata all’uopo? Ma d0v’è vissuta tutti questi otto anni? In Cina?
In cosa sarebbe stata discriminata? È stata tratta come ogni italiano che non è in regola con i documenti dell’auto, e i vigili, non hanno fatto altro che il loro dovere. Non risulta infatti che nessun italiano abbia scatenato guerriglia urbana per un libretto ritirato. Forse la costante abitudine di vivere in un’illegalità generalizzata, dovrebbe garantire l’impunità di una comunità chiusa – lo si è visto dallo sventolio di bandiere della Repubblica Popolare Cinese – non facendo più pensare ad una vita della città milanese, ma ad una manifestazione di protesta dei tempi della rivoluzione culturale Maoista, mancava solo il libretto tra le mani e il pugno alzato.
La polizia è stata brava a non comportarsi come la controparte cinese durante le manifestazioni non autorizzate di piazza, e nel caso dovessero riproporsi, sarebbe utile che venissero usati i metodi “pacifisti” della polizia della Repubblica Popolare Cinese, in quanto sentendosi ancora a tutti gli effetti cittadini della Bandiera Rossa che sventolano, s dovrebbe essere riservato il trattamento pari a quello che ricevono nella loro amata madre patria.
D’altronde la situazione d’illegalità generalizzata è una costante. Basta entrare in uno dei loro spacci – ufficialmente riservati ai grossisti – per sentirsi chiedere italiano stentato: “Con fattuLa o in nelo?”, contribuendo a quell’indotto vizioso dell’economia sommersa, dove in questa zona grigia si muovono anche gli italiani, attirarti dai prezzi irrisori, e dalla possibilità di non pagare l’I.V.A. contribuendo così all’evasione fiscale.
È strano che il governo attuale, e quelli precedenti, non abbiano mai indagato a fondo su queste attività commerciali, raramente, si sente parlare di chiusure di attività cinesi non in regola, o che non hanno ottemperato agli obblighi d’emissione dello scontrino fiscale.
Non si tratta di criminalizzare un’intera cultura e una società diversa e non integrata con la cultura italiana, ma lo Stato e gli organi preposti al controllo e alla vigilanza, non devono soprassedere, o chiudere entrambi gli occhi, davanti a situazioni palesi d’illegalità, non importa che essa sia cinese, oppure italiana.
Gli scontri milanesi dei giorni scorsi, sono forse il preludio d’altri movimenti sommersi da parte di quella società chiusa in se stessa, forte a non farsi intaccare nelle tradizioni millenarie e che desiderano meno contaminazioni occidentali possibili, e sfruttano il senso d’ospitalità italiana, prendendo possesso del territorio, avendo un’integrazione di facciata. Sarebbe bene non abbassare la guardia, e vigilare, affinché situazioni di attrito tra autoctoni e cinesi, rimangano entro confini fisiologici di tolleranza reciproca, dove però – in nome del libero mercato – non debbano farne le spese i cittadini italiani – non solo come passaporto – con cultura e tradizioni radicate da anni nel tessuto sociale del Paese, e che non debbano sentirsi estranei o cittadini di serie B dentro i confini della loro nazione.
Marco Bazzato
14.04.2007
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