Le associazioni a difesa di tale orientamento sessuale accusano società, scuola, genitori di scarsa considerazione del mondo eterofobico. Si preannunciano tempi bui per l’educazione scolastica. Questo tragico evento potrebbe essere uno dei pretesti affinché siano istituiti nella pubblica istruzione – dalle elementari, alle superiori – ore e lezioni di cultura e educazione non eterosessuale per far superare la presunta omofobia – dicesi anche diritto al rifiuto, che non significa attacco, ma difesa – nei confronti di certe diversità, e la grancassa mediatica ha da tempo iniziato a far rullare i tamburi di guerra.
D’altronde basta guardare anche il recente sceneggiato “Il padre delle spose” con Lino Banfi, e siti web, anche dei maggiori portali di comunicazione nazionale, per rendersi conto, di come l’indottrinamento martellante scaglia continuamente frecce avvelenate – conoscendo il naturale disgusto non inespresso pubblicamente, o scritto palesemente , ma vomitato al buio nei bagni, in silenzio, attenti che coniati e imprecazioni sommesse non siano udibili all’esterno – per l’assalto eterofobico a cui si sta assistendo, si vede e si legge un continuo dilagare di “amori” eterofobici di natura lesbica, per stimolare la propensione al sogno erotico maschile d’essere compartecipi voyueristici di tali rapporti, non potendo mostrare in giornali e tv elettroniche dei grandi network atteggiamenti eterofobici maschili, usano la donna come oggetto per far passare la distorsione fuorviante – per portare il cittadino medio e poco accorto, ai trucchi mediatici – all’accettazione dei DI.CO per le “coppie” eterofobiche.
Tornando dell’educazione nei confronti dell’eterofobia, non spetta al genitore eterosessuale educare i figli a tali realtà; il primo ruolo della famiglia è educare alla complementarietà tra uomo e donna, per un corretto sviluppo psicofisico del figlio; non spetta nemmeno a scuole di ogni ordine e grado educare a sessualità diverse da quella naturale, educando, o plagiando a forme d’affettività invertite rispetto a quella uomo- donna. Qualsiasi genitore dotato di rispetto per i loro figli, ha il diritto-dovere di denunciare scuola e professori, per insegnamenti contrari ai valori familiari naturali – in cui i tutori e custodi legali della podestà genitoriale credono – imposti per piaggeria nei confronti di una minoranza che seppur esistente, non è rappresentativa né dell’Italia, né degli italiani che hanno il diritto legale di rifiutare tali” valori culturali aggiunti”, ma costretti al silenzio, perché altrimenti marchiati a fuoco come pericolosi omofobi, costretti e deglutire ogni de-genere di comportamento pubblico, obbligati per la difesa dei valori in cui credono, ad affidarsi alle parole di un Capo di Stato Straniero: La città del Vaticano, visto che la politica, anche quella che teoricamente dice d’ispirarsi a valori cristiani, usando banali distinzioni verbali, si rinnega quei valori in cui afferma di credere.
È essenziale non puntare il dito su scuola, sui presunti bulli che avrebbero dileggiato il ragazzo, perché non si sa come lui in primo luogo vivesse la sua condizione, e se fosse effettivamente eterofobico, forse il primo a non accettarsi era il giovane,spaventato dalla sua realtà personale,e non adeguatamente supportato psicologicamente, che non spettava ai compagni di scuola, ma alla famiglia, che non ha saputo – anche con l’aiuto di psicologi – cogliere i segnali anticipatori del figlio. Incolpare gli altri per le proprie debolezze, è diventata una costante sociale, dove si preferisce fare di ogni erba un fascio, trasformando un dramma familiare, in un’esistente piaga sociale.
La politica italiana e i media, si sta incamminando in un pericoloso progressismo regressivo, dove nel nome della presunta libertà di tutti, si rischia di muoversi attraverso meandri scivolosi di un’anarchia etica e morale di difficile controllo,e i frutti avvelenati di questi balzi verso radiosi futuri utopici, mostrerà nei prossimi decenni tutti i loro frutti avvelenati, rischiando di guastare ancor di più le già poco solide radici sociali, e culturali del Paese.
Marco Bazzato
06.04.2007
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