giovedì 5 aprile 2007

Bravo Ahmadinejad

La crisi diplomatica tra Iran e Gran Bretagna, si è risolta nel migliore dei modi, con una vittoria d’immagine del presidente iraniano Ahmadinejad, che con un colpo di teatro degno del migliore attore shakespeariano, ha saputo gestire mediaticamente e politicamente lo sconfinamento dei quindici marinai di Sua Maestà, facendo fare una figura barbina al primo ministro inglese, che usando la consueta tattica del bastone voleva indietro gli uomini di proprietà inglese, ma è riuscito nel facile compito di perdere la faccia e credibilità politica internazionale, per grazia ricevuta dal presidente iraniano.
Ora resterà a vedere che fine faranno i poveri diavoli di militari al rientro in patria. Sicuramente non tornano da eroi, ma in silenzio, lontano dai media internazionali e dai flash. Per sfortuna hanno confessato sotto le atroci torture del cibo iracheno, hanno osato dire la verità sotto gli occhi inflessibili delle telecamere, e la povera soldatessa Faye Turney ha chiesto in una lettere – giudicata dagli esperti calligrafici inglesi – scritta sotto stress il ritiro delle truppe dall’Iraq. Difficilmente i malcapitati soldati eviteranno la corte marziale per alto tradimento, a meno che gli psichiatri militari, non riescano a dimostrare che sono stati colpiti dalla Sindrome di Stoccolma.
Certo, ora l’occidente non può ignorare il gesto d’umanità iraniana, e questa vittoria mediatica apre nuovi scenari imprevedibili, anche per la risoluzione della crisi irachena.
La diplomazia dell’Unione Europea esce indebolita, con una perdita di prestigio e d’immagine, in quanto, invece di costringere l’alleato inglese ad una rapida retromarcia, hanno calcato la mano con pressioni indebite nei confronti del governo iraniano, fatto passare per un sequestratore di innocenti, a cui si richiedeva il rilascio incondizionato dei soldati, pena sanzioni politiche ed economiche.
I militari di Sua Maestà sono sfortunati due volte: la prima perché sono stati catturati in territorio straniero in tempo do pace, la seconda e più cinica, perché tornano a casa sani, salvi e sorridenti, non morti da eroi in casse di legno da poche sterline. Gli alti vertici inglesi, e la politica avranno il oro bel daffare a nasconderli dagli occhi i dei media, che curiosi vorranno sapere i particolari “dell’atroce e barbara detenzione nel paese teocratico”, e non sarà forse facile tenere nascosti i particolari umani ed umanitari di queste due settimane di detenzione, con grave imbarazzo per l’occidente che vuole cucire addosso al presidente iracheno un immagine truce, integralista e sanguinaria, nel tentativo di detronizzarlo dal potere.
Di questa situazione, l’occidente, e gli Stati Uniti, saranno costretti a tenerne conto, quando decideranno di fare la conferenza di pace per l’Iraq, in quanto l’Iran – aggredito a suo tempo dal regime irachen, su ordine statunitense come ritorsione al cambiamento di rotta politica di Komeini, che salito al potere, si è permesso il lusso di rapire i diplomatici statunitensi dell’ambasciata americana a Teheran – potrebbe essere la nazione che permetterebbe il disimpegno statunitense e non solo dal pantano iracheno – ormai simile ad un nuovo Vietnam – portando paradossalmente una pacificazione nella regione mediorientale. Queste sono ipotesi, ma resta il fatto, che ora la battaglia occidentale per destabilizzare l’Iran subisce una battuta d’arresto, dove l’Inghilterra in conserto con le forze armate statunitensi, si è resa complice della violazione dell’integrità territoriale irachena, e anche se non farà pubblica ammenda, il governo inglese – nonostante l’ aplomb – dovrà necessariamente tenerne conto.

Marco Bazzato
05.04.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/