lunedì 5 febbraio 2007

Quando la verità è dolorosa e fa male

«il calcio non può chiudere, i morti sono parte del sistema. La Fiat per rilanciarsi non si è certo fermata. Noi siamo addolorati, ma lo spettacolo deve continuare».
Antonio Matarrese

Quella sopra riportata è la “sconcertante” dichiarazione di Antonio Matarrese, presidente della Lega Nazionale Professionisti, che nella sua brutale verità ha lasciato tutti sconcertati. Di cosa dobbiamo stupirci del resto? Della verità. Certo la “sadica” frase che poteva solo essere pensata, ma non detta, potendo apparire irrispettosa nei confronti della vittima di cui oggi si sono svolti i solenni funerali di Stato?
Lo scandalo è che Matarrese abbia parlato fuori dei denti, dichiarando una verità incontrovertibile, e sotto gli occhi di tutti. Tifosi, investitori, azionisti, calciatori e quanti sono coinvolti in modo diretto o indiretto col mondo del pallone, e mordono il freno nelle dichiarazioni pubbliche, ma intanto avvocati e commercialisti pubblici e privati fanno e rifanno i conti di quanto queste due giornate di sospensione costeranno all’erario, alle società sportive costrette ad adeguarsi decreto Pisanu, ma applicato fino in fondo, ai commercianti che non vendono magliette, alla tv che hanno sborsato milioni di euro per i diritti di trasmissione, agli sponsor che mancano di platea televisiva e rischiano di veder contrarsi i loro introiti.
Matarrese ha un'unica colpa: non ha fatto lo struzzo, non ha nascosto la testa sotto la sabbia dell’ipocrisia piagnona e buonista a tutti i costi, di non aver parlato come un santo pronto a porgere l’altra guancia. Ma ai benpensanti dell’ipocrisia non sta bene, questo parlar chiaro, senza sotterfugi e doppi sensi non è politicamente corretto, non è cinicamente comprensibile, non è rispettoso. Ma non è rispettoso nei confronti di chi? Di chi sapeva e non denunciava? Di chi denunciava, ma non poi non cambiava nulla? Non è rispettoso nei confronti delle forze dell’ordine che conoscendo i rischi, sono costretti a tenera a bada una masnada di “terroristi” calcistici, una minoranza, ma una minoranza che ha fatto scappare il morto, dove gli uomini dello stato sono mandati allo sbaraglio, sbeffeggiati, insultati, presi a sassate, in nome di cosa? Dello Sport? Del calcio? Del pallone? No, in nome di quell’interesse semplice che è il denaro, il profitto, che come per le morti bianche sul lavoro, lo sport non si ferma davanti al morto ammazzato durante una partita sportiva, i cantieri della nazione non si fermano a tempo indeterminato, le fabbriche non chiudono per quindici giorni, ma continuano a lavorare, a produrre, a creare profitto e dividendi per gli azionisti, li non c’è ipocrisia, belle parole inaplicate nei fatti, ma li nessuno si scandalizza….e riprende, spesso paggio di prima…
Del resto anche le trasmissioni sportive di questi giorni, dove le opinioni dei conduttori e degli ospiti, erano un invito velato a trovare soluzioni rapide, per non vedere il tracollo economico del settore, media compresi.
Il cinismo di Matarrese, anziché attaccato andrebbe difeso, proprio in memoria di quel morto, che è stato ucciso, perché lo spettacolo comunque deve continuare, e le discussioni politiche e dei massimi livelli della federazione calcistica sono la semplice conferma.

Marco Bazzato
05.02.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/