mercoledì 14 febbraio 2007

Di.Co: Idiozia

Il recente decreto legge che ha istituito i Di.Co, Dichiarazione di Convivenza, oltre ad aver creato un mostro giuridico, ha portato l’Italia ad essere finalmente un paese civile. Civile perché l’abominio giuridico, ha chiaramente messo in luce i millenni di storia d’inciviltà che il Paese ha alle spalle, sancendo de facto un de profundis della famiglia italiana come istituzione fondata e fondate sul matrimonio civile o religioso.
Il Paese aveva bisogno di uno scempio tale? Sicuramente no, e non perché prima mancasse di civiltà, ma perché la civiltà stessa ha resistito benissimo per millenni senza bisogno di sancire alcun pezzo di carta, alcun documento scritto, ma sulla semplice bontà d’intenti di una coppia, che in libertà sceglie di vivere senza l’ombrello protettivo delle leggi dello Stato, ma in totale e libera anarchia, fondata però essenzialmente su quelli che sono i propri valori di coppia, dove liberamente hanno scelto di lasciar fuori lo Stato.
Naturalmente si è accesa la battaglia politica, ideologica e strumentale, specialmente da parte dall’ala radicale della politica italiana, che forse pretendeva libero accesso alle Chiese per celebrare matrimoni tra eterosessuali e non, dissenzienti da quelle che sono le leggi, condivisibili, oppure no della religione cattolica.
Alcuni parlano d’aperta ingerenza da parte delle gerarchie vaticane all’interno degli affari italiani, minando di base il principio del concordato tra Stato e Chiesa Cattolica, dimenticando che esiste anche una categoria che non si identifica con lo Stato Vaticano, ma fa appello alla propria coscienza individuale ed individualistica rifiutando a priori qualsiasi forma di matrimonio tra coppie che non siano di sesso opposto l’una all’altra, ed è altresì volgare pensare di dividere il Paese in opposte frazioni: i laici e cattolici,mentre il vero contenzioso è tra persone, che anche senza indottrinamento religioso,riconoscono e vedono nei Di.co, un mezzo poco ortodosso per accontentare una frangia minoritaria della popolazione italiana, che per semplice calcolo economico vogliono la parificazione legale a diritti naturali, che per loro libera scelta, come nel caso dei conviventi, hanno scelto di rifiutare.
I Di.co aprono una strada ad altri gruppi estremistici, che stanno già cercando di forzare le leggi dello Stato italiano, chiedendo il diritto alla poligamia, cosa che non avverrà a breve, ma avverrà.
I Di.co, sono l’ennesimo pastrocchio all’italiana, una minestra riscaldata e insipida che sta trovando validi ostacoli da parte dell’opposizione, che seppur facendo pura demagogia politica, uniformandosi ai dettami e agli anatemi d’Oltretevere, ha il pregio d’essere, nonostante la strumentalizzazione, a favore della famiglia tradizionale, a difesa di quei valori fondanti e, indipendentemente da ogni legge umana che si voglia adottare, non appartengono alla legge naturale ma appartiene di diritto a quanti, scientificamente e razionalmente sanno, senza falsità e ipocrisie che la specie si rinnova e si evolve solo attraverso l’unione dei due sessi diversi.
Sarebbe interessante che la Chiesa facesse un altro passo, anche se preferirà sparare nel mucchio dei cattolici, scomunicando pubblicamente gli estensori del decreto legge, che se sono laici se ne fregheranno, mentre se si dicono Cristiani dovranno scegliere tra Fedeltà alla propria coscienza religiosa, o fedeltà ai valori incarnati dallo Stato, e non per questo mettendosi in conflitto con esso, ma ribadendo il diritto supremo di coscienza, al pari di quanti, pacifisti, medici che rifiutano di praticare gli aborti, altro.
Non sempre “diritto” significa dare diritti a tutti, anzi il vero “diritto” è quello che incarna la storia, la tradizione, i fondamenti di base di una civiltà, e se si vuole che questa civiltà prosegua, anche nel nome di una laicità equidistante, deve saper dire di no, senza piegarsi a compromessi faziosi di quanti, vogliono un cappello protettivo delle loro faccende private e personali che riguardano certe “presunte” forme affettive.

Marco Bazzato
13.02.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/