mercoledì 23 maggio 2012

Tassa sugli animali da compagnia? Il governo Monti fa marcia indietro

Ci sono proposte e/o disegni di legge che avendo una logica ferrea, dettata dal buon senso e dalla ragione, non trovano per colpa di alcune associazioni facinorose, nemiche dell’ordine e della legalità, santi in Paradiso.

È lo sfortunato caso della tassa comunale sugli animali domestici, in primis cani e gatti, bestie obese che vivono come pascià, che abbondano e appestano con i loro escrementi – se non vengono raccolti dai padroni – marciapiedi e parchi pubblici. L’introduzione della tassa era facoltativa e il ricavato sarebbe servito per costruire nuovi spazi per dar rifugio agli animali  abbandonati da quelle bestie dei loro padroni.

Apriti cielo, manco si fosse entrati nella Basilica di San Pietro durante la veglia di Natale a commettere atti  contro natura, si sono aperte gli idranti degli strali delle associazioni animaliste, pronte ad aprire una nuova breccia di Porta Pia.

La tassa comunale facoltativa sarebbe un’ottima iniziativa, ed è un peccato che si sia arrestata innanzi agli attacchi proferiti dai gruppi di pressione e dalla lobby animalista, d’altronde quando un paese in piena crisi economica, invece di diminuire la spesa per cibi e accessori per animali va in controtendenza, è segno che si potrebbe tranquillamente sostenere la spesa per una tassa in più, nel nome dell’amore verso i loro protetti.

 Il legislatore se non fosse stato azzoppato al primo accenno avrebbe potuto prevedere esenzioni per i pensionati a basso reddito che detengono bastardi in casa, esenzioni per gli animali che svolgono mansioni di assistenza, ai diversamente abili, e una progressività legata al reddito individuale e famigliare, con la creazione di uno “stato famiglia” apposito entro la dichiarazione dei redditi ove convogliare – se di reddito medio alto – le spese indetraibili sostenute per il loro mantenimento, in modo che tramite gli studi di settore si possa calcolare l’effettiva capacità di spesa, scovando soggetti che spendono oltre le loro reali possibilità per il mantenimento dell’animale.

 È chiaro che in ragione di tutto questo si rende necessario che a ogni capo di bestiame venga inserito un chip sottocutaneo onde poter controllare l’animale in ogni spostamento in caso di abbandono e non..

Ci sono troppi interessi non molto trasparenti che girano attorno al “regno animale” dove gli animalisti radicali ne sono le prime vittime perché non hanno la visione dell’insieme, e per certi aspetti sono come dei primati che vivono sugli alberi, chiusi e ottusi entro il loro spazio ristretto, entro un amore patologico e ossessivo e malato per i loro simili a quattro zampe, e non si rendono conto d’essere le prime vittime della loro “perversione” che sovente gli fa perdere il  lume della ragione, della razionalità, accecando l’intelletto che non si vuole evolvere dallo stato di primate,come se fossero il capobranco dell’intera savana italiana, dove mirano a imporre i loro limitati schemi di pensiero all’opinione pubblica, tramite aggressive campagne mediatiche, perché schiavi apparentemente inconsapevoli di un insano amore che annebbia il raziocinio.

Ma nessuno ha mai detto chiaramente agli animalisti che i primi che commettono delle crudeltà sono loro, tramite la sterilizzazione, commessa con la complicità sancita dalla legge dai veterinari ai loro protetti. Però gli umani non hanno il coraggio di farsela fare – maschio o femmina animalista che sia – ed è facile giocare con le palle e le ovaie altrui, senza perderci nulla, per amore della propria bestia.

La cosa migliore da fare per legge, accentuando così l’empatia umana nei confronti della bestia che gli umani che vogliono detenere un animale in casa, al pari del loro amato,  che venissero obbligati se non alla castrazione fisica, almeno a quella chimica, rendendoli così inabili alla procreazione, visto che il pianeta è sovrappopolato.

Marco Bazzato
23.05.2012

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