lunedì 13 febbraio 2012

Whitney Houston morta a 48 anni in un hotel


È stata trovata in nella vasca di u n hotel con attorno una mandria tonante di droghe e alcol, come ormai era diventato suo costume abituale dalla fine degli anni ’90 fino al ritrovamento del cadavere, dove sembrerebbe da quanto è dato sapere dal primo esame autoptico che sia morta per annegamento, ma per il tossicologico bisognerà ancora attenere.

 

Ora, come è accaduto per Michael Jackson (1), la massa si traccerà le vesta, mentre un esigua minoranza gioirà di felicità, in primis gli eredi, la casa discografica detentrice dei diritti, che come è accaduto per il lo sbiancato Michael Jackson, inonderà il mercato di raccolte commemorative.

 

La Houston è stata una grande cantate ma poi già verso la finedegli anni ’90, raggiunto l’apice, ha iniziato a sperimentare nuove forme espressive, come alcol, pere, psicofarmaci e via discorrendo. D’altronde basta guardarsi quanto scrive Wilkipedia nella pagina dedicata alla cantante (2).per comprendere su come si sia “divertita” a dissiparsi e a dissipare il suo enorme talento, tra le legnate ricevute da un marito drogato e fallito, almeno rispetto al successo della moglie, che si sentiva ombreggiato, dove la Houston passava più tempo attaccata al collo della bottiglia, a far raccolta di aghi per siringhe, piuttosto che incollata all’asta del microfono o in sala d’incisione.

 

Ora a cadavere ancora caldo, i media di tutto il mondo si sperticano in lodi circa la povera milionaria sfigata, con, almeno quelli italiani che manco riescono a mettersi d’accordo sui milioni di dischi. Si parte dai 160, fino a giungere ai 190, come in una gara a chi la spara più grossa, per aumentare la grancassa, in attesa del solito inedito o della raccolta acchiappa gonzi, che con tutta probabilità verrà stampata e distribuita in tutto il mondo alla velocità della luce, visto che il ferro – pardon il cadavere – va ingrassato, come la sella di cuoio di un cow boy, per cavalcarlo meglio, evitando se possibile, l’insorgenza delle emorroidi.

 

In questi giorni anche i media italiani hanno fatto il possibile, come lo fu per Amy Winehouse, un'altra tossica che si è “terminata”, trasformatasi appena dopo la morte a nuova icona, non si è mai capito per cosa, ma già bella e dimenticata. D’altronde, come la sua compare maggiore di pere la Houston, sulle copertine dei rotocalchi, negli ultimi anni ci andavano solo quando erano strafatte.

 

I veronesi, infatti,non hanno dimenticato la sua “straordinaria” performance, tant’è che durante lo stesso ci fu una fuga degli spettatori per recarsi al vicino mercato generale ortofrutticolo, per acquistarli in scala industriale, da scagliarli verso la tossica che, come un albero motore squilibrato, faceva battere i pistoni sul cielo del cilindro, inondandola di verdura, buona, una volta rientrata in camerino, di un minestrone atto a sfamare più di un centinaio di senza tetto.

 

È inutile menarcela. Sono stati quattro gli album che hanno letteralmente “spaccato” le classifiche, oltretutto dai titoli estremamente creativi: il suo cognome ripetuto come il mantra di un tossico in preda alla scimmia. Quattro album che le hanno offerto la possibilità di farsi, grazie al denaro guadagnato, una scorta quasi infinita di alcol e droghe varie.

 

È stata una brava cantante? Sì.

 

È stata una grande tossica e ubriacona? Urca, se non lo è stata!

 

Memorabile la sua foto tra l’immondizia, lattine di birra o con i capelli scompigliati, peggio di una medusa, gli occhi ciposi e le borse strafatte e rigonfie, con “lo sguardo perso per i cazzi suoi” – citato di Vasco Rossi, da “Vita Spericolata”

 

Non si vuole condannare la neomorta, ma mettere in luce l’ipocrisia dove questa persona, coperta di denaro come Creso, non ha voluto e non è stata aiuta per uscire dal tunnel, ove probabilmente è entrata dopo il matrimonio, osteggiato anche dalla famiglia con Bobby Brown, che la utilizzava come sacco da allentamento pugilistico. E che in una delle ultime interviste la Houston aveva dichiarato che non si considerava una tossica e alcolizzata, ma che poteva smettere quando voleva. Infatti l’11 febbraio 2012 ha trovato il modo per una cura disintossicante radicale e definitiva: “terminandosi!”

 

Il punto è che come per tanti appartenenti al mondo dello showbizz, che probabilmente sono sì stati adorati dal pubblico, ma sfruttati nelprivato come vacche da latte verde – dollari – dove a molti faceva comodo lo stato semicatatonico e autodistruttivo, non avendo così più il controllo sul loro patrimonio. E alla fine è morta sia una grande ex cantante come una grande tossica alcolizzata, il tutto in un unico fragile corpo e psiche.

 

Pace – forse – alla sua anima (sempre che anche questa non sia tossica e alcolizzata).

 

Marco Bazzato

13.02.2012

http://marco-bazzato.blogspot.com/

 

 

 

(1)  http://marco-bazzato.blogspot.com/2009/06/michael-jackson-e-morto.html

(2)  http://it.wikipedia.org/wiki/Whitney_Houston

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