sabato 11 febbraio 2012

L’emergenza maltempo fa crescere l’economia?

Da quasi due settimane l’Italia è flagellata da temperature polari, provenienti dalla Siberia, con interi paesi coperti sotto una coltre di neve, case isolate, anziani quasi abbandonati al loro destino.

Sabato e domenica scorsi, Roma, facendo una figura infame in mezzo mondo, è rimasta sommersa da pochi centimetri di neve, con il sindaco Gianni Alemanno che saltava con un grillo da una rete televisiva a un'altra, scaricando le responsabilità della tipica indolenza romana, andando ad accusare il Nord Italia , insomma un bel quadro per una capitale che ha la presunzione di dirsi europea e che vorrebbe ospitare le Olimpiadi del 2020, con tanto di appello, fatto nei giorni precedenti, con 60 sportivi,che ne hanno sollecitato la presentazione della domanda, forse dimenticano gli ultimi scandali dei mondiali di nuoto che si sono svolti nella capitale. Ma per dirla alla Di Pietro: che ci azzeccano questi 60 con il 2020, in quanto tra otto anni gli italiani manco si ricorderanno chi erano?

Ma il maltempo fa bene all’economia.  Tra i primi ad approfittarne sono state le compagnie petrolifere, che non hanno avuto di meglio da fare che aumentare il prezzo alla pompa dei carburanti. Ed è strana anche la preoccupazione, in un periodo di magra, che le compagnie erogatrici di metano si lamentino per l’incremento dei consumi – ma non è quello che vuole il governo? Ossia l’aumento dei medesimi, mentre di contropartita strangola i salari e riempie gli italiani di nuove tasse? Poi come gli italiani debbano campare questo è un mistero doloroso.

Arriveranno prima o poi anche in Italia, in molti lo auspicano, le rivolte come in Grecia. Checche ne dica Monti e Obama, il Paese continua a essere alla canna del gas.

I media dicono che si sta assistendo a un aumento – ingiustificato, quando fa comodo – di alcuni generi di prima necessità. Stano, lo fanno le compagnie petrolifere, con il conseguente ingrasso dello Stato e manco si sogna di intervenire, ma se lo fanno i privati, per via di quella banale legge che ogni economista – vero Monti – dovrebbe conoscere, della domanda e dell’offerta, ecco che partono i controlli e le ispezioni per tentare di calmierare i prezzi.

Con questa ondata siberiana di mal tempo in molti ci hanno guadagnato alla grande. Vedi i meccanici – gommisti, i benzinai, quelli che hanno ricevuto i rifornimenti, i negozi d’accessori, con la vendita di catene e gomme da neve, con i relativi costi di montaggio, le saline, che si sono sfregate le mani per le tonnellate di sale acquistato dalle pubbliche amministrazioni e dai privati cittadini, i venditori di pale, di giacche e scarponi da montagna, i venditori di generatori di corrente, che hanno fatto levitare in modo esponenziale i prezzi e via discorrendo.

D’altronde tutti i grandi economisti, i teorici del consumismo e del consumo, affermano che è nei periodi di crisi, non importa se economica, finanziaria, o dettata dalle ondate di freddo polare, che nascono le opportunità per chi non si fa trovare impreparato o che nell’impreparazione di altri, sa far fronte ai bisogni dei singoli o della collettività, offrendo beni e servizi a prezzi, non tanto maggiorati, ma che si evolvono secondo il ciclo della domanda e dell’offerta.

Negli ambienti finanziari questa viene chiamata – macro –  speculazione legale e singoli Stati o le Unioni di Stati, come l’Unione Europea, ognuno come tanti zingari che vanno a intrufolarsi in casa d’altri, pongono veti incrociati per non bloccare totalmente la speculazione finanziaria, la stessa – micro – speculazione che fanno commercianti od esercenti quando, nei casi di necessità, alzano i costi dei beni servizi, perché mancano le marci e/i i servizi, la  concorrenza, o la concorrenza ha fatto cartello. Comportamenti che sono analoghi delle grandi finanziari o banche d’affari, con la differenza che questi non  esiste la volontà politica e di conseguenza quella legale di dar delle regole, con anche delle sanzioni penali e amministrative per chi le commette mentre quando il piccolo commerciante, l’ambulante, quello che ha avuto la fortuna d’avere la merce e il servizio giusto nel momento di necessità, se non tiene i prezzi calmierati, solo quando fa comodo allo Stato, ecco che lo si addita come sfruttatore, speculatore marcio e infame.

Una cosa balza all’occhio: il silenzio del Primo Ministro, Mario Monti, che è partito per gli Stati Uniti, evidentemente più interessato alle sorti finanziarie degli speculatori stranieri e dei loro interessi, che non a quelle dei cittadini, dove la macchina dei soccorsi e della Protezione Civile ha mostrato dei buchi colossali. I governi che sono espressione di un mandato popolare, per quanto retorici possano essere, almeno hanno l’ipocrisia di mostrarsi preoccupati. Le buone parole, anche se innanzi a soccorsi quasi inesistenti in alcuni punti della Penisola danno l’impressione che almeno qualcuno faccia o finga almeno di preoccuparsi, mentre con i tecnocrati: silenzio assoluto e assordante, anche dai due emicicli del parlamento, come se le aule parlamentari fossero divenute un ricettacolo sordido e grigio, preoccupati solo a come spartirsi le poltrone in parlamento, con la nuova legge elettorale, in modo da causarsi meno danni possibile, fottendo l’avversario politico…

Marco Bazzato
11.02.2012

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