martedì 11 ottobre 2011

Ue, Frattini attacca l’asse franco-tedesca

Franco Frattini, che con il premier Silvio Berlusconi hanno costretto l’Italia a diventare la migliore amica della Libia del colonnello Gheddafi, salvo pugnalarlo alle spalle, ora se la prende con l’Unione Europea, o meglio con la Germania e la Francia, ree a dire del “nostro” Ministro degli Affari Esteri di stringere accordi bilaterali per la salvezza della banche transalpine e teutoniche, le principali esposte nella crisi greca, ricevendo il beneplacito degli Stati Uniti per bocca di un presidente decotto, primo Premio Nobel per la Pace – sulla parola, specchio di un quadriennio pallido, Barack Hussein Obama II, che oltre a mandar la moglie a far la spesa al supermercato, o a far assassinare a sangue freddo, senza un regolare processo, Osāma bin Muhammad bin Awa “bin Lāden”, non ha saputo far altro, perché sin dall’insediamento non ha fatto altro che seguire la linea del suo predecessore, George W Bush, non riuscendo a portare a termine nessuna delle fantomatiche promesse della campagna elettorale.

Frattini, invece d’andare in giro ad attizzar polemiche, dovrebbe rendersi conto dell’imminente fallimento del “Sistema Italia”, per colpa non solo di una crisi finanziaria internazionale dettata dalla finanza speculativa, esplosa come una bolla di sapone, ma anche della malattia endemica del “Sistema Italia”, giunto alla frutta, e che l’Italia, al pari della Grecia, tra poco sarà costretta a presentarsi davanti all’Unione Europea, alla Banca Centrale Europea, con il cappello in mano e tasche delle braghe bucate.

Francia e Germania debbono pararsi le “chiappe” per salvare il loro sistema bancario, e l’Italia decotta e degradata è vista dalle Istituzioni finanziarie europee come un Paese privo di credibilità politica e solvibilità finanziaria, anche per via dei “problemucci” personali del Presidente del Consiglio, che preferisce andare in Russia a celebrare il compleanno dell’ex spia del KGB, Vladimir Vladimirovič Putin, lasciando che la “barchetta di carta” Italia vada a ramengo, perché la cosa più importante è la legge contro le intercettazioni telefoniche e la loro diffusione negli organi di stampa, e l’ennesimo condono salva ricchi.

L’Italia probabilmente non sarà sbattuta fuori dall’Unione Europea – anche se meriterebbe diventare extracomunitaria – ma è chiaro che il suo ruolo è paragonato all’importanza politica che l’’Italia riserva al Mozambico o alla Somalia, ossia 0 – zero.

Urgerebbe un cambiamento della classe politica, tutta, non importa di che schieramento, e non la rifondazione della vecchia Democrazia Cristiana, con tutti i danni che ha creato per quasi cinquant’anni – annullando unilateralmente il Concordato tra Italia e Stato città del Vaticano, riscrivendone uno vantaggiosamente equo per l’Italia – ma di una classe dirigente che abbia il coraggio di guardare a se stessa come servitori dello Stato, lavorando alla Camera e Senato, provando a raddrizzare una randa fuori controllo, perché nessuno ha il coraggio di gettare a mare le scorie tossiche presenti nel Paese.

C’è poco da stare allegri, la situazione sia macroeconomica che di credibilità politica è appannata all’inverosimile,e purtroppo all’orizzonte non emergono figure carismatiche che abbiamo la forza e la levatura morale di dar lustro ad una nazione che è l’ombra di se stessa e continua a pavoneggiarsi in casa, guardando ai fasti del passato, priva della capacità inventiva e politica di tanti grandi del Risorgimento.

Il Paese ha bisogno di un nuovo Risorgimento, di una spinta non di orgoglio nazionale, perché questo ha portato il Paese dentro un abisso senza fondo, ma di umiltà, quell’umiltà fatta da persone che lavorano dalla mattina alla sera, in silenzio, senza proclami roboanti, ma che, nonostante lo Stato remi contro, cerca di sopravvivere.

La soluzione migliore, forse, sarebbe veramente il fallimento dell’Italia – ricordiamoci che l’Argentina che aveva dichiarato default ha saputo risorgere – perché è solo dalle ceneri di un sistema imploso che forse si potrà risorgere e rinascere migliori di prima, consci d’essere l’ultimo tra gli ultimi all’interno dei Paesi membri dell’Unione Europea.

È finito il tempo del guardare gli altri dall’alto verso il basso, perché oggi l’Italia si trova a essere fanalino di coda, costretta a inseguire con il sacchetto dell’elemosina i veri Grandi, e che piaccia o no, sono Francia e Germania, essendo diventati lo Zimbabwe dell’Unione.

Ma la politica non vuole comprenderlo, trincerata dentro un bunker comune del “Si salvi chi può “– solo loro però…

Marco Bazzato
11.10.2011


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