domenica 14 giugno 2009

Benvenuto colonnello Gheddafi



Non c’è che dire, i dittatori, o i presunti tali hanno il loro fascino, e il colonnello libico Gheddafi ne è uno dei massimi esempi.

All’Italia non piace Gheddafi, come del resto al colonnello libico, il nostro paese continua – a ragione – a restare nel gozzo. Ma si sa, gli stati non hanno amici, ma solo interessi. E Gheddafi per farsi i propri è sempre stato un campione, fin da quando appena vinta la rivoluzione ha rimandato a casa un bel po’ di italiani, confiscando proprietà, possedimenti e terre. Se tutti gli altri stati africani e non solo seguissero il suo esempio per la “liberale” Europa, a senso unico, potrebbe essere l’inizio della fine, in quanto la maggioranza degli interessi occidentali sarebbero azzerati, dando inizio ad un esodo biblico ci cittadini espulsi senza complimenti e rimandati ai rispettivi paesi d’origine.

Il colonnello sbarcato a Roma in questi giorni, non deluso le aspettative, anzi. Ha parlato al Senato senza peli sulla lingua, facendo intendere che i danni che ogni stato compie nei confronti di paesi terzi sono atti barbarici che gridano vendetta contro l’umanità. Ma noi, che viviamo nel mondo civilizzato rompe che qualcuno giunga a casa nostra sbattendoci in faccia le nostre responsabilità storiche, senza che da buoni italici antifascisti potessimo dire nulla, chiudendoci la bocca.

Il primo gran colpo di teatro è stato già dall’apertura dello sportello dell’aereo, quando il colonnello si è affacciato, sembrava un Michael Jakson invecchiato ed obeso, dimostrandosi sin da subito un fiero antifascista, con l’immagine di Omar Mutakar, ucciso dagli italiani, durante l’occupazione fascista della guerra coloniale, creando scompiglio tra gli esponenti della maggioranza, in buona parte ex e/o post fascisti, che probabilmente avranno sentito dei rimescolamenti intestinali, e con il centro sinistra ha dovuto ingoiare l’esultanza perché non poteva applaudire come avrebbe voluto il leader libico, in quanto sarebbe passata – agli occhi dell’opinione pubblica – come anti-italiana. Parafrasando don Vito Corleone: “L’Antifascismo Cosa Nostra fosse”.

D’altronde in Italia chi ha compiuto l’attentato di via Rassella, che ha avuto come conseguenza la strage delle Fosse Ardeatine, sono partigiani benemeriti, come il Libia è per Omar Mutakar.

Ma il nostro ritrovato amico non si è limitato a questa giusta protesta simbolica, ma ha paragonato l’attacco subito dalla Libia da parte degli americani nel 1986 ad un atto terroristico simile a quello di Al Quaeda, costringendo il ministro Frattini ad un immediata presa di distanza. Va ricordato che quell’atto terroristico di guerra, perché la guerra è un atto terroristico nei confronti dei civili, fu una ritorsione per il presunto coinvolgimento libico nella strage di Lockerbie.

La cosa che forse ha spaventato di più l’Italia è stato l’incontro di Gheddafi con Confindustria, dove questi ha promesso si zone franche per l’Italia e un canale privilegiato per gli investimenti per petrolio e gas metano, fin qui tutto bene, ma – orrore – senza corruzione.

Se in questo caso in Libia applicassero la Sharia, forse potremmo vedere al ritorno in patria un bel po’ di mani mozzate!

Ma la perla finale di Gheddafi è stata la sua assenza che ha costretto il Presidente della Camera, l’ex fascista Gianfranco Fini, ad annullare l’incontro, per il ritardo di due ore del presidente libico. Forse certe ferite storico-politiche non sono completamente sanate, almeno da parte del colonnello.

Ma il massimo della strategia internazionale di Gheddafi è stata la libertà d’azione data ai trafficanti di uomini, che praticamente hanno costretto l’Italia ad ingoiare la patata bollente dei danni di guerra, arrecati dal fascismo, pena un invasione senza fine di disperati che scappano dalle zone di guerra, spesso causate dall’occidente stesso.

Insomma, un successo politico e mediatico su tutta la linea, che dopo la sua partenza ha lasciato un bel po’ di amaro per i bocconi amari che siamo stati costretti a deglutire. In fin dei conti ci sta bene. Le somme, in ogni caso, si traggono alla fine, e per ora, almeno per l’Italia, questa visita è stata una disfatta di Caporetto, che ha causato, come conseguenza un piccolo, ma necessario, bagno d’umiltà.

Libia batte Italia 10 a 0, e non stiamo parlando di sport, ma di politica ed economia!

Marco Bazzato
13.06.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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