venerdì 10 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo: provvedimenti eccezionali


Oggi, venerdì santo, si da sepoltura alle vittime del terremoto dell’Aquila, con i solenni funerali di Stato, come se la presenza dei politici potesse far tornare indietro il tempo e/o restituire i morti alla vita. Questo bagno d’ipocrisia, infatti, alla luce di come sono crollati gli edifici ha una valenza ancor più pelosa e sfacciata in quanto paradossalmente la maggior parte degli edifici pubblici: ospedali, scuole, caserme, preture, prefetture sono state lesionate fortemente, segno che al tempo dell’edificazione dei medesimi lo Stato era totalmente impegnato a fare alto. Figurasi se non controlla i propri edifici, cosa resta delle abitazioni e delle imprese private. Ma ora, a morti avvenute a crolli distruggi città, lo Stato furbescamente si presenta, come un novello salvatore, assieme alla Chiesa che orchestra la cerimonia, usando come pietismo popolare il venerdì “santo” dando una valenza salvifica, non solo per i morti, ma anche per le istituzioni “civili” e religiose, nel segno della concordia politico-religiosa, in nome delle vittime. Come se i sopravissuti, che reclamano giustizia terrena vera, oggi importasse molto dell’eventuale futura giustizia divina post mortem, se effettivamente esiste sia una vita e una giustizia post mortem!

Quello che oggi, giorno di lutto nazionale, continua a far pensare è la pericolosa concordia politica tra maggioranza ed opposizione, che alla lunga non fa presagire nulla di buono in quanto col “volemoci tutti bene” il controllo dell’opposizione ne risulta totalmente assente e quindi probabilmente passabile di ogni tipo di nequizia.

D’altronde ora è il momento d’agire, è il momento in cui lo Stato deve trovare fondi sufficienti per la ricostruzione delle abitazioni, dei luoghi d’interesse storico,degli edifici pubblici e del sistema produttivo. Solo che il problema, vista la crisi momentaneamente rimossa dai palinsesti televisivi e dai quotidiani online, fa si che le casse di quello che resta dello Stato italiano siano, non solo vuote, ma bucate all’inverosimile, e indipendentemente dalle parole rassicuranti del premier, il governo effettivamente non sa dove reperire i fondi.

Chiedere un una tantum, in Italia significa “una sempre” e con questi chiari di luna, potrebbe risultare controproducente a livello d’immagine per l’esecutivo e per il “sistema Italia” nel suo insieme, soprattutto quando le basi stesse dell’economia sono frantumate dalla crisi economica in essere e che ha messo in dubbio le già poche certezze che gli italiani avevano e che i cittadini in questi giorno, come drogati d’informazione, sembrano presi dalla dipendenza delle donazioni via sms, bonifici bancari e altro, per alleviare si la sofferenza della popolazioni colpite dal sisma, ma facendo anche un enorme favore al governo italiano, che altrimenti non saprebbe da che parte iniziare a ricostruire.

Una delle soluzioni sarebbe a portata di mano e che non andrebbe ad incidere nelle tasche dei cittadini:

L’8 per mille della Chiesa Cattolica.

Sarebbe “cosa buona e giusta” se il governo italiano, per i prossimi quattro anni, dirottasse i fondi che i cittadini elargiscono alla Chiesa Cattolica, tramite l’
8 per mille, che a parole, stando alla pubblicità martellante della CEI, dovrebbe essere destinato alle opere di bene nel mondo, ma in sostanza, è utilizzato all’80% al sostentamento del clero: preti, suore, frati, vescovi etc, solo una minima parte, il 20% alle opere di carità, a meno che questa carità non sia ancora rivolta a loro stessi.

D’altronde i presupposti finanziari per “confiscare” l’8 per mille alla Chiesa Cattolica, fregandosene dei trattati “internazionali” nei confronti di uno Stato Sovrano ci sarebbero tutti, in quanto non va dimenticato che pochi giorni prima del terremoto che ha quasi raso al suolo l’Aquila, il G20 aveva parlato di lotta ai
paradisi fiscali, senza però guarda caso menzionare il più grande paradiso fiscale del mondo: Lo Stato Città del Vaticano e la sua banca privata: lo Ior. Quindi fino a quando il Vaticano, al pari degli altri Paesi non rientrerà nella legalità e nella trasparenza economica e finanziaria, l’Italia, se rispettasse veramente gli italiani ed il diritto internazionale, dovrebbe rompere ogni relazione diplomatica ed economica col Vaticano, in quanto proprio questi economicamente si autoesclude dal consesso di legalità economica internazionale, e quindi, non volendosi adeguare alle regole comuni, dovrebbe fare da solo, senza l’ausilio di alcun aiuto economico, pardon Patto con l’Italia.

È anche vero, se la propaganda vaticana non è mendace, che gli italiani essendo un Paese a maggioranza cattolica (o semplicemente battezzati contro la loro volontà, in quanto infanti) non dovrebbe aver nessun problema a sopperire con offerte, che lo Stato italiano dovrebbe tassare in modo progressivo su base annua, a sostenere il loro beneamato clero, facendo quindi a meno dei trattati bilaterali tra i due Paesi, in quanto i fedeli stessi basterebbero da soli a sostenere le esigenze economiche della loro chiesa.

Creando la vera laicità italiana, con la distinzione nette tra Stato italiano e chiesa. Ops, Stato Città del Vaticano.

Marco Bazzato
10.04.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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