lunedì 13 aprile 2009

I pirati somali


Tanto clamore per nulla. Non ci si spiega, infatti, perché i media continuino a dare questo risalto, ad una normale attività lavorativa, come quella dei pirati somali, che nei loro mari, mettono a frutto, come i bianchi, la depredazione ed il furto, in questi casi con gli abbordaggi delle navi di passaggio e la richiesta dei relativi riscatti.

Eppure, tutti nell’infanzia, abbiamo avuto come idoli letterari svariati esempi, primo fra tutti Sandokan, La tigre della Malesia, il Corsaro nero ed altri romanzi del veronese Emilio Salgari, oppure dell’Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson, o in tempi pi­ù recenti, con il film, interpretato dal Johnny Depp, I Pirati dei Carabi, dove è in lavorazione il quarto episodio Tutti eroi, secondo l’ampio riscontro di pubblico, positivi, perché combattono contro l’invasore straniero, il tiranno, il despota di turno, vincendolo.

Eppure i bucanieri somali sono visti oggi dalla comunità internazionale come dei terroristi, che mettono a repentaglio la sicurezza degli equipaggi – che non interessano a nessuno – delle navi e delle merci trasportate, e per questo che anche la marina americana, come già a fine ottocento fece l’armata di Sua Maestà, sta pattugliando i mari, dicono per la sicurezza di tutti – i loro traffici – cercando d’arrestare questi “negri” che si permettono di derubare i bianchi.
Può sembrare strano ma tutti gli eroi letterari, sia passati sia recenti, avevano una cosa in comune: erano bianchi o al massimo con la carnagione olivastra, ma mai negri, neri come la pece. E questo fa incazzare i bianchi, pronti ad annientarli con ogni mezzo.

Come si permettono questi “africani negri inferiori” derubare i ricchi bianchi che da secoli schiavizzano il loro continente?

Come si permettono questi negri, come fecero i pirati al tempo della Compagnia delle Indie, ad attaccare gli oppressori, uccidendoli, ammazzandoli come cani rognosi, avendo dalla loro la popolazione civile, che a ragione, li sostiene, dando loro protezione, cibo e sicurezza?

Sono passati poco più di tre secoli da quando Edward Teach, meglio noto come Barbanera (c. 1680 - 22 novembre 1718), celebre pirata britannico, che ebbe il controllo del Mar dei Caraibi per un breve periodo fra il 1716 e il 1718, durante la cosiddetta età d'oro della pirateria, creando in seguito un enorme fonte di ispirazione letteraria prima, e cinematografica poi, segno evidente, che nonostante quanto l’attualità oggi afferma, per interesse economico e politico, questi ero positivi nell’immaginario collettivo assumono una valenza liberatoria e salvifica, contro la tirannia, molto forte. A patto che non siano “negri”.

Basta leggersi
Wilkypedia e di come la maggioranza di questi “terroristi”, siano stati proprio tre secoli fa, inglesi, segno di come i sudditi di Sua Maestà Britannica, al tempo ne avessero le scatole piene dei loro sovrani, che dettavano legge in tre continenti, realtà oggi cambiata nella forma, ma non nella sostanza, con la differenza che nel 2010 questo giusto ritorno in auge di antiche tradizioni marinare, sono un segno di quanto l’oppressione dei discendenti dei conquistadores spagnoli, dei Padri Pellegrini e quant’altro di nefando il genere umano abbia prodotto, continua ad avvelenare e far imbestialire i popoli oppressi, che in un modo o in un altro, come fu per il Risorgimento italiano, non vogliono potentati stranieri in casa loro.

Non si può, come abitualmente si usa fare, condannare i popoli oppressi se si ribellano, se imbracciano le armi e ammazzano, anche innocenti, persone che fanno onestamente il loro lavoro e che hanno come unica colpa di trovarsi nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, sarebbe un delitto anche nei confronti della loro memoria, perché essi stessi sono vittime, non tanto di chi li uccide, ma di chi , nel pieno XXI secolo, tratta Paesi e civiltà, come inferiori, perché non hanno la stessa forza d’attacco dei Paesi cosiddetti culturalmente e civilmente evoluti.

Il pirata, sia del XVII secolo come quello del XXI secolo è un eroe romantico che combatte per la propria libertà, che ruba depreda e uccide, con una ferocia inferiore rispetto all’oppressore, che per sopprimerlo non esita a mettere in atto qualsiasi stratagemma e tipo d’arma evoluta per distruggere la resistenza, sebbene, non va dimenticato, visto che la storia insegna, che prima o poi gli oppressori, vedi il caso dell’Afganistan, dove la coalizione americana, dove da bravi servi della gleba sono presenti anche gli italiani, sta cercando un’onorevole via d’uscita, affinché non si ripeta la – giusta e sacrosanta – vergogna della sconfitta del 1975 in Vietnam,, dove una banda di contadini male armati, come oggi fanno i talebani, hanno tenuto impanantanato l’esercito più potente e meglio armato del mondo, per anni.

I pirati, piaccia o no, anche se sono “negri” hanno dalla loro la popolazione, i civili: uomini, donne, vecchi e bambini, che seppur stessero morendo di fame, al pari dei partigiani italiani, della seconda guerra mondiale, non esiterebbero, a ragione, mettere a repentaglio la loro vita per sostenere i connazionali, contro l’oppressore – economico – straniero. E per questo hanno bisogno del nostro sostengo morale, come i nostri partigiani che assaltavano i convogli nazisti, per liberare la nostra patria, l’Italia, dall’oppressore e dal tiranno.

Evidentemente abbiamo dimenticato la nostra stessa storia, visto che oggi, gli italiani stessi, complici i media sserviti, sono dalla parte dei despoti di turno.

Viva i nuovi Sandokan somali.

Marco Bazzato
13.04.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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