lunedì 13 ottobre 2008

Marina Petrella: il dovere di morire in carcere


La giustizia umana è bastarda. Ne sanno qualcosa le vedove del processo Moro, che si sono viste uccidere, per la seconda volta i mariti, ora dallo Stato francese, con la complicità di un’italiana, Carla Bruni, recatasi al capezzale di una brigatista condannata – in Italia – all’ergastolo per confortarla sul fatto che non sarà estradata.

Questa in sintesi è la storia di
Marina Petrella, che prima di cadere in depressione perché arrestata in Francia, se ne stava tranquillamente rintanata, cercando di lasciarsi il passato alle spalle, cercando di dimenticare – sperando d’essere dimenticata – d’aver fatto parte del gruppo militarista romano delle Brigate Rosse.

E ora, solo perché quest’ergastolana latitante depressa, si fa alimentare con un sondino, in Francia, il governo “amico” le permette di rimanere impunita, con la Premier Dame che le tiene la mano, usando il pretesto umanitario.

Perché in Italia, la “moribonda” non poteva essere” curata”?

Anche i salami capiscono che questa è una decisione politica e l’umanità non c’entra nulla. Il governo francese si è preso l’onere di salvare l’onore dell’ergastolana latitante, cercando una falsa giustizia politica favorevole ai carnefici ed umiliante per i morti, che non possono combattere, schiacciando ancor di più i famigliari delle vittime.

Naturalmente la sinistra esulta per l’atto “umanitario” francese. Esulta per la grandezza d’Oltralpe che si prende amorevolmente cura di una ex povera ragazza,oggi depressa, perché se fosse ribattuta – come merita – in Italia, se la giustizia fosse vera giustizia, uscirebbe dal carcere coi piedi in avanti, non importa tra quanti anni.

Tant’è che i sinistri sinistrorsi, parlano, nel caso la Petrella fosse stata rispedita in Italia, di vendetta a scoppio ritardato, di vendetta dello Stato a distanza di trent’anni dagli eventi per cui è stata condannata in forma definitiva in vari processi. Ma la sinistra, come sempre, vuole l’umiliazione totale delle vittime e l’elevazione al rango di Martiri dei colpevoli, che secondo loro sono perseguitati politici, stesse parole che usa Berlusconi, quando qualcuno dei loro accoliti dalle mani sporche rischia l’eterna gattabuia.

Perché oggi, per un’assassina, che tale rimarrà per sempre, in quanto il morto non può resuscitare, si dovrebbe provare una qualsiasi forma di pietas umana, nei confronti di una criminale spietata, che in passato non si è fatta scrupolo ad uccidere, a rapinare, a sequestrare per la causa della politica armata delle Brigate Rosse?

I politicastri “amici o fiancheggiatori dei brigatisti ” dovrebbero invece che provare solidarietà per degli sporchi colpevoli, dovrebbero dimostrare sentimenti umani – se mai ne fossero capaci – nei confronti delle vittime, e dei superstiti. Mentre questi stolti sono pronti a parlare di “umanità” nei confronti di un’ergastolana latitante, protetta da uno Stato “amico” e felici della decisione presa, perché permette alla loro protetta ideologica di restarsene tranquilla senza pagar pena.

La Petrella, per rispetto nei confronti delle vittime, infischiandosene del suo stato di salute, dovrebbe essere riportata in Italia, con qualunque mezzo, a costo di provocare un incidente diplomatico, sbattendola – con le adeguate cure mediche, se mai fosse veramente necessario – in un carcere di massima sicurezza, sino al termine dei suoi giorni, senza contatti con l’esterno e tanto meno con i famigliari, figli compresi, affinché capisca nella propria pelle l’orrore della morte che ha inferto agli altri, trovando nella dipartita da questa vita, l’espiazione totale del male compiuto, morendo dimenticata, come tutte le vittime del terrorismo, uccise ogni qual volta si parla di amnistia per brigatisti degli “
Anni di Piombo”.

Marco Bazzato
13.10.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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