Putin, leggermente seccato da queste intrusioni,per un po’ tace e poi, spinto dalla foga fascistoide anche dell’Unione Europea, che ha, in Sarkozy – kapetto di turno dell’U.E – che come il premier italiano è un presidente sui tacchi – forse a spillo – inizia a mostrare i muscoli, decidendo, come fu per il Kossovo, dove l’occidente, come tanti cani al guinzaglio americano, hanno plaudito alla nascita del nuovo Stato, il riconoscimento unilaterale di Ossezzia e Abkhazia, che in totale, in due, non superano i tre milioni di abitanti, quasi il doppio dell’ex provincia Serba, che ne conta, stime del 2006, poco meno di due milioni.
In molti, anche se a denti stretti, iniziano ad approvare il rinnovato senso imperiale del gigante russo, che oggi, a quasi vent’anni dalla caduta del muro di Berlino, dopo essersi, non solo leccato gran parte delle ferite storiche del passato, ma soprattutto esser divenuto una potenza, non solo militare, ma anche economica, di tornare a riconquistare, lentamente, pezzo per pezzo, almeno una parte di quello che fu l’ex impero sovietico.
E l’Europa dei burocrati, dei passacarte, di coloro che, leggi e direttive europee alla mano, dovrebbero vigilare sull’aumento indiscriminato dei prezzi, sull’inflazione programmata, buona solo per le statistiche degli euro-idioti, che dovrebbero essere inchiodati – come la rana crocifissa, esposta, nonostante l’intrusione non richiesta di un capo di Stato straniero – Vaticano – che sarebbe più saggio se andasse ad esprimere opinioni entro me mura del suo staterello – hanno anche il coraggio di parlare di sanzioni commerciali contro la Russia.
Ma Vladimir Putin se la ride. L’Europa, che dipende, Italia più delle altre, come una drogata, dal metano e dal petrolio, proprio dalla federazione russa, ha il coraggio d’aprire bocca? Bastano tre giri di manopola da parte della Gazpron, per lasciare più della metà del vecchio continente, nel prossimo inverno, con le chiappe congelate, costringendo gli eurocrati a blaterare, ancor più velocemente di come già fanno, per scaldarsi, senza contare le maledizioni e bestemmie inviate a Bruxelles dai 494 milioni di cittadini.
Checché ne vogliano dire i vari commissari del direttorio dell’UE, se la Russia, a ragione, decidesse di chiudere i rubinetti verso l’Europa, l’Unione avrebbe altro di che preoccuparsi, ed i circa tre milioni di abitanti dei nuovi stati riconosciuti dalla Russia, che non sarebbero altro che un fastidioso brufolo su un testicolo dell’Unione Europea, da estrarsi con le pinzette e poi gettare al cesso.
Senza contare, come con una buona dose di paraculismo, il presidente Georgiano, spinge, nemmeno avesse problemi di stitichezza, affinché il suo stateronzolo, dove la politica è finanziata in buona parte da fondazioni filantropiche europee e d’oltre oceano, leggisi forse C.I.A, vorrebbe entrare nella Nato, e nell’Unione Europa, per un fatto di eventuale mutua assistenza, in caso i intervento Russo inGeorgia, correndo il rischio di dar via ad escalation di difficile controllo, per poco meno di quattromilioni di persone, il gioco non vale la candela, in quanto non rappresenterebbero meno dello 0,7% dell’eventuale unione allargata, anche alla Georgia. Senza contare, che giustamente la Russia, non accetterebbe mai che il piccolo Paesello georgiano entrasse nella Nato, iniziando a danzare sui testicoli del gigante russo.
Ma quello che rimane un interrogativo, senza risposta, è il silenzio assordante, a parte le prime dichiarazioni iniziali, del grande amico – secondo questi, del presidente russo Putin, cioè di Silvio Berlusconi. Il cavaliere Mascarato, sempre in prima linea, quasi come Capitan Ventosa, Batman, l’ispettore Gadget, e il puffo vanitoso, nel mostrarsi con classico sorriso a 64 denti farlocchi, non sembra che sia riuscito a ridurre a più miti consigli il black horseman Russo, dove a ben guardare, sembra che i due ultimamente, utilizzino lo stesso sarto, ammiratore del colore preferito della Buonanima.
Il premier italiano ha preferito, in questa fase della crisi georgiana, defilarsi, occupandosi di Alitalia, scaricando, tramite la bad company, i debiti, dipendenti e quanto di peggio, per decenni il carrozzone ha dilapidato – senza che nessuno pagasse penalmente per lo sfacelo – sulle tasche degli italiani. Mettendo dentro nella nuova società imprenditori del calibro, per dirla alla Beppe Grillo, di Tronchetti Provera e molti altri, di cui nessuno sa effettivamente, visti i debiti mostruosi delle loro aziende, da dove traggano il denaro per questa nuova avventura imprenditoriale. Come sempre, la guardia di finanza, non ha né mezzi e né uomini, in quanto tutti impegnati a dar la caccia a chi non emette lo scontrino fiscale, per poter fare dei controlli accurati e approfonditi su ogni singola figura personale e di capitale delle persone, chiamate, si dice, a risollevare, dubitando che ci riescano, le sorti della compagnia di bandiera, oggi ufficialmente, defunta.
Parafrasando un nome di un partito appena sepolto: Forza Italia
Marco Bazzato
29.08.2008
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