venerdì 30 settembre 2011
Moralità e legalità
Ci si indigna sempre quando i politici commettono atti moralmente infami, ma guardati senza l’intervento della magistratura che indaga, all’apparenza possono apparire legali , scappando come lepri se inseguiti da qualche giornalista che, invece di fare il servo, fa il proprio mestiere, mettendoli – spalle al muro – innanzi alle loro responsabilità. Risultato: fuga, nulla da dichiarare, volti scuri e in taluni casi anche aggressività e insulti.
Ma si è sempre sicuri che un qualsiasi atto che una persona compie, anche se permeato dallo scudo apparente della legalità, questo possa passare il vaglio indenne dell’opinione pubblica?
Il comportamento umano è, piaccia o no, bene o male uguale per tutti, anche riferito a coloro che vivono nell’illusione d’essere nell’eterno giusto, che si illudono di non aver nulla a cui rendere cono agli altri, alla collettività, non importa che questi siano dei politici nazionali, locali o i comportamenti tenuti all’interno della famiglia nei confronti di tutti i componenti.
Infatti bisogna distinguere tra apparente legalità e comportamenti moralmente e collettivamente abietti. La cosa strana però è che sovente sono proprio coloro che si fanno paladini della moralità altrui, pontificando come preti, dal pulpito, con il microfono sotto il naso, che poi battono in ritirata, col cappuccio in testa e gli occhi bassi, rossi di vergogna e bile che travasa da tutti i pori.
Questi, indipendentemente dal rango sociale, dalla professione, dal grado di istruzione sono i cosiddetti cittadini migliori, quelli che si impegnano in politica, in attività di volontariato al servizio – mai disinteressato – degli altri, perché debbono avere un tornaconto, anche d’immagine. Sono coloro che per tutta una vita fanno la morale, che puntano l’indice contro i comportamenti, a loro insindacabile giudizio, considerati abomino.
Queste sono persone affette da pessimismo cronico, che mascherano da sorrisi mendaci e fasulli, hanno abitualmente le mani sudate, e non pulite, che vedono il mondo con pessimismo, perennemente in difesa, perché a loro dire “gli altri” sono una masnada di disonesti, di infami che cercano in tutti i modi di fotterli. Sono persone che hanno una visione oscura e distruttiva della vita stessa, in primis dei rapporti familiari, dei tra genitori e figli, e che fanno il possibile, per poi stare ad osservare come un gallo, gli altri che si scannano.
Persone che hanno l’ardire di dire che si sono sempre mossi nella massima correttezza, che vivono nell’illusione che altri non vedano e non comprendano le loro meschinità.
Sono soggetti affetti da un “Io” smodato ma castrato fin dalla più tenera infanzia, che soffrono di patologici complessi di inferiorità per motivi che nemmeno hanno l’ardire di andare a scoprire – farebbe troppo male – perché distruggerebbe le loro ipotetiche e fasulle certezze, costruite sulla sabbie mobili, dove corrono il rischio d’affondare ad ogni passo.
Un capellone hippy duemila anni fa, poi messo a morte come brigante narrato da un tal Matteo, 23- 24,28, disse:
Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
E questo “fellone” è stato condannato a morte, sebbene narri le tradizioni popolari che poi questi gli abbia fottuti tutti, andandosene via dopo tre giorni, dal sepolcro, lasciando sudario e bende...
Nessun per carità è santo o perfetto, sono tutti morti o frutto della fantasia popolare, ma almeno un minimo di coerenza. Se uno è bastardo in casa che lo sia anche in pubblico. Meglio a questo punto un politico di oltre settant’anni che chiava come un forsennato, ingurgitando viagra, che non una mandria di ipocriti, che come faine sorridono agli altri, fingendosi agnelli, ,mentre invece sono avvoltoi assetati di sangue.
La cosa più abietta che un tizio, chiunque esso sia, possa fare è quello del “moralista”, specie quando ha il coraggio di ammettere le proprie infamità, con la sfacciataggine di guardare nel piatto altrui, per paura d’essere derubati.
Un proverbio straniero recita: “Il ladro dice prendete il ladro…”
Marco Bazzato
30.09.2011
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