mercoledì 18 febbraio 2009

Sanremo 2009: Povia, Luca era Gay




Che dire del brano di Povia, che già prima d’essere cantato aveva dato inizio ad un valzer di polemiche – inutili – ed attacchi – violenti, contro il cantante, reo d’aver espresso , in parole e musica, un’esperienza vissuta da un amico?

Semplicemente stupendo.

Non esistono altri aggettivi per descrivere la delicatezza del testo, la poesia e la leggerezza con cui è stata affrontata una tematica, da alcuni faziosi, ritenuta intoccabile, manco fosse un dogma religiosamente laico.

Si è visto fin da prima della presentazione del cantante, che Paolo Bonolis era imbarazzato, confuso, ma comuque sicuro d’aver fatto la scelta giusta, nonostante poco meno di un’ora prima, Roberto Benigni, avesse rovinato la sua magnifica performance decantando un brano di Oscar Wilde, forse gettato, alla carlona, per fare da contraltare alla canzone, rea di lesa maestà omosex.

Ma il pubblico, gli spettatori, a differenza di quanto vorrebbero imporre anche un certo tipo di giornalismo partigiano, hanno le idee chiare sull’argomento, tanto è che gli applausi finali sono stato copiosi e d’approvazione, nonostante fosse inquadrato Franco Girillini, presidente onorario dell’Arcygay, che scuoteva il cranio sconsolato.

La maggioranza degli italiani aveva bisogno di un’artista che sollevasse il velo dell’omertà dilagante, dell’omologazione mediatica imposta, senza possibilità di contradditrorio, che trasforma ogni opinione difforme a quella del pensiero omosex mediaticamente dominate in offese, calunnie ed attacchi verbali, indegni per un Paese che ha la presunzione di definirsi democratico. E per fortuna che Bonolis ha dato – anche se non nè aveva assolutamente nessun diritto – la parola a Grillini, che dopo aver la espresso la sua opinione, al pari del cantante, ha letto un messaggino telefonico, che raccontava di un’esperienza privata, sbandierata in pubblico, senza porsi la domanda se al pubblico in sala e ai telespettatori a casa la cosa fosse di un qualche interesse.

Tra le altre cose, sono ridicole le dichiarazioni di Vladimiro Guadagno, che ha la pretesa assurda di parlare a nome di tutti gli italiani, mettendo in bocca ai cittadini pensieri o parole pro omosex che probabbilmente non hanno mai pensato nè tantomeno voluto che li venissero affibbiate. Guadagno, quando parla, farebbe bene parlare esclusivamente a titolo personale, in quanto è offensivo farsi mettere in bocca da un altro espressioni non proprie, senza contare che oggi Vladimiro Guadagno è un meteorino come tanti nel varigato mondo dello spettacolo.

D’altronde che Povia abbia ragione lo si evince dalle proteste faziose che si sono scatenate contro di lui, segno inequivocabile che col suo brano ha cantato una reatà scomoda, che non deve essere narrata, che non può essere diffusa, non tanto per la presunta omofobia, sbandierata peggio di quelli che gridano sempre, senza motivo, “Al lupo! Al Lupo!”, oppure “Affogo! Affogo!, ma perchè si ha paura di un brano che farebbe rialzare la testa e le convinzioni della maggioranza silenziosa dei cittadini, continuamente sono costretti a sorbirsi, dai media i comportamenti omosex, come se questi fossero un valore aggiunto alla alla qualità, e non un modo per affossare la qualià stessa dei programmi, facendo leva sulla morbosità – malata – delle persone.

A tutt’oggi su
You Tube si trovano parodie volgari, dimostrando chiaramente cos’è la “Cultura Gay” se mai ce ne fosse bisogno, ma senza il brano incriminato dagli omosex, sebbene per fortuna, grazie a musicjam.it è possibile leggerlo, nonostante secondo questi “democratici” andrebbe censurato. Alla faccia della libertà d’espressione e della Costituzione Italiana.

Il brano di Povia, “Luca era Gay” indipendentemente dalle opinioni, tutte di una minoranza rumorosa che ha accesso ai media, è bello, melodico ma sopratutto ha un testo ricco di contenuti forti, che portano a riflettere, a ragionare, a pensare, non importa se in chiave progay oppure, naturalmente pro diversità vera, quella etero, quella che cerca ama e rispetta e anche, possibilità e volontà permettendo, di procera naturalmente, generando vita, facedo progredire al specie unama verso il futuro. Questo, come nella favola di Esopo “La Volpe e l’Uva, naturalmente, da fastidio, secca, rompe, sfracella, col rischio di far cadere rovinosamente a terra il castello di nulla, mal efabbricato sulla sabbia, un castello di fumo sugli occhi, dove osservando bene Benigni prima e Bonolis poi, quando si sperticavano in lodi e salamelacchi al mondo gay, era chiaro che erano parole dette per circostanza, per obblighi contrattuali, costretti da ordini superiori, lanciando ingomignosamente il tizzone ardente contro il cantante, ma in loro, fissandoli attentamente non si poteva altro che leggere, nel profondo, che gioia per il coraggio di Povia per essere andato, non contro corrente, ma verso i fatti, raccontandoli con delicatezza e senza volgarismi di bassa lega, dimostrando oltre ogni ragionevole dubbio che l’ex gay, Luca, si è denudato senza paura, davanti a tutti, dando al mondo la sua anima, dichiarando il suo amore, all’unica e vera altra metà del cielo: Il sesso opposto.

Sarebbe bellissimo, per l’Italia intera, se il brano di Povia vincesse, in quanto sarebbe una vittoria meritata, sentita forse dalla gran parte dei cittadini che oggi vedono in lui e Luca dei paladini dell’amore vero, e la vittoria, non sarebbe altro che un atto d’amore vero nei confronti della musica, che oggi come non mai ha bisogno di verità.

Marco Bazzato
18.02.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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