martedì 30 luglio 2013
La Keyge attacca la Lega e Roberto Maroni
Premetto che non ho intenzione di trasfomare questo mio spazio di libertà
in un blog contro la ministra Keynge, nè difendere la Lega Nord, i leghisti, in quanto almeno negli anni passati, visto che ora il
raduno di Pontida è quasi lettera morta, con i loro abiti caratteristici, non erano molto
diversi dai partecipanti sopra i carretti deei vari gay pride, ma quando un’ex immingrata irregolare, leggesi
ex immigrata clandestina, secondo la dicotomia successiva della legge Bossi
Fini, divenuta italiana per diritto di matrimonio, continua a lanciare strali contro gli italiani indigeni e
autoctoni da secoli, e non perde l’occasione per attaccare l’Italia e l’italianità,
figlia prima del Risorgimento e poi della Costituzione, nata al termine della
seconda guerra mondiale, che vorrebbe rimodellare a sua immagine e somiglianza,
eliminado il Jus Solis a favore del Jus Sanguis ed eliminare il reato di
immigrazione clandestina, aprendo indiscimiatamente le porte, senza controllo
preventivi alle frontiere di terra, di mare e di cielo, come impone il Trattato
di Lisbona, che la Keynge non conosce nei dettagli, starsene in silenzio sarebbe come diventare
politicamente complici della sua visione ideologica dell’immigrazione, ma nel
cotempo non si deve rimanere imbrigliati nella visione leghista, che non va difesa, ma nremmeno vituperata più del
necessario, quando lo merita, ma forse non in questi frangenti.
È chiaro che è in atto uno scontro di civilità.
Basta leggersi i commenti su Facebook, anche nei quotiani o nelle pagine
notoriamente di sinistra, la Keinge sta trasformanodo gli italiani in tanti
intolleranti, non tanto alla sua persona, ma alle sue idee, che se tramutate in
leggi, per colpa di un parlamento succube, rischiano di portare il Paese a diventare
ostaggio di un Apartheid bianca, come fu in Sud Africa e dove l’italia e gli
italiani bianchi potrebbero aver bisgono di un Nelson Mandela caucasico, nel
giro di qualche decennio, per cercare di ristabilire l’ordine antropologico e
la coesistenza pacifica tra persone e razze diverse da quella caucasica, che
potrebbero portare alla reclusione nella riserve dei caucasici, trasfomandoli
in reitti in casa loro.
E ora per concludere la Keynge attacca frontalmente la Lega e il suo segretario,
Roberto Maroni, il quale, a dire della
ministra dovrebbe intevenire contro le presunte e si ribadisce presunte
manifestazionidi razzismo, commesse a
dire della Keynge, nei suoi confronti.
Intanto vanno chiarite alcuni concetti fondamentali che un ministro della
Repubblica italiana dovrebbe conoscere bene.Nessun cittadino italino può essere
etichetato impunemente del marchio infame di razzista se non esiste una
conanna definitiva, lo stesso dicasi per
coloro che a dire dei giornali e della ministra, si sarebbero macchiati di insulti nei suoi confronti: dove stanno le
conanne definitve per affermare tutto questo corrisponde alla verità
giudiziaria?
Oppure il Pd vuole instaurare una
dittatura del popolo di stalinana memoria in Italia, fatta di condanne politiche, forse anche
capitali, nei confronti dei dissidenti o degli avversari politici, considerati
nemici dei loro interessi di bottega?
In secondo lugo quando si legge su Repubblica: Keynge. “Non vado alla festa della lega. Maroni fermi i leghisti” (1).
Come se Maroni avesse responsabilità politiche, morali e/o penali di
qualsiasi atto compiuto da un leghista
nel suo privato, sui social network o di ciò che dice all’interno dicirocli
ristretti di persone che lapensano come lui, nei confronti della Keynge.
Certo, se poi dopo ci stanno le presunte offese, deve essere la magistratura
a vagliare i singoli casi ed eventualmennte decidere se istituire i processi, esulando dalla politica, in quanto
se si usasse il principio di ribaltamento della situazione, sarebbe come se gli
italiani incolpassero il ministro Keynge dei reati che commettono gli
extracomunitari in Italia.
Ma se ciò viene fatto ecco che l’attaco politico, a dire della Keynge si trasforma, come per la magia di
qualche stregone meticcio, in un atto di razzismo nei suoi confronti.
La Keynge dichiarato: “E io non sono
di colore, sono fiera di essere nera” (2).
Ma cosa accadrebbe se in Italia se un ministro italiano dicesse: “Io non sono pallido, sono fiero di essere
biaco!”?
In un Paese dove la Costituzione italina afferma all’articolo 3 che “tutti
i cittadini hanno pari dignità sociale e innanzi alla legge, senza distione di
razza...” si griderebbe allo scandalo al razzismo, fioccherebbero
interrogazioni parlamentari, la magistratura interverebbe applicando il pugno
di ferro della legge Mancino (3), con la distinzione,
assurda per cultura sociale, che se una persona di colore è orgoglioso di
essere nero, è un valore aggiunto, ma se è un caucasico a dirlo, diventa
discriminante nei confronti di chi ha una razza diversa. Esattamente come
accade per gli omosessuali, dove questi possono sentirsi – impuemente –
orgogliosi del loro essere, ma se passasse la legge contro l’omofobia, essere
orgogliosi di essere eterosessuali che figliano tramite un atto sessuale
d’amore, quello viene considerato omofobico.
Il solito relativismo di comodo dei
sinistri internazionali, italiani compresi.
Chi purtroppo ha iniziato questo
scontro politico tra razze è stata la ministra congolo-italiana, ed è
fisiologico che quando chiunque, indendentemente dal sesso, dalla razza, dalla
nazionalità o dall’orientameto sessuale, manifesta superbamente il proprio ogoglio,
giocoforza si catenano reazioni ugali e contrarie, in quanto è la famosa frase
del Marchese del Grillo: “Mi dispiace, ma
io sono io e voi non siete un cazzo!” (4) non è altro che la
palese conferma, all’interno di un film, di come culturlmente le persone siano
affette dal vizio capitale della superbia (tra i quali rientra anche l’orgoglio
razziale, omo od eterosessuale che dir si voglia), è da considerarsi uno dei più pericolosi, da
combattere di una guerra senza quartiere e che non ammette alcun tipo di prigionero, nero bianco, rosso, giallo o
quant’altro che sia.
Il punto è che la ministra Kengye fin dall’inizio del suo mandato è partita
a testa bassa, attaccando leggi e e conseutudini italiane, con una pacata
violenza verbale, fatta di toni bassi, dagli accenti attenti, iniziando
un’aggressione quasi virulenta, entro i limiti delle sue pregoativa come
ministro, che hanno costretto la maggioranza degli italiani, ove checchà nè
dica la Keynge, non sono, anche se lo vorrebbe, dalla sua parte, costringendoli
alla difesa.
Questa difesa dell’idenità cultuale
nazionale del Ju Soli e il diritto di sicurezza dei confini via mare, terra e
cielo, viene però spacciata dalla
sinistra sinstra e dai giornali compiacenti,
con però peggio ancora anche una parte del centro destra si sta
appiattendo su posizoni sinistre, come un’aggressione contro la sua persona,
trincerandosi dietro il razzismo.
La situazione è identica a quella di una partita di calcio, dove un arbitro
bianco finge di non vedere il fallo commesso da un giocare nero, ma espelle il
giocatore bianco per fallo di reazione, anche se entrambi sono a terra, con gli
stessi danni fisici. È evidentemente che da una parte esiste una forma di sudditanza
psicologica o di principio del castrato da parte dell’arbitro bianco, che per
mazzette o altro, finge di non vdere i falli del giocare di colore, ma nel
contempo mazzola alla grande il giocare caucasico per i falli di reazione.
E in questo momento l’Italia e gli italiani sono letteralmente sottoposti a
questo abbagliante oscurantismo celebrale dettato dal colore della pelle del
ministro, dove i giornalisti , come tanti pennivendoli fatti di cannabis,
accorrono ai piedi della congolo-italiana come fosse l’Oracolo di Delfi, di
Kuma, di Elk, la Sibilla Cumana e la Bocca della Verità, senza mai mettere
l’accento su nessuna delle costanti incongruenze di un ministro, che non ha mai
trovato il tempo di spendere, a quanto è dato sapere, una parola di cordoglio
per i crimini commessi dagli immigrati in Italia, visto che il 50% della
popolazione carceraria è composta da immigrati, il che rapportato alla
popolazione totale della penisola, desunto il numero degli immigrati, volenti o
nolenti si è costretti a pensare che, sebbene la maggioranza degli immigrati
siano persone oneste che fanno ilpossibile per integrarsi e rispettare le leggi
del Paese, in Italia arriva anche così tanta feccia umana, che ora, a causa
della sovrapopolazione caceraria si pensa ad un decreto svuota carceri. Scaricando
ancora i problemi sui cittadini onesti.
Ma la ministra per l’integrazione ha preferito non esprimersi mai su questo
argomento, un diplomatico del Congo che li ha definiti “immondizia! (5)
– N.d.A, leggersi l’articolo per non estrapolare una parola dal contesto del
dipolmatico.
Ma la colpa maggiore non è della Keynge, visto che alla fine ogni persona è quello che è. No, la
colpa è del Pd che l’ha voluta in quel posto come parafulmine per tutto il
resto e perchè il Pd ragiona solo in termini di consensi elettorali prossimi
venturi e si sta cercando nuovi elettori, anteponendo,come fa il Sel di Nichi
Vendola, gli interessi di partito a quelli dell’Italia e degli italiani
indigeni da generazioni, con buona pace delle parole ripetute fino allo
sfinimento del Presidente della Repubblica che ha sempre auspicato che la
politica metta al primo posto gli interessi generali del Paese, rispetto a
quelli particolari o di lobby, che danneggiano la nazione stessa, in quanto
remano contro la medesima.
Marco Bazzato
31.07.2013
(2) http://www.ilgiornale.it/news/interni/kyenge-anti-retorica-non-sono-colore-fiera-essere-nera-913959.html
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