martedì 19 marzo 2013
Papa Francesco e la Chiesa al servizio dei poveri?
Ormai sembra diventato un mantra
straccia palle. “La Chiesa torni a essere al servizio dei poveri…” e quando mai
lo è stata? Papa Ciccio (Francesco), sembra l’Obama della prima elezione, del
novembre del 2008. Dove il suo tanto becero populismo lo portò a beccarsi anche
il premio Nobel per la Pace, sulla… fiducia, Nobel per la Pace che nessuno mai
menziona più perché anche le capre sanno che è stata una bischerata politica. E
Ciccio, Francesco, gli sta andando dietro a ruota, con i media che lo esaltano
fino all’inverosimile, facendo assurgere la normalità che dovrebbe avere un
qualsiasi essere umano, a simbolo – assurdamente inventato – di bontà e carità
assoluta.
L’attenzione ai poveri? L’abbiamo vista quest’oggi la plebaglia, messa
ai margini, distanti dal centro del potere. Infatti, alla faccia degli ultimi a
cui prestare – a parole – attenzione, durante l’incoronazione, dopo il clero ci
stavano le teste coronate, i altri leader dei paesi democratici, segno che lo
Stato città del Vaticano, a livello sostanziale detesta e le democrazie, in quanto gli eletti sono eletti, in modo
diretto o indiretto, dalla plebaglia bastarda, e nono per Grazia Divina, poi i
rappresentati delle altre confessioni religiose e per ultimi, come appestati,
in piedi come tante vacche miggenti, il “popopulame”, i servi della gleba, i
veri servi da sempre della Chiesa, mossi dal sacro terrore dell’inferno del
peccato medioevale, che riempiono le bisacce degli ecclesiastici di denaro,
pane e salame e quant’altro, a Gloria di Dio…che a differenza dei preti, non
mangia non si ingrassa sulle spalle e sul sacrificio altrui..
Certo, si è parlato e si parlerà
ancora molto dell’uscita di Papa Ciccio (Francesco) dopo la celebrazione liturgica
di domenica, che come un pastore metodista si è messo a stingere mani, baciare
uomini, donne, vecchi e bambini, uscendo dai confini pontifici, entrando in
Italia, senza che nessun poliziotto fermasse l’extracomunitario, chiedendone i
documenti e la motivazione della sua venuta nel Bel Paese. Una nazione civile,
come USA o Australia, nel dubbio avrebbe ammanettato dietro la schiena il
presunto clandestino, portato in caserma per accertarne ufficialmente
l’identità e poi rilasciato se in regola
o con un decreto di espulsione se irregolare, o se aveva in tasca il Passaporto
diplomatico, per quanto poco, come Capo di Stato straniero, aveva l’obbligo
almeno morale di avvisare con largo anticipo del suo ingresso nel nostro Paese
e non “invaderlo” simbolicamente, anche se per pochi minuti, in totale
dispregio della Bossi-Fini, perché la legge non ammette l’ignoranza sia da
parte dei poliziotti, così come dei papi extracomunitari.
Scene di simile populismo poco
austero e per nulla papale si sono viste anche quest’oggi, quando ha ordinato
all’autista di fermare la Mercedes per andare a salutare un povero Cristo in
barella. Gesto nobile, per carità, ma ormai manca poco che quasi dia una
legnata in testa al conducente, mettendosi a scorazzare con la Papamobile cabriolet
– non è chiaro se si tratti di un modello nuovo o se è stata modificata quella
di Ratzinger.Se fosse un modello ex novo, dimostrerebbe come ha risparmiato
sull’anello e altri paramenti, ma il grosso del grano, se l’auto scoperta non è
stata regalata al Vaticano, questa sia
un eminentissimo spreco, alla facciaccia dei poveri – iniziando a fare numeri su due ruote alla
Remi Julienne, famoso stutman cinematografico del cinema italiano degli anni
’70 e ’80.
Un Papa che afferma di rivolgersi
ai poveri, i primi che darebbero anche il loro sangue se la Chiesa lo
chiedesse, ma bisogna capire a che poveri si rivolge: ossia a quelli di
spirito, i poveri di salute, di speranza, oppure ai poveri di cuore, ma ricchi
nel portafoglio? È troppo fumoso e populista parlare di poveri, usandoli per la
propria propaganda e per farsi bello agli occhi del mondo...
Inizia, piaccia o no, un papato
che sotto certi punti di vista appare, si ribadisce appare, di rottura con il
passato. Ma non va dimenticato che Bergoglio era il diretto antagonista nel
precedente Conclave do Ratzinger e questo lo pone in una situazione non di
outsider, perché facent parte del sistema da anni, dove il popolino, manipolato
anche dai media, si lascia incantare e incaprettare dalle apparenze, dalla gestualità,
ma poi, come per Obama, è alla lunga che si vedono con quali poteri starà per
rimanere sulla cresta dell’onda, senza creare eccessivi fastidi ai veri poteri
che comandano in Curia. Sì, perché va detto che Ratzinger faceva comodo perché
era un teologo interessato a scrivere libri, Giovanni Paolo II a viaggiare,bighellonando
e facendo show in giro per il mondo, ed
hanno lasciato la Barca di Pietro che venisse retta da altri. Dove piaccia o
no, è dal 1978 che non siede un Papa italiano sul soglio Pietrino, perché che
gli stranieri sono più manipolabili a livello linguistico in Curia, in quanto
devono leggersi documenti non scritti nella loro lingua materna e si vedevano costretti,
come accadrà anche a Bergoglio. a farseli in parte “premasticare” da altri.
Le bizzarrie di Papa Francesco
saranno accettate in Curia fino a quando si limiterà ai gesti d’apparenza per
accalappiare i miti, gli umili: il maggior bacino del mercato delle questue
della Chiesa fin dagli esordi. Perché fino a quando coltiverà il suo orticello
di fedeli, senza mettere le mani dentro i gangli del potere, “Nel porto delle
nebbie”, come diceva Giovanni Falcone, sarà libero di muoversi come vuole, ma
poi, nel caso dovesse andare a pestare troppi calli, alluci e testicoli ai veri
poteri forti, beh, la musica potrebbe cambiare in modo molto amaro e
improvviso.
La Chiesa, specialmente la Curia
romana è sempre campata da papa grazie alla tradizione e anche la rottura dei
presunti schemi fa parte della tradizione, a patto che non siano da ostacolo
alla gestione del potere, non solo per quello delle anime, ma anche per quello
economico, paradossalmente legati come il Serpente del Paradiso terrestre che
circuì Eva. Il ruolo nei prossimi anni di Papa Francesco sarà di rinverdire i
fasti mediatici e le adunate oceaniche di fanatici che furono per quasi
trent’anni appannaggio di Giovanni Paolo II e che Benedetto XVI, freddo e
teutonico, si è trovato a proseguire sul solco tracciato dal predecessore, a
malavoglia.
Intanto l’inizio del Pontificato
sembra che abbia già inanellato un clamoroso fiasco di pubblico, di share e di
gradimento. I media la settimana scorsa parlavano di circa un milione di infedeli
– secondo le religioni non cristiane – a Roma per la celebrazione odierna,
mentre oggi, fonti giornalistiche televisive hanno parlato di non più di
350mila persone, 1/3 dei previsti, sebbene i costi per la Pubblica Amministrazione
capitolina, visto che ci stava anche la metropolitana e i servizi pubblici
gratis fino alle 14.00, da e per Piazza San Pietro, ancora una volta dimostrano
come questi grandi eventi andrebbero delocalizzati fuori dalla capitale, fuori
dall’Italia, in quanto oggi come in passato i fasti dell’ex Stato Pontificio si
reggono sulle spalle della plebe, su cui indirettamente ricadono i costi
economici e i disagi che certi eventi comportano.
Chiaramente Papa Francesco non è
responsabile di tutto ciò, ma adesso egli è il monarca assoluto di questo meccanismo
vaticano e se volesse veramente tenere fede al suo tanto blaterato interesse
per i poveri, per gli ultimi, dovrebbe comprendere che certi grandi eventi sono
economicamente dannosi per Roma, a livello di spesa pubblica, e che da questi
agapi gigantesch,ne traggono vantaggi economici sempre i soliti “ignoti”, ossia
i soggetti privati, a partire dai venditori di paccottiglie, pardon souvenir,
agli albergatori, ai ristoratori, anche se la maggioranza dei presenti anche
quest’oggi a Piazza San Pietro erano cittadini romani e o Italiani che hanno fatto il classico turismo
religioso mordi e fuggi, portandosi da casa pane e companatico, spendendo meno
possibile e viaggiando magari utilizzando le agenzie di viaggi che in modo diretto o indiretto
sono riconducibili ad stato straniero: lo Stato Città del Vaticano,
contribuendo ad arricchirlo, alla faccia dei poveri, che pagano per tutti..
In ogni caso stiamo sereni: Papa
Francesco non cambierà nulla di sostanziale nella Curia romana. È troppo
attaccato e ama la vita per fare il martire, non della Fede, ma contro ingordigia
e la sete di potere politico-affaristico-religsa, perché la Chiesa si sa, nella
sua storia è piena di Papa morti… improvvisamente…
Marco Bazzato
19.03.2013
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