martedì 6 marzo 2012

Lucio Dalla: le polemiche post mortem causate dal Vaticano


L’improvvisa scomparsa di Lucio Dalla, morto d’infarto in Svizzera e sepolto il giorno del suo compleanno nella natia Bologna, continua a mietere polemiche, con il Vaticano chiuso ella trincea dei propri errori dottrinali, in spregio delle norme più elementari del Codice di Diritto Canonico, delle Sacre Scritture del Nuovo Testamento e del Catechismo della Chiesa Cattolica.

La Chiesa, il Vaticano, non dovevano concedere il funerali religiosi al cantante scomparso. La lobby omosessuale, checché ne dicano i porporati c’entrano come i cavoli a merenda, con questo scivolone, circa il Magistero calpestato della Chiesa.

Tutti sapevano dell’omosessualità di Lucio Dalla. Affari suoi si dirà! Affari che competono alla sua sfera privata. Giustissimo.

 Ma…Ma esisteste un ma. Se tutti sapevano e costui era vicino alla Chiesa in quanto si professava credente e praticante, strano ossimoro, visto che la Chiesa chiede agli omosessuali di vivere la propria condizione in astinenza, evitando le tentazioni e le congiunzioni carnali con un esponente dello stesso sesso, la Chiesa non poteva non sapere della condizione di ambiguità in cui l’uomo, non l’artista, in cui  ha vissuto per  anni.

Se la Chiesa sapeva doveva comportarsi, codice di diritto canonico alla mano, di conseguenza. Se non sapeva doveva informarsi, non fare lo struzzo, mettendo la testa sotto la sabbia, aggrappandosi, come abitudine sugli specchi della demagogia puerile e lavamani, emulando Ponzio Pilato.

Con tutto il rispetto per il dolore umano di Marco Alemanno, la Chiesa non doveva permettergli di salire sul pulpito a leggere quel messaggio, perché così lo Stato città del Vaticano, da cui il vescovado dipende, è andato contro le sue millenarie regole, codici e codicilli.

Nel Nuovo Testamento sta scritto: Romani 1,26-27: «Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami: le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni verso gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento».

Così come  ne I Corinti 6,9-10: «[...] Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati (malakoi — Vulg. molles), né sodomiti (arsenokoitai — Vulg. masculorum concubinatores), né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il Regno di Dio».

Lo stesso dicasi per  Timoteo 1,9-10: «[...] sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli [...] per i pervertiti (arsenokoitai — Vulg. masculorum concubinatores) [...] e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina».

La Chiesa con queste esequie religiose ha dimostrato la sua ambiguità interpretativa, quando fa comodo.

Questa non può ridurre allo stato laicale preti considerati scomodi che vanno contro la dottrina ufficiale (1), quando si tratta di dare gli stessi diritti religiosi agli omosessuali cattolici, comportandosi in antitesi con gli insegnamenti dei vari Pontefici che si sono scagliati contro il relativismo della società moderna, ma, per fare cassa – leggesi diritti televisivi e offerte – disattendere le regole  che  si è data nel corso di quasi duemila anni.

Tra le altre cose, suona come una vera e propria presa in giro la frase pronunciata da padre Bernardo Boschi, dove a suo dire: «La Chiesa condanna il peccato e non i peccatori.» A costui sarebbe consigliato un ritiro spirituale e una lettura attenta della Bibbia, per tornare in Comunione con le Sacre Scritture.

Gli italiani non hanno dimenticato il caso Piergiorgio Welby, che ha scelto liberamente di morire dopo una lunghissima malattia. Spiegazione ufficiale del Vicariato romano per non svolgere le esequie religiose? Per evitare l’esposizione mediatica. (2) .Per Welby il principio (ballerino) di distinzione tra peccato e peccatore non valeva – , anzi la Chiesa nel suo caso si arroccata il diritto di condannare, prima del Giudizio Finale, peccato e peccatore, invece d’affidarlo, come da prassi liturgica delle esequie, usando una delle una delle invocazioni che recita: (3)

Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
ascolta la nostra preghiera per; il fratello N.,
perdona le sue colpe e concedigli il riposo eterno
nella beata pace della tua dimora,
in compagnia dei tuoi santi.
Fa' che dall'oscurità della morte
passi allo splendore della tua luce,
e viva per sempre con te nella gloria del tuo regno.
Per Cristo nostro Signore.

Facendo due paragoni tra un essere umano famoso che dalla vita ha avuto tutto – Lucio Dalla – e un “signor nessuno”, Piergiorgio Welby, che ha cercato una morte dignitosa, dopo una vita fatta all’insegna dello stesso Calvario e della stessa Passione Cristica, dove Welby e Cristo si sono consegnanti volontariamente alla morte – che sia suicidio anche quello di Cristo? Probabilmente sì, ma la Chiesa lo negherà sempre – con il Cristo che ha sopportato “solo” il peso della flagellazione, la corona di spine, e i chiodi sulle mani e sui piedi, le pene della crocifissione, per un totale di non più di 36 ore,  che paragonati ad una lenta e costante agonia di Welby, il cattolicesimo Vaticano, ha scelto l’edonismo e l’apparire di un cantante,  rispetto alla ricerca del diritto di morie dignitosamente di un essere umano, condannato  a prescindere dalla Chiesa, che si è arroccata il diritto del Giudizio Finale, con il Catechismo della Chiesa Cattolica, che espressamente recita:  Gravi disturbi psichici, l'angoscia o il timore grave della prova, della sofferenza o della tortura possono attenuare la responsabilità del suicida, .(4)seconda parte del codice 2282.
 Ma la Chiesa nel caso Welby non ha concesso alcun tipo di attenuante terrena – funerale negato – ma,spiritualmente parlando, il comportamento privato del cantante, che secondo la religione non poteva sfuggire all’onnipresenza di Dio, era ben conosciuto e condannato, secondo le Sacre Scritture dallo Stesso Dio, ma il Vaticano ha ignorato bellamente anche il 6° Comandamento: Non commettere atti impuri. (5).
Appare chiaro che facendo un’analisi comparativa di due eventi apparentemente scollegati, ci si trova innanzi ad un mondo ecclesiastico che non conosce, non solo l’ABC della religione che va a predicare, ma dimostra una compassione a corrente alternata, viziata da un relativismo commerciale, in spregio alla cacciata dei Mercanti dal Tempio –  Luca a19, 45-46, (6) dallo Sterco di Satana.


Con questo giudizio arbitrario, il Vaticano, la Chiesa ha sconfessato anche il Primato di Pietro e quanto detto da Gesù Cristo e presente nel Vangelo di Matteo 16, 18 “ E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. (7) e la tradizione religiosa dell’omofobia presente nell’ordinamento dell’ex Stato Pontificio, ora  Stato Città del Vaticano, che si rifà alle Sacre Scritture, ignorate per esigenze edonistiche, d’immagine, dettato dal guadagno economico e dalla speranza di fare proselitismo religioso e/o apostolato. Dipende dal punto di vista.

Se la Chiesa deve arrabbiarsi deve prendersela con le proprie omissioni e le interpretazioni capziose, di comodo, ma non accanirsi, dopo che è passata all’incasso, con le associazioni gay.

Come dice un proverbio “Chi è causa del suo male pianga se stesso”

 La Chiesa ha dato spazio al coming out non espressamente affermato, ma non negato, dell’amico di Lucio Dalla, Marco Alemanno, con il conseguente outing post mortem del cantante, che non ha potuto smentire le parole pronunciate in pubblico.

Marco Bazzato
06.03.2012

(7)  http://www.unionecatechisti.it/testi/bibbia/nuovotest/vangeliat/Matteo/Matteo16.htm

5 commenti:

  1. sbagli! Come fai a dire che Dalla non si astenesse? Lo può sapere solo il confessore. Marco era il compagno? Sbagli! Lo hanno detto i giornalisti, ma nessun dato fa pensare a ciò. Era compagno di vita? Certo, affetti e condivisione di vita. Può essere e non ci sarebbe nulla di male. Non è certo peccato. Se poi ti riferisci al fatto che Dalla potesse aver peccato qualche volta... bè tutti siamo peccatori, ma non per questo si nega il funerale a chi cercava di vivere con Cristo per Cristo e in Cristo. Quindi perchè ti profondi in queste polemiche. Prega per lui... quello è importante!

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    1. Gentile Domenico, se leggi con attenzione il testo non ho accusato nulla e nessuno, tantomeno il cantante, pace all’anima sua, nè tantomeno Marco. L’articolo era per mettere in luce le storture della Chiesa in questa delicata situazione. Lungi da me il criticare la vita personale di due persone, io non c’ero, ma tutto quanto detto in questa triste vicenda può avere molteplici interpretazioni, tutte legittime, quello che mi premeva mettere in evidenza è l’utilizzo arbitrario che la religione troppo spesso fa con i più o meno pubblici, mettendolo a confronto con quanto avvenuto con Piergiorgio Welby.
      Sempre a disposizione,
      Marco

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  2. Parla come uomo di chiesa e come persona ultraottantenne il cardinal Carlo Maria Martini a proposito delle coppie gay. Eppure ne parla con quella serenità e quell’apertura che sempre l’hanno caratterizzato e non si preoccupa di dire cose scomode, come, per esempio, prendersela con chi nella chiesa cattolica vede le unioni civili come il peggior male possibile. Per avere un assaggio del punto di vista del porporato L’Espresso in edicola riporta alcuni stralci del libro Credere e conoscere, in uscita per Einaudi. Si tratta di un dialogo tra il cardinal Martini e il senatore Ignazio Marino, dialogo che era iniziato nel 2006 proprio sulle pagine dell’Espresso.
    Dicevamo che parla come uomo di chiesa e altrimenti non potrebbe essere. Dice Martini:
    Personalmente ritengo che Dio ci ha creato uomo e donna e che perciò la dottrina morale tradizionale conserva delle buone ragioni su questo punto. Naturalmente sono pronto ad ammettere che in alcuni casi la buona fede, le esperienze vissute, le abitudini contratte, l’inconscio e probabilmente anche una certa inclinazione nativa possono spingere a scegliere per sé un tipo di vita con un partner dello stesso sesso. Nel mondo attuale tale comportamento non può venire perciò né demonizzato né ostracizzato. Sono pronto anche ad ammettere il valore di un’amicizia duratura fedele tra due persone dello stesso sesso […] Se viene intesa anche come donazione sessuale, non può allora, mi sembra, venire eretta a modello di vita come può esserlo una famiglia riuscita.
    Ma parla anche con una certa apertura. Continua il cardinale, stimolato da Ignazio Marino:
    Io ritengo che la famiglia vada difesa perché è veramente quella che sostiene la società in maniera stabile e permanente e per il ruolo che esercita nell’educazione dei figli. Però non è male, in luogo di rapporti omosessuali occasionali, che due persone abbiano una certa stabilità e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli. Non condivido le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili. Io sostengo il matrimonio tradizionale con tutti i suoi valori e sono convinto che non vada messo in discussione. Se poi alcune persone, di sesso diverso oppure anche dello stesso sesso, ambiscono a firmare un patto per dare una certa stabilità alla loro coppia, perché vogliano assolutamente che non sia?
    Non possiamo certo parlare di svolta epocale, ma di una apertura sì. Del resto il cardinale, con il suo modo di ragionare sempre lucido e chiaro, non teme di dire chiaramente come la pensa:
    Io penso che la coppia omosessuale, in quanto tale, non potrà mai essere equiparata in tutto al matrimonio e d’altra parte non credo che la coppia eterosessuale e il matrimonio debbano essere difesi o puntellati con mezzi straordinari perché si basano su valori talmente forti che non mi pare si renda necessario un intervento a tutela. Anche per questo, se lo Stato concede qualche beneficio agli omosessuali, non me la prenderei troppo. La Chiesa cattolica, dal canto suo, promuove le unioni che sono favorevoli al proseguimento della specie umana e alla sua stabilità, e tuttavia non è giusto esprimere alcuna discriminazione per altri tipi di unioni.

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  3. Ciao
    Volevo intervenire per dire solo che se faccio il resoconto della mia vita( non sono più giovane) da gay mi meraviglio di non avere ancora “ dato i numeri”. Non voglio fare la vittima. Descrivere la realtà.
    Una vita piena di sofferenze. Sofferenze giornaliere, continue….
    Una vita a portare maschere. Rispondere con un sorriso o facendo finta di non aver capito alle continue allusioni della gente. E intanto morire dentro.
    E gli epiteti: finocchio,recchione,depravato,culattone,anormale,
    Per tanti anni,troppo anni, combattere questa situazione,non accettarsi: fare di tutto sperando di risolverla…niente!!!
    E poi tante domande senza risposta: perché è capitato proprio a me .Cosa ho fatto di male e che cosa sto facendo di male per meritarmi questo tormento? Perché io non posso voler bene a una persona? Che c’è di male?
    Cosa posso fare per uscirne visto che non posso cercare aiuto da nessuno?
    E poi ancora la gente ti dice ” perché non ti sposi che sei un bravo ragazzo”?
    Ed allora altra Via Crucis: Fare finta di corteggiare ragazze… e per fortuna non sposarne neanche una.( conosco tante persone che per nascondere la propria omosessualità si sono sposate( ripeto sono tante) facendo doppiamente male a se stessi e facendo molto male alla moglie e figli).
    E poi ancora come credente ho cercato aiuto nei preti:
    Provate solo dare un occhio al sito supercattolico http://www.pontifex.roma.it
    Tutti i giorni c’è un attacco ai gay ( o come li chiamano loro SODOMITI)

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  4. Ma nacora cercate di far passare dei depravati per persone normali e chi non accetta tutto cio' e' omofobo? Ma andate a pigliarverlo e sbattervelo quanto volete razza di depravati maiali e non rompete i coglioni alle persone SANE!L'uomo e' nato per sposare una donna e basta!! Tutto cio' che ha inventato l'uomo per puro suo godimento come il farselo sbattere al sederin e' pura depravazione e malattia psichiatrica!

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