mercoledì 25 gennaio 2012

Costa Concordia: Dominika Cemortan, l’eroina moldava che salva i passeggeri


È stata vituperata e massacrata dai media italiani.  Dominika Cemortan, 25 anni, la giovane donna moldava dal passaporto rumeno, che parla quattro lingue, descritta come se fosse stata la grande prostituta di Babilonia, Messalina, o Salomè che chiede la testa di Giovanni Battista. Dove invece di farle un monumento viene attaccata.

 Ma quale sarebbe stata la sua colpa? Quella di essere ospite del capitano, non iscritta nelle liste passeggeri? Qui le versioni divergono, c’è chi dice no, c’è chi dice sì, ma se questa presenza a bordo avesse una rilevanza penale sarà la magistratura che dovrà appurarlo, compresa la responsabilità di chi l’ha presa a bordo, se fosse vero.

 Dominika Cemortan, è stata dipendete di Costa Crociere, e come tutti i dipendenti, era stata istruita su come comportarsi in caso “abbandono nave”, cosa che sembra aver svolto egregiamente. Ma questo non le viene riconosciuto, anzi? Tutti a guardare la pagliuzza nel suo occhio, quando tante travi sono negli occhi altrui, e visto quanto sta emergendo sembra trovarsi innanzi ad una foresta pluviale disboscata.

Le sue presunte colpe? Quella d’essere ospite del capitano, di sedere alla sua tavola alle 22.30, quando la frittata era fatta e la nave iniziava a inclinarsi, ma che responsabilità dirette o indirette aveva costei innanzi agli eventi accaduti?

 E poi, cosa peggiore: aver salvato degli ex sovietici, de cittadini della Federazione russa. Si è al paradosso. Una persona salva dei cittadini che parlano la sua lingua, e chi può dire se questi conoscessero l’inglese, l’italiano o le altre lingue internazionali usate per l’emergenza, e invece d’essere trattata come meriterebbe una donna che responsabilmente ha svolto una mansione, di cui non era obbligata, essendo il quel mentre una semplice passeggera, viene additata come colpevole non si capisce di cosa?

Se invece d’essere stata una moldava, descritta come lasciva dissoluta cosa che anche una minoranza di italiane potrebbero esserlo, ma se fosse stata un abitante del Bel Paese, si sarebbero sperticate lodi fino a trasformare il pianeta terra in una scatola quadrata, sventrando foreste per fare carta da giornale, sarebbero state riversate tonnellate di inchiostro – tossico – per descriver il coraggio e lo sprezzo del pericolo della prode italiana.  Se si fosse ancora nella Guerra Fredda si potrebbe parlare di propaganda ideologica, ante caduta del Muro di Berlino.

La ragazza moldava, piaccia o no, non era obbligata a salvare nessuno, tranne se stessa, visto che non sembra che su quasi 4.200 persone ci siano stati 4.200 eroi, anzi. Ognuno, e i video parlano chiaro, pensavano a salvare, come è giusto che sia, la propria vita e quella dei loro cari, mentre questa donna, che ha  salvato dei cittadini dell’ex Unione Sovietica, oggi Federazione Russa, viene vista dai media italiani di sghimbescio.

Si è detto che i russi sono stati i primi a scendere a terra, perchè salvati da questa donna. Dove sta il dramma? Dominika Cemortan non era obbligata a mettere in salvo prima vecchi, diversamente abili, donne e bambini, quell’onere spetta ai componenti dell’equipaggio, non a una passeggera. E la colpa dei russi salvati da una cittadina moldava che aveva due anni quando si è dissolta l’Unione Sovietica, sarebbe, a detta di tanti special giornalistici d’aver subito intentato causa alla compagnia armatrice, appena rientrati in patria. È colpa degli italiani se sono lenti a muoversi contro l’armatore o sono stati intelligenti i cittadini russi, rapidi nel depositarla? Cche tra l’altro stanno facendo anche gli americani, intentando una class action, affilando le armi legali.

È spiacevole dirlo, ma in questa tragica situazione sono usciti fuori – indirettamente – tutti i luoghi comuni italiani nei confronti delle donne dell’Est Europa, segno di un relativismo e un provincialismo culturale, difficile da cancellare, dove anche giornalisti e commentatori navigati hanno le loro colpe, spinti dall’emozione del narrare i fatti, lasciandosi andare a opinioni che non tengono conto dei molteplici fattori in gioco, e alimentano il pregiudizio, non corroborato sull’esatta interpretazione oggettiva degli eventi in questione.

Ai cittadini dell’Isola del Giglio è stata proposta una medaglia al valor civile per l’aiuto e il soccorso prestato ai naufraghi, mentre a una donna moldava che ha aiutato dei russi, si è commesso quasi un atto di sciacallaggio mediatico. Poi l’Italia non può lamentarsi se all’estero cresce lo stesso pregiudizio anti italiano, quando i media italiani fanno del loro meglio per alimentare quelli nei confronti di una cittadina di un Paese dell’Est, dimenticando quel passo dei Talmud che dice: chi salva una vita umana salva il mondo intero, basta che non sia una moldava, ospite del capitano, che salva dei cittadini russi.

Se ha commesso dei reati, dovrà risponderne alla giustizia, ma se all’interno di una situazione di emergenza ha salvato delle vite umane, indipendentemente dalla nazionalità, gliene deve essere dato merito, al pari di tutti gli altri, altrimenti anche questa potrebbe essere considerata una discriminazione e in un’Italia che ha la pretesa di dirsi civile davanti al mondo, questo non dovrebbe accadere.

Marco Bazzato
25.01.2012

2 commenti:

  1. Quando parli di 4200 eroe, credo che lei non abbia leto i racconti dei sopravissuti che parlano del panico e de come la gente era capace di rubare i giubutti salvagente di vecchi e bambini. De persone che spintavano disabili e tutti per salvarsi . Questi non sono eroi ma animale. Io, che sono brasiliana ne ho letti, come mai lei che abita nel bell paese?

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  2. Gentile lettrice lo stile dell’articolo vuole essere di cronaca, ma anche di retorica, ma posso capire che essendo brasiliana non riesca a comprenderne le sfumature stilistiche. Gli eccessi dei 4200 è stata un esagerazione voluta e che Lei ha notato molto bene…

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