sabato 5 febbraio 2011

Tetiana Vinnik, poesie



Tetiana Anatolivna Vinnik è nata l’11 aprile 1984 a Negin, nella regione Cernigovska, in Ucraina. È autrice di raccolte di poesie. Con la raccolta “Preghiera Getsemana” (2008), vince il premio internazionale ucraino-tedesco intitolato a Oleg Gonciar. Riceve un sussidio del Presidente dell’Ucraina per la creatività giovanile per il suo terzo libro “Autocombustione dell’albero”.
È appassionata di filosofia dell’assurdo, esistenzialismo e psicologia della folla. Traduce opere di poeti suicidi – Ingrid Jonker, Sylvia Plath, Marina Tsetaeva. È interessata a esplorare la creatività e la morte come fuga dalla realtà.
Le sue poesie sono tradotte in polacco, russo, armeno, italiano e bulgaro. Il teatro di gioventù “Conchiglia” ha tratto dalle sue opere la rappresentazione teatrale “Venere e gli altri (ritratto della donna autentica)”. Ha lavorato come giornalista nella televisione Teleradiocompagnia (HTV) e nella stampa, redattrice nel telegiornale di Radio Era – FM.
Vincitrice del concorso “Granoslov” (2007), riceve il premio “Blagovest” (2009) e diploma nel concorso “Incoronazione della parola” nella sezione “lirica canora d’amore”. Scrive anche opere per bambini, edite in diversi almanacchi e riviste. Attualmente sta effettuando un dottorato di ricerca presso l’Università Nazionale Taras Ševčenko di Kiev.

Tetiana Vinnik
Poesie

***

Sulla Luna fracassata
giaceva un corpo senza forze –
covanti bianchi carboncini.
Si scioglievano le tracce nell’abisso.
Le braccia bollenti.
E non una torta nuziale
giaceva sul tavolo a festa,
ma un paio di nastri rossi .
Resuscitati torrenti insanguinati.
E fluivano come lacrime
sulla tovaglia bianca,
lasciando segni appena visibili.
E perché, ho pensato,
che così corrono solo
i bambini mai nati,
o le ultime gocce di sangue,
colme di speranza,
partorite con dolore,
spaventose e peccaminose.
E mi è sembrato, che giaccio
così vicino
accanto
alla bara e alla culla
inchiodata con le radici all’Albero della Stirpe
e con un pianto fanciullesco.
E ho urlato a mio marito
con isterica voce
e quanto più urlavo –
tanto più limpida divenivo,
più trasparente e più chiara,
attraverso il cordone ombelicale,
con cui sono collegata alla Luna.
E ho urlato nuovamente a mio marito
di portare la mia ombra,
riempito di latte caldo
divenendo più sottile di un raggio.
E ho urlato per la terza volta mio marito
con un bacio ardente
di legarmi le mani
per non toccare lo specchio frantumato
sopra il mio capo.

Devi dar da mangiare al bambino,
perché adesso si è svegliato!
Disse mio marito sorridendo

ed io tutt’ora non capivo:
Perché
erano così
vicino a me
la bara e la culla!?

© Tetiana Anatolivna Vinnik, tutti i diritti dell’autrice.
© Traduzione di Vessela Lulova Tzalova e Marco Bazzato

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