martedì 20 marzo 2007

Sbronzi prima della discoteca

Il quotidiano Repubblica.it, pubblica un articolo apparentemente interessante, solo che fotografa una realtà non solo Veronese, dove i giovani già da decenni arrivano nelle discoteche già sbronzi. La storia da più di vent’anni continua a ripetersi, non tanto perché le nuove statistiche sostengono che si è abbassata la soglia d’età di abuso d’alcolici, ma perché da anni, è a quei livelli, dovuti anche a tradizioni locali di difficile estirpazione.
Un adolescente, già negli anni ottanta, difficilmente si prendeva la fatica “balla” in discoteca, ma arrivava già fatto e barcollante, in quanto, per una sbronza coi fiocchi, avrebbe dovuto dar fondo alla paghetta settimanale o mensile, per bsallare barcollante sulla pista da ballo, fare il fighetto con la squinzia di turno.
I maggiorenni invece, quelli che già si muovevano o con l’auto di papà, o con qualche vecchio macinino di seconda mano, il venerdì sera, andavano in pellegrinaggio supermercato, facendo scorta di birra, whisky e Batida al Cocco, per estrarle dal baule nel parcheggio della discoteca, carburando, come si usava all’ora e tracannando a garganella, prima d’entrare.
Non c’era bisogno di scomodare un’illustre psichiatra per trovare riscontro a quanto è di conoscenza comune, ai residenti nelle vicinanze dei luoghi del divertimentificio a tutti i costi.
Certo, gli sballati del 2007 sono diversi da quelli di vent’anni fa, ma i conti in tasca li sanno fare, tanto è che la tradizione continua, con delle necessità in più. Se vent’anni fa per partire per voli pindarici bastava un francobollo di Lsd, oggi fuori moda, argomento da vecchi fossili preistorici, ora il giovane sballa con pastiglie sintetiche, piste di coca vendute a prezzi di svendita di fine stagione, tanto il costo al grammo è sceso negli ultimi anni, in quanto l’offerta non è più contingentata, ma oltre ad essere aumentata la capacità produttiva, di pari passo, è cresciuta la distribuzione capillare, che grazie alle potenzialità del commercio globale, permette avere un puscher sotto casa, davanti e dentro le scuole, nei luoghi di ritrovo,e dove la fiumana bianca è inarrestabile.
Tornando alla realtà Veronese e Veneta, non va dimenticato, che il Veneto, anche nelle province padovane e veneziane, è allattato ad “ombrette de vin” fin dall’infanzia, dove l’imbevere il dito fin dal bambini, o di nettare di bacco annacquato, è una prassi abbastanza diffusa , senza contare l’enorme esplosione delle enoteche, che stanno soppiantando nel tessuto sociale e culturale della regione, ma non solo, birrerie e fast food.
Esiste in Veneto un retaggio culturale, di matrice contadina duro a morire, dove non serve scomodare abitudini importate dall’Inghilterra, per capire e conoscere una realtà sociale, che spesso appare in evoluzione costante, ma che invece è il rinnovarsi di tradizioni, usi familiari e locali, radicati nella coscienza collettiva della regione da generazioni.

Marco Bazzato
20.03.2007
http://marco-bazzato.blogspot.com/