mercoledì 21 gennaio 2015

Il Giardino dell'inferno



Vago, vago, vago 
nel giardino dell’inferno 
ricolmo di frutti morti, 
anima in pena 
danzante il macabro nulla. 
Vite morte 
camminano vicino a me 
in spirito consunti 
bruciate nella dissoluta vita. 
Foglie morte 
a terra marcite 
corpi sfiniti dall’eterno bruciare, 
membra divelte 
cercanti l’antico tronco di vita. 
Nulla 
il vuoto é nulla 
tutto nelle oscure tenebre 
è desolazione e pianto 
immagine deforme 
di vita informe. 
Giardino dell’inferno 
in te bramo l’eterno nulla piangente, 
millenaria ricerca d’una pace persa. 
Fiumi d’acqua pregni di pece 
Come il sospiro che nulla crea. 
Bramo il Verbo del vibrante Dare 
distante, assente, 
nel cuore presente 
oscurato dal dolore dell’odio 
rifuggente l’antico presente mai vissuto. 
Mano tesa 
nel giardino dell’inferno 
lampo di luce viva 
le tenebre squarcianti. 
S’aprono squarci sull’infinito 
spazzanti il buio nulla. 
Cechi occhi bruciati 
innanzi all’immanente mostrante il volto. 
Udito chiuso per non sentire 
il richiamo d’amore puro 
dal cielo scendente 
dal cuore ascendente; 
fermo, ingabbiato e bloccato, 
vivendo in paura mai doma. 
Giardino dell’inferno 
terra di vita e morte 
d’oscuri presagi, 
d’albe nascenti luminose e morenti 
aggrappati nel rancore dell’odio 
vittima senza fine d’affanni passati 
sospeso nel tempo, senza speranza. 
Giardino dell’inferno, 
bramante il riposo del nulla 
guerriero stanco di ventrali battaglie 
matriarcale immagine d’un disegno preposto 
odiato insultato, 
accettato e amato. 
Trovo ristoro 
nel giardino di vita 
placante anima e corpo 
abbandonandomi al dono ricevuto 
d’un volere diverso. 
L’odiato antico è passato 
in me, ora vivente l’addominale segno 
di vita vera, viva. 

Marco Bazzato
28.10.2004

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