sabato 10 gennaio 2015
Gli attentati di Parigi e il “terrorismo mediatico” italiano
Innanzitutto voglio
esprimere il mio vivo cordoglio per i morti a Parigi ai famigliari e agli amici
delle vittime – tutte. Senza distinzioni tra vittime e carnefici. I vivi da
vivi si possono insultare e offendere, quando sono morti ancora caldi, il
discorso cambia, piaccia o no, altrimenti diventeremo tutti come quelli dell’ISIS!
Detto questo, tralasciando
le dietrologie, ormai se ne contano a centinaia, quello che mi preme analizzare
in questo articolo è la bagarre e il “terrorismo mediatico” scatenato dai media, classici e digitali, in seguito a
questa strage.
Va fatta però una
doverosa premessa, e la faccio con un proverbio: “Scherza
con i fanti e lascia stare i santi!”, questa è la saggezza popolare
dimenticata dall’assurdità del modernismo relativista.
È vero che in una
normale democrazia il diritto di satira e di espressone deve essere
salvaguardato a prescindere, purtroppo però vivendo noi tutti in una società imperfetta, anche
qui regna un relativismo politico assurdo, peloso e vigliacco. Infatti, se si
fanno vignette antisemite, ecco che partono gli strali dell’opinione pubblica,
e a volte qualcuno si cosparge il capo
di cenere e fa pubblica ammenda. Se le vignette sono anticristiane e altri si
indignano, l’opinione pubblica e la
sinistra soprattutto grida alla censura, parla e straparla di un Paese
retrogrado e bigotto, attaccato a dei valori morali e sociali che vanno derisi
e soffocati, nel nome della laicità e della pluralità di pensiero. Giusto? Se invece le vignette sono anti islamiche, si
assiste alla cosa più assurda, specie se si è abituati ad osservare determinati
siti, e parlo di coloro che scrivono nei
siti atei o dell’ateismo razionalista, quindi delle opinioni personali dei
lettori: silenzio assoluto, di tomba,
nessuna condanna, nessuna esultanza per aver sbeffeggiato il Profeta o l’Islam,
in quei casi lì, tutti zitti come mosche.
E sapete perché? Perché
in Italia ci stanno due paure fetenti che fanno inzaccherare le mutande: la
paura di essere marchiati come antisemiti e quella di essere affetti da
islamofobia, mentre sono felicemente fieri se malati cristianofobia.
Già perché in Italia è
politicamente e socialmente accettata dai più, da coloro che si credoo radica
chic – mentre i più sono una manica di ignorantoni e lazzaroni senza arte, né parte
, privi di spessore intellettuale e
culturale – la cristianofobia, mentre è pubblicamente
esecrata l’islamofobia, anche se la legge in teoria dovrebbe punirli tutti in egual misura sebbene non si
è mai sentito nessuno che sia stato denunciato e processato per cristianofobia?
Qui ci vorrebbe un estensione della legge Mancino. Mentre per l’antisemitismo e
l’islamofobia, tutti ci fanno con i piedi di piombo, attenti a come aprono
bocca. (vigliacchi!)
Resta da capire se alla
fine sono idioti i cristiani o se sono più volpi gli altri?
Rimane in ballo un
fatto essenziale da comprendere, ma di cui nessuno ha avuto le palle di
affrontare il problema alla radice: il limite etico della satira. Sì, perché piaccia
o no un confine, se non impartito dalla legge, deve almeno essere frutto della
libera coscienza dell’individuo o del vignettista, ci deve essere.
Noi crediamo che la
libertà sia un valore assoluto, infatti lo è. La libertà, come tutte le libertà è un diritto
che va dosato, centellinato e usato con estrema accortezza. Nessuno di noi è
Signore e Padrone assoluto della propria libertà, ogni persona ne è
beneficiario,ma come colui che beneficia di un dono, questo va usato e
manipolato come se fosse una persona inferma, malata, bisognosa di cure e
attenzioni, perché altrimenti la presunzione dell’eccesso di libertà può far
attivare in alcuni strati della società delle formazioni cancerose, che poi
attaccano all’improvviso e con esisti difficilmente poi controllabili, soprattutto
quando si è nelle mani di una politica infingarda e che usa, per i propri
tornaconti personali, il terrore della gente e delle persone, gridando ai
quattro venti: “siamo in guerra, andiamo felici alla guerra, dobbiamo
schierarci. Bisogna combattere”, e altre amenità del genere. Certo, ma poi a
fare la guerra mica ci vanno questi che la invocano.
Non difendo l’Islam in
quanto tale, ma difendo la buona fede di milioni persone di islamici, anche quelli che vivono
in Europa e in Italia, a cui si è chiesto di fare pubblica condanna di questi
atti terroristici. Hanno fatto bene
a tacere, perché in ogni caso, qualsiasi
cosa avessero detto, visto il panico mediatico che stanno scatenando politici e
giornalisti, sarebbe stato distorto, manipolato e manco sarebbero stati
creduti, perché alla fine anche loro sono vittime, come è stato vittima il poliziotto musulmano
che aveva fatto giuramento alla bandiera francese, freddato dai terroristi.
L’Europa, le
Istituzioni Europee, i politici italiani e i cittadini italiani devono innanzitutto
interrogarsi sul significato vero di libertà, perché troppo spesso si crede che
libertà significhi fregarsene degli altri, in nome del proprio libero arbitrio.
Ebbene, questa non è libertà, questa è anarchia, è assenza di regole e l’assenza
di regole certe per tutti, fa covare nel tempo anche questi mostri, sebbene a
questi le armi morali siano state messe in mani da altri: ossia su chi, nel
nome assolutamente relativo della libertà assoluta di satira, ha permesso che
si passasse sopra tutto, a tutti. A sentimenti, a credi, a culture, non importa
che queste culture siano islamiche, cattoliche,ebree o di altre confessioni
religiose non appartenenti alle tre religioni monoteiste.
Le stragi di Parigi
sono i frutti avvelenati di questa libertà, che oggi va sotto il nome assurdo
di t”tolleranza”.
Personalmente trovo
osceno il termine “Tolleranza”, perché tolleranza significa solo mandare giù
e/o far mandare bocconi amari nel nome del diritto – arbitrario – proprio e/o
dell’altro, e questo diritto ci ha resi proni e/o arroganti, lavando il cervello, mentre il termine più
corretto dovrebbe essere accettazione, perché la tolleranza è come una bombola di gas , prima o poi esplode, con esiti deflagranti.
Il termine migliore è reciprocità, ma il
termine reciprocità e riconoscimento reciproco è un termine sconosciuto alla
razza umana, visto che il più delle volte è la politica, per interessi economici apparentemente occulti,
che soffia sul fuoco delle divisioni, fomentandole e facendo leva sugli istinti più biechi dell’essere umano,
il quale, come un fuscello al vento, è facilmente manipolabile.
Marco Bazzato
10.01.2015
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