sabato 5 settembre 2009

Dino Boffo si è dimesso


Dino Boffo si è dimesso, come era stato pronosticato dal mio articolo del 02.09.2009, intitolato “Dino Boffo dovrebbe dimettersi da L’Avvenire.

Bisognerebbe saper rendere onore agli sconfitti, sempre. E nel caso di Dino Boffo l’onore da tributargli dovrebbe essere doppio, in quanto le dimissioni – seppur non mai pubblicamente richieste dalla Cei – sono divenute reali dopo due tira e molla di Boffo con il Cardinale Angelo Bagnasco che formalmente, per rispetto del protocollo, le aveva respinte, ma alla terza botta, con un corale respiro di sollievo, essendo irrevocabili, sono state accettate.

Ma qui l’onore dopo gli ultimi sviluppi, con l’accusa al morto, è morto.

Ora anche lì, in Vaticano, la porta teorica che dovrebbe condurre al Paradiso, sanno che la caduta nei meandri sulfurei dell’inferno, tra le fiamme perenni e stridor di denti della carne che arde, può essere questione di un attimo, a causa delle pene, non importa se sottoforma di sanzioni pecuniarie, inflitte dal braccio secolare – la giustizia laica dello Stato italiano – o se inflitte dalla Chiesa stessa che silenziosamente grida che il pubblico ludibrio che ha intaccato il quotidiano CEI, scatola cinese legale della Santa (?) Sede deve essere allontanato, scacciato ed esorcizzato quanto prima, anche se ne dichiara pubblicamente la stima.

Le espressioni reali, quelle private, non siamo tenuti a d esserne al corrente, ma dentro la mente d’ognuno, possono immaginare quali possano essere state, secondo alcuni maligni, bestemmie incluse.

Nelle orecchie degli alti papaveri delle gerarchie ecclesiastiche potrebbe continuare a risuonare ancora il fischio assordante dei fragori della battaglia mediatica appena conclusa, con la mente gli echi delle ricadute negative per il danno d’immagine non indifferente che questo scandalo pruriginoso di matrice eterofobica, perché di questo si tratta, di un maschio che molesta un esponente dell’altra metà del cielo – una donna – per giungere senza problemi nella caverna del peccato del suo – brrrrr – “amato”, trincerandosi dietro le colpe di una persona scomparsa, morta, che non può nè confermare e né smentire d’essere stato l’autore delle molestie telefoniche che hanno potato alla sanzione amministrativa, inflitta dal Tribunale di Terni, a Dino Boffo, in quanto a dire dello stesso Boffo, come un novello Gesù Cristo, si sarebbe addossato le colpe per proteggere drogato.

L’eterofobia è quella forma di odio che una persona seguace, secondo il cattolicesimo, delle inclinazioni di Sodoma, infligge – anche sottoforma di molestie telefoniche – contro un membro del sesso opposto, per arrivare al bramato atto concupiscente di congiungimento carnale con un esponente del proprio sesso.

Ora l’ex direttore Boffo, che afferma che questa vicenda ha danneggiato, violentandolo nei suoi affetti familiari più cari, imputando la colpa all’attacco virulento scatenato da Il Giornale di proprietà della famiglia Berlusconi – Paolo Berlusconi, per l’esattezza – diretto da Vittorio Feltri, reo d’aver pubblicato una velina di dubbia provenienza. E su questo bisogna dare atto a Dino Boffo d’aver ragione, in quanto “Il Diavolo fa le pentole senza i coperchi” e la mancanza dei coperchi era la velina stesa, acclusa a detta di Vittorio Feltri nella sentenza che sanzionava amministrativamente Dino Boffo, con un’ammenda pecuniaria di 516 Euro.

Senza entrare oltre nel merito della questione, è necessario però far notare che l’ormai ex direttore de L’Avvenire ha sempre negato di non essere omosessuale.
Dando per buona la sua affermazione però resta da capire come mai una persona debba essere sanzionata per aver molestato telefonicamente una donna – regolarmente coniugata – se alle spalle di tutto ciò realmente non esisteva assolutamente nulla.

Nessuna persona infatti andrebbe a prendersela con la moglie di un altro se costei non avesse fatto qualcosa di sgradito o stesse facendo di tutto per tenersi il proprio marito – il che cattolicamente ed eticamente è una virtù – combattendo per lui come suo diritto. Alla luce di questo sorge un altro dilemma: ossia il silenzio assordante del marito della donna che ha preferito rimanere nell’ombra, lasciando che la moglie affrontasse, rivivendo almeno in parte, il suo dramma personale. Un uomo che ama sua moglie e che non intrattiene relazioni extraconiugali, non importa se etero – e nel male sarebbe comunque un bene – od omosessuali, dovrebbe per l’onore che lo lega nel vincolo matrimoniale a non aver timore di rivelare la verità, senza lasciare che la legittima consorte resti sola nell’affrontare la tempesta mediatica.

In ogni caso va ricordato che l’unica vera vittima di questa storia non è Dino Boffo, ma la donna molestata telefonicamente, a lei e solo a lei avrebbe dovuto andare la solidarietà del mondo politico, soprattutto di quella sparuta rappresentanza femminile che però, forse complice gli ultimi scorci d’agosto, ha preferito rimanere in silenzio, senza diramare nessuna nota di condanna – nonostante la recente leggi antistalking da poco approvata dal parlamento italiano.

Ecco lo schifo. Politicastri e politicastre tacciono sulla vittima e solidarizzano con il colpevole, secondo gli atti ufficiali del Tribunale di Terni. Nemmeno Ponzio Pilato sapeva lavarsi le mani così bene.

C’è un’ultima cosa che fa riflettere proprio su Dino Boffo: prima fa il signore accollandosi le colpe per difendere un drogato, non sporge denuncia se qualcuno usa il suo cellulare e paga la multa quando gli viene commutata dal tribunale. Poi quando scoppia il bubbone pubblico eccolo che dimentica la signorilità e la nobiltà d’animo che aveva profuso a piene mani, e senza pensarci due volte tira fuori la storia – a suo dire – vera di quella vicenda, incolpando il morto. Bella faccia tosta!

Il punto essenziale, nonostante quanti cerchino di spostare il problema e l’interesse dei lettori, non è la velina acclusa alla sentenza d’ammenda del Tribunale di Terni che da mesi – a detta di molti – girava tra le Curie italiane, ma la sentenza d’ammenda stessa che il Boffo tergivisando ha cercato di far passare per carta straccia come la velina, rimangiandosi perfino l’atto eroico – a suo pensare – d’essersi autoaccusato delle molestie.

Tutto questo per salvare il “carnefice” non la vittima di molestie sessuali da parte di un cattolico che invece di seguire le strade del Signore ha scelto le vie di Sodoma.

E questo al Vaticano non piace. No, No! Nonostante che Benedetto XVI abbia detto “Dio persegue le colpe, ma protegge i peccatori". Sfortunatamente il peccato è attaccato all’uomo come la carta moschicida o come i tarzanelli attaccati alla parte esterna del colon.

Marco Bazzato
05.09.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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