Ma il punto nevralgico della storia è un altro: può un omosessuale, di cui sembrerebbe che le tendenze fossero note da tempo, dirigere il quotidiano dei vescovi, quando le posizioni della Chiesa nei confronti dell’omosessualità sono note.
Peggio ancora, può un omosessuale condannato per molestie telefoniche ad una donna ad un ammenda pecuniaria essere il direttore di un quotidiano cattolico?
Evidentemente no, tant’è che alcune voci di corridoio, pubblicate in questi giorni dai quotidiani lo danno prossimo alle dimissioni, nonostante la pubblica difesa – ipocrita – delle alte gerarchie vaticane che hanno rinnovato – a parole – la fiducia all’omosessuale con un passato da molestatore telefonico.
Ma se certe voci giravano da tempo, possibile che le gerarchie ecclesiastiche, sempre così attente a salvare le apparenze, non abbiano chiesto al diretto interessato lumi sulla vicenda, proprio in virtù del fatto che, oltre all’estratto del casellario giudiziario, girava acclusa anche una lettera anonima?
Strano, la chiesa solitamente e – come ha dimostrato lo scandalo dei preti pedofili negli Stati Uniti – cerca sempre di lavare i panni sporchi in casa, evitando – per quanto possibile – il pubblico ludibrio che fa male ai ricavi economici, questa volta protegge fin troppo un omosessuale condannato per molestie telefoniche, che addossa la colpa ad un tossicodipendente – morto – che non può difendersi.
Ora però sorge il dilemma: Boffo dopo il danno d’immagine cagionato alla Chiesa può rimanere a dirigere l’Avvenire? Non importa che sia colpevole o innocente, quello lo appurerà il tempo, ma c’è l’immagine del quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana da salvaguardare, a tutti i costi e certo il dubbio non fa bene nè alle vendite, ai Vescovi e ai cattolici più oltranzisti e radicali che vedono negli atti omosessuali, come aveva già dichiarato a suo tempo Giovanni Paolo II: “Intrinsecamente disordinati” e Boffo e la compagine vescovile dovevano esserne necessariamente al corrente.
La conferenza episcopale italiana e di riflesso lo Stato Città del Vaticano, indipendentemente che la velina su Boffo sia vero oppure una patacca, si trova tra l’incudine e il martello, in quanto o accetta le dimissioni del direttore, oppure , in caso di respingimento, le donne cattoliche dovrebbero infuriarsi come aquile e le famiglie etero, le uniche esistenti sia in natura sia riconosciute dalla chiesa cattolica, dovrebbero boicottare per almeno sei mesi tutte le funzioni religiose, risparmiando un bel gruzzolo all’offertorio ed il prossimo anno devolvere l’otto per mille, non alla chiesa cattolica, ma o allo Stato italiano, oppure ad altre confessioni che non tengono omosessuali nei gangli di potere cattolico, per avere almeno un minimo di coerenza pubblica e di rispetto proprio nei confronti del magistero della Chiesa.
Fa riflettere, alla luce di questo scandalo di molestie omosessuali, il silenzio dei Teodem, fortemente critici, tra le altre cose, nei confronti di un eventuale legge antiomofobia. Questo silenzio, colpevole e imbarazzante, per tutti quelli che si dichiarano a favore dell’ortodossia cattolica più radicale anche su temi legati allo scontro tra omosessualità e cattolicesimo, porta a riflettere sul radicalismo relativistico – di matrice secolare – tanto osteggiato, in via teorica dall’imperatore tedesco dello Stato Città dei Vaticano e dai suoi anfitrioni, inapplicato però nei fatti, o almeno in questo, senza remora alcuna, secolarizzando il magistero stesso della Chiesa Cattolica. Bravi!
Ora in molti temono un’ eventuale guerra a colpi di scoop giudiziari, di imbarazzi privati e d’interesse, ma se così fosse, sarebbe per l’Italia un piacere, una necessità, un bisogno di pulizia etica, morale e giudiziaria che da tempo latita e di cui in molti, soprattutto i cosiddetti poteri forti, temono come la peste, in quanto potrebbe far vacillare molte poltrone se venissero pubblicati dal centro destra gli altarini nascosti del centrosinistra e viceversa.
Con gioia, parafrasando un proverbio cinese “Attendiamo in riva al fiume che i cadaveri dei nemici passino” si spera che siano tanti.
Per concludere, citando un passo del Vangelo secondo Luca: “Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che ì non sarà conosciuto.
Le gerarchie ecclesiastiche che oggi esprimono tanta solidarietà per le vicende di Dino Boffo, direttore dell’Avvenire, almeno questo passo del vangelo, sempre che non lo rinneghino, dovrebbero non solo conoscerlo a menadito, ma soprattutto applicarlo alla lettera, senza solidarietà ed ipocrisie pelose. Evidentemente il messaggio Cristico da secoli, vista la storia dello Stato Pontificio prima e dello Stato città dei Vaticano poi, è stato rimosso, come un virus malefico che appesta i pensieri, da tempo nelle menti e nei cuori delle alte gerarchie vaticane, partendo dal suo monarca assoluto, passando per vescovi e cardinali, fino all’ultimo dei prevosti di campagna.
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