lunedì 30 marzo 2009

Berlusconi: «Più potere al premier»


Si dice che nei Paesi dell’ex blocco sovietico, in tempi di crisi economica, per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai reali problemi, si tenessero dei mega congressi, per narrare – mentendo – cosa si era fatto e cosa restava da fare, lasciando sotto lo zerbino l’immondizia dei veri problemi dei Paesi, per non turbare le masse che dovevano essere asservite al potere.

Lo stesso faceva anche la Buon’anima di Benito Mussolini, con i suoi mega comizi dal balcone di Piazza Venezia, a Roma.

Nei giorni scorsi è andata in onda l’ennesima replica degli eventi della storia passata, peccato che molti dei presenti e la maggior parte degli italiani, mentalmente logorati dai vari X-Factor, Fattoria e Grandi Fratalli vari abbiano subito una lobotmia mia della memora storica senza precedenti. E oggi non riescono a rendersi conto che il copione si sta ripetendo. Infatti, per la politica, indipendentemente dal colore, gli archivi sono una pericolosa bomba ad orologeria, che dovrebbero essere rimossi e distrutti, sempre, il più in fretta possibile, a meno che non siano utili, nei tempi e nei modi migliori, al potere stesso.

Si è conclusa infatti domenica, per acclamazione popolare, da parte dei delegati, l’ennesima vittoria, acritica, di Silvio Berlusconi, contro la plebe. Questi infatti è stato nominato, per acclamazione, nuovo segretario de PDL, il soggetto politico nato dalla fusione di Allenza Nazionale con Forza Italia, ricreando, di fatto, la Balena Bianca: La Democrazia Cristiana, che di cristiano naturalmente, il PDL, non ha nlla, sebbene abbia la pretesa di autodefinirsi difensore della cristianità e del vaticano stesso, nonostante il nuovo segretario del PDL e l’ex delfino del missino Giorgio Almirante, Gianfranco Fini, siano sposati e divorziati, e che Silvio Berlusconi non faccia mistero delle sue continue conquiste amatorie, da vero tombeur de femmes, rendendo cornuta l’attuale concubina, secondo il cattolicesimo, Veronica Lario, che stranamente tace e non si ribella mai. Eppure gli sherpa, i delegati del nuovo partito “cattolico” gli battono anche le mani. Alla faccia della coerenza.

Ma il comizio finale del futuronuovo segretario del PDL, Silvio Berlusconi, è stato di un qualunquismo senza fine, un concentrato di populismo degno della casalinga di Voghera, con tutto il rispetto per le casalinghe italiane e non solo, un discorso imperniato sul vuoto pneumatico di contenuti e proposte, infarcito della cosidetta demagogia della “Libertà” – la loro – non quella degli altri, naturalmente, che da quasi tre lustri sta facendo sproondare il Paese sotto lo zerbino dei Paesi industrializzati, impoverito fino all’inverosimle da pratiche depredatorie nell’economia, nella scuola, nella cultura, nella scienza, ma sopratutto nella libertà d’espressione che ha sta facendo si che l’Italia, per quanto riguarda la libertà di stampa sia al livello dei più beceri paesi ditattoriali, in quanto i i principali canali televisivi nazionali _Rai e Mediaset – sono praticamente a reti, quasi, unificate da Endemol Italia, come il pensiero unico che vorrebbe imporre al Paese, Sivio Berlusconi.

Non c’è dubbio, viste le proposte che ha avanzato durante il suo comizio d’insediamento Berlusconi, che il rischio deriva populistico ditattoriale potrebbe nei prossimi mesi essere reale. Potrebbe perchè nel centrosinistra, manca il progetto, la visione l’idea, la vera alternativa democratica alla deriva che si sta compiendo ogni giorno di più e anche il nuovo segretario, nonostante la buona volontà, non riesce a risalire una china, che da anni sembra inesorabile, imposibilitato a parlare e capire la base del suo partito, chiuso dentro un bunker di neoideologismo, dove, come i suoi predecessori, vorrebbe coniugare salotti buoni, i preferiti dalla nomeklatura, con la base, la piazza, i lavoratori, visti quasi come soggetti ingombrati e scomodi, rimasugli di un passato di staliniana memoria, che non vogliono smettere di rivendicare i soliti stantii diritti: occupazione, lavoro, sicurezza sociale ed economica. Slogan forse oggi sentiti da un certo tipo di centrosinistra, come antistorici e anacronistici, per questo preferiscono “accoppiarsi” con la grande finanza, le banche, gli speculatori finanziari – che non condannano mai apertamente piuttosto che tendere una mano a tutti coloro che per vivere sono costretti, a differenza dei politici, a lavorare, invece che perdersi in banali discussioni da bar, chiamate oggi congressi, che dicono molto, ma non risolvono mai nulla, anzi, fanno peggiorare sempre di più, facendo cadere in un abisso sempre più profondo la società, che poi vede nei novelli salvatori della civiltà personaggi come Silvio Berlusconi, interessato solo alla sua libertà, fregandosene bellamente di quella altrui, tant’è che vorrebbe candiarsi, e riuscirà a farsi eleggere, al Parlamento Europeo. Quindi, in caso di elezione, come farà ad essere Presidente del Consiglio in Italia, e parlamentare Europeo, seguendo nel contempo i due parlamenti. La cosa sa molto da “Arlecchino servitore di due padroni” di goldoniana memoria.

Una volta, in tempi di maoista memoria, era reato di lesa maestà controrivoluzionaria, disturbare Mao, il Grande Timoniere. Oggi il grande timoniere risiede ad Arcore, a Palazzo Chigi, anche se vorrebbe Il Colle, Villa Certosa in Sardegna e molto altro.

Un tempo, durante il periodo di libertà rivoluzionaria in Cina, nessuno doveva disturbare il “Grande Timoniere”. Oggi, seppur in forme diverse, il maoismo sta tornando, sotto la nomea del Popolo della Libertà, con un grande comunicatore, che negli anni settanta e ottanta veniva definito dai suoi detrattori più accesi: Il venditore di Aspirapolveri. E quello che negli ultimi anni sembra essere stato aspirato a troppi italiani è la facoltà di capire e comprendere che la storia si sta ripetendo, che tutto nei libri è già stato scritto, basterebbe aprirli e fare le debite somme, ma questo ai più, oggi, risulta un esercizio troppo difficile, meglio rincitrullirsi di pelle parole, veline, Amici Vari ed X-Fatctor. Questa è la cultura dell’italiano informatizzato e collegato col mondo nell’erea della comunicazione in tempo reale. Per capirlo basta guardare lo share di certe trasmissioni. Ma anche questo è troppo difficile da fare. Questa non curanza, ricadrà, prima o poi, sui capi di tutti i cittadini italiani.

Incrociamo le dita, se dovesse andare male, a questo infausto evento manca poco, troppo poco, e quando lo si capirà, sarà troppo tardi.

Marco Bazzato
30.03.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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