Annozero, nonostante gli attacchi strumentali dell’opposizione politica al governo di centro sinistra, , che ne ha osteggiato la messa in onda del documentario, ritenuto offensivo per la chiesa, ha saputo tenere le redini della discussione, senza scadere nell'attacco anticlericale, anzi dando spazio,forse eccessivo e sicuramente non usato al meglio, per permettere di dire le ragioni dello Stato Vaticano.
Fermo restando il principio – sancito dalla legislazione italiana – che le responsabilità dei delitti di pedofilia ricadono sui singoli, nessuno, nè il conduttore Michele Santoro, nè il Professor Oddifreddi - noto matematico e "ateo impertinente" -hanno posto a monsignor Fisichella la fatidica domanda: Quanti sacerdoti italiani, al termine del processo canonico,sono stati consegnati alle braccia della giustizia secolare e laica dello Stato Italiano?”. L’aver posto questa domanda, avrebbe forse sicuramente portato ad affrontare direttamente e senza reticenze da parte di nessuno il vero nocciolo della questione, senza perdersi in divagazioni, o distinguo, a volte pesantemente inutili.
Va ricordato che storicamente il Tribunale dell'inquisizione, o sant'Uffizio, oggi Tribunale per la Dottrina delle Fede, non ha mai avuto timore, a costo d'essere impopolare di consegnare alla giustizia secolare gli eretici, o quanti si erano macchiati di crimini contro la morale, e l'esempio universalmente conosciuto, è l'arrostimento di Giordano Bruno – che pedofilo non nera – per cui, non si capisce, perché oggi in epoca concordataria, si debba rimarcare in modo così netto – in special modo per casi di singoli individui, come affermato da Monsignor Fisichella – la distinzione tra due stati sovrani – dimenticata e/o rimossa in moltissimi altri frangenti – dove si fatica a capire, se un sacerdote italiano, ma non solo, debba essere giudicato esclusivamente da un Supremo Tribunale ecclesiastico, continuando a muoversi in silenzio, che può essere interpretato come rispetto nei confronti delle vittime e degli accusati, ma anche come un modo per tenere lontani gli evidenti danni d'immagine, che questi singoli atti criminosi e criminali cagionano alla chiesa, contraddicendo l'affermazione che questi atti ricadono come colpe individuali del singolo. Visto che giuridicamente è cosi, perchè la chiesa stessa, non chiede ai suoi ex accoliti, dopo averli consegnati alla laica giustizia, i danni d'immagine ai condannati prima in sede ecclesiastica e poi in sede laica?
Avocare le cause di pedofilia al solo tribunale ecclesiastico, che per quanto degno di rispetto e considerazione, che è comunque un tribunale di uno Stato Straniero, è offensivo in primo luogo per le vittime degli abusi, perchè per l'infame che ha cagionato il reato, dopo averne acclarate le responsabilità, non dovrebbe essere fornita nessun tipo di protezione, nemmeno all'interno di monasteri, visto che ne va – anche in quel caso – del buon nome della chiesa, e mantenere una mela marcia dentro un convento è irriguardoso per la stessa , facendole perdere credibilità agli occhi dei fedeli, ma sopratutto agli occhi dei laici, che sovente usano pretesti discutibili per attaccarla nella sua globalità.
Michele Santoro e gli autori hanno avuto coraggio, certo un coraggio non facile, in tempi, dove la volgarizzazione e l’attacco politico, spesso è strumentale, e dove Marco Travaglio, con la consueta corrosività della sua penna, ha saputo dare un tocco di moderno laicato, rimanendo entro i confini di un corretto rispetto, nei confronti della chiesa e dei milioni di fedeli, che proprio grazie anche al video trasmesso dalla Rai, hanno avuto l'opportunità usare la propria ragione in modo libero e cosciente, senza per questo sentirsi all'angolo, sovente da partigianerie politiche irriguardose ed irriverenti.
Paradossalmente però, la chiesa sebbene non ne esca con le ossa rotte, non ne esce rafforzata, in quanto, le ragioni della ragione, in troppi momenti della trasmissione, hanno mostrato un certo arroccamento e una difficoltà nel mantenere le posizioni, sebbene conduttore e ospiti in studio, abbiano cercato di mitigare al massimo l'imbarazzo di Monsignor Fisichella, che forse avrebbe preferito trovarsi sicuramente altrove.
Marco Bazzato
01.06.2007
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