sabato 8 novembre 2008

Barack OBama: Un nero alla Casa Bianca


Effettivamente sembra un ossimoro: un uomo di colore alla “Casa Bianca”. In molto forse si chiederanno se visto il cambiamento radicale – per fortuna si spera – di rotta, che vede per la prima volta nella storia di questo Paese ancora impubere, capriccioso, armato fino ai denti, guerrafondaio quasi per dogma dei Padri Fondatori, l’unico Paese al mondo ad aver usato – per ben due volte – la bomba atomica contro i civili, in una guerra già vinta, solo per sperimentarne gli effetti, un Paese che voleva candidare un ex prigioniero di una guerra perduta, assurdamente definito eroe, perché è stato così poco accorto, perché si è fatto catturare, se ora la White House in onore del suo nuovo inquilino sarà ridipinta, diventando la “Blak House”.

Barack Obama l’abbronzato, come l’ha definito Silvio Berlusconi – lui dice scherzosamente – dando dell’imbecille a chi non approvava la sua battuta, mettendo l’Italia alla berlina, e facendoci bacchettare come se il Primo Ministro italiano – con le sue esternazioni – rappresentasse una masnada di ignoranti, dove a parte qualche spaurito gruppuscolo di rincitrulliti “bacia deretano” , la maggioranza degli italiani, anche quelli non di centro sinistra,avrebbero voluto nascondersi sotto terra, dopo le “boiate” geriatricamente sparate dal nostro esimio settantaduenne, che invece di guidare un Paese, come ormai si fa solo nei Paesi dittatoriali, dovrebbe restarsene a casa a giocare coi nipotini, visto che della sua “esperienza” come la chiama lui, tutti ne farebbero volentieri a meno, guadagnandoci, se al suo posto, ma non certo Veltroni, ci fosse una persona più giovane, preparata con un minimo di buona creanza istituzionale, non solo in patria, ma anche all’estero, quando si rappresenta – a nome di tutti i cittadini – il Paese.

Ora sperando di non essere tacciati di razzismo, per dirla com’era nominato il figlio di Tex Willer, Kit: il mezzosangue, il meticcio, perché figlio di padre bianco e madre indiana, un po’ com’è per il neoeletto, ma a parti invertite: madre bianca e padre di colore, alla fine – come la genetica, secondo natura impone – un mix, che però spesso può dar adito a malelingue, dove però non può essere né pensato, né detto, né scritto, altrimenti si rischia di beccarsi il Brand – di moda – di Razzista, ma che indipendentemente dall’orientamento della pigmentazione dell’epidermide del nuovo presidente, tutti si augurano, a parte i perdenti che tifavano per “l’eroe” della guerra perduta in Vietnam, dove in posizione servile si poneva anche l’attuale Presidente del Consiglio italiano, che questi riesca ad invertire la rotta de “La corazzata Potëmkin” americana allo sbaraglio, che sappia far evitare al “Titanic America” l’iceberg che si è auto costruito per anni, facendo piombare l’economia mondiale in uno stato semi comatoso, senza che nessuno sia stato – come si faceva ai bei tempi della “Frontiera” impiccato a qualche quercia e poi sepolto senza complimenti nella “Collina degli Stivali”.

In molti forse vorrebbero – si spera che il nuovo presidente decida positivamente a tal proposito – veder prima flagellati, poi incamminarsi tra ali di folla urlanti e lancianti pietre e sputi, e appesi sulla “Collina del Cranio”, terminando il loro “Calvario” terrestre a penzoloni, i colpevoli, le Teste dei Pesci, le prime che da tempo puzzavano, ma che tutti hanno volutamente – per l’interesse di sostenersi a vicenda, come il Gatto e la Volpe di Collodi – scambiato per un nuovo aroma d’acqua di Colonia. Ma per realizzare questo favoloso sogno storico, questo gioco usato dai Romani contro i ladri, quando veramente erano una grande civiltà ed un grande impero, non oggi, che al grido di “Più diritti per Tutti”, impongono il dovere di tolleranza a tutti i costi, usando i manganelli contro i più deboli e piegandosi vigliaccamente ai Poteri Forti, ci vorrebbe un coraggio politico oggi totalmente deficitario, non solo in Italia, ma soprattutto negli Stati Uniti, paese che ha dato il via all’ecatombe economica, con la complicità di fondi d’investimento, banche e banchieri di mezzo mondo, che hanno coscientemente invitato il parco buoi dei risparmiatori – come accaduto per il crak Parmalat – ad acquistare azioni o fondi che sapevano già in partenza essere avariati, e che se fossero stato cibo scaduto od adulterato, trovato in un qualche negozio avrebbe improvvisamente comportato la chiusura dell’esercizio commerciale e la confisca della merce, regole però che la grande speculazione economica non applica a se stessa,in nome del liberismo assoluto e senza regole, che ha come risultato finale il tracollo che tutti i cittadini subiscono, senza che non si sappia – ad alcun livello politico ed economico – come arginare il problema, creando una vera inversione di rotta ed un etica vera anche nel cosiddetto grande mondo – composto da nani e ballerine – della finanza internazionale.

Barack Obama ha un compito arduo, anche se ci è già riuscito almeno in parte, conquistare “Cuori e Menti” come hanno provato a fare per quasi dieci anni con i Vietcong, chiamati anche “Charlie”, salvo poi scappare come vigliacchi e – lasciandosi alle spalle devastazione e morte – da Hanoi come cani bastonati, sconfitti da villici male armati, come sta accadendo, guarda un po’ in Iraq e in Afganistan, con la grande Coalizione della Libertà che sta perdendo accoliti, visto che la Bulgaria ha deciso di ritirare il suo contingente dal teatro di guerra Iracheno.

Barack Obama – se glielo lasceranno fare – dovrà dare un segno di discontinuità imperialista, ritirando le truppe d’occupazione dai due Paesi invasi, presentandosi al mondo non come nazione vincitrice, ma nuovamente, dopo il Vietnam, come Paese vinto, perdente in patria,vista la crisi economica ammazza investimenti, e all’estero, come conquistatore perdente, privo di credibilità politoco-economica sullo scacchiere mondiale, solo così gli Stati Uniti potranno – forse – tornare ad essere quel faro di ci-viltà, che vorrebbero inglorosiamente continuare a far credere, altrimenti, con Barack o senza Barack, sarà per gli U.S.A. e per il mondo l’abisso.

Marco Bazzato
08.11.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/

1 commento:

  1. Davvero interessante. Faccio riferimento al tuo stile e all'argomento trattato. Sai, anch'io sono uno scrittore (e forse anche un giornalista) in erba. In passato mi è capitato di pubbliacare fanfiction su riviste nazionali quali Telefilm Magazine e Series - Il mondo dei telefilm. Se vuoi possiamo dispensarci consigli a vicenda. Se vuoi contattarmi lascia un commento a un post del mio blog: www.andrea-cinalli.blogspot.com

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