Cardinale Antonio Maria Rouco Varela
Questi infatti tutt’ora non gradiscono il processo di riscoperta della memoria strorica del presidente Zapatero che vuole mettere fine a decenni di rimozioni – dietro pressioni ecclesiastiche – che coinlgono direttamente la chiesa spagnola. Infatti per la stessa esistono memorie e memorie. Memorie che vanno contro per assurdo al senso di verità assoluta propagandadata – quando fa comodo – da Benedetto XVI, ma se si stratta di memoria storica imbarazzante non deve comparire nei testi scolastici, non deve essere ricordata, ma rimossa dalla coscienza collettiva, affinchè le giovani generazioni siano private del diritto di sapere e conoscere. E alla luce di questo sorge la domanda spontanea: perchè la Chiesa cattolica romana e spagnola non attuano questa rimozione nei confronti della Shoa? La risposta potrebbe essere: le vittime del franchismo essendo di sinistra possono essere tranquillamente calpestate e dimenticata la memoria.
Una parte della Spagna, sopratutto la chiesa spagnola ha paura della verità, ha paura delel verità storiche che potrebbero emergere, ha paura di fare atto pubblico d’ammenda delle proprie responsabilità non solo storiche e politiche, ma anche penali che l’apertura degli archivi potrebbe comportare, e quindi parte all’attacco del giudice ateo, reo – al loro dire – di voler intaccare le radici cristiane occidentali, mentre chiaramente è solo un problema di “strizza” all’ennesima potenza.
I vescovi spagnoli attaccano come tori imbufaliti gridando allo scandalo per la decisione di un giudice che ha imposto che i crocefissi debbono essere tolti dai lughi pubblici, andandoci giù pesantemente con gli anatemi – leggesi maledizioni – che sputano ad ogni piè pari.
Questi pensano di vivere ancora ai tempi del pensiero unico medioevale – Galileo e Giordamo Bruno docet – con la presunzione di imporre il loro volere, anche a coloro che non si riconoscono nei valori diattoriali di natura teocratica.
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La laicità, esattamente come la religione, ha bisogno dei proprio spazi per essere rivelata, facendo si che ogni persona, priprio per il rispetto dell’individualità privata delle singole credenze religiose, ormai ampiamente diffuse grazie alla società multietnica, ed i luoghi pubblici, appartenendo a tutti non devono essere un ricettacolo di simboli, che in base ad ogni cultura d’appartenza assurgono ad un significato diverso, meritando ogununo il medesimo rispetto.
Il crocifosso per i credenti è un simbolo religioso da rispettare ed adorare, ma non va dimenticato che per quasi duemila anni nel Suo nome si ha ucciso, distrutto, cancellato, raso a suolo vestigia passate, si sono demoliti Templi considerati pagani, o sono stati riconvertiti alla nuova divinità dominante, come per opposto il crocifisso stesso è stato visto come simbolpo – dell’individuo – del riscatto tramite la Fede personale e sociale.
Oggi il Crocifisso è laicamente un simbolo scomodo, un immagine che deve essere messsa esclusivamente nei luoghi di venerazione appropriati, non per cancellarlo dalla storia, ma proprio perchè esso ha la sua storia, che nonpuò esser confusa col preente attuale, così diverso dal passato prossimo e remoto, dove l’imposizione ecclesiastica ha dominato per quasi venti secoli sulle menti e sulle coscienze delle persone, plasmandole a volte in modo positivo, ma spesso – specie certe gerarchie religiose, vittime della loro stessa ignoranza e sete di potere sulla psiche altrui – in modo negativo, ed è proprio per questo che un cardinale integralisto-talebano afferma che "A volte è necessario saper dimenticare".
Marco Bazzato
26.11.2008
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