martedì 27 maggio 2014
Ma il “Made in Italy” italiano è veramente buono?
È da molto tempo che ho iniziato
a dubitare della cosiddetta bontà e genuinità del “Made in Italy”. Più passa il
tempo e più mi rendo conto, ma non solo io, anzi, la cosa è abbastanza
eterogenea tra gli italiani che vivono all’estero, che gli italiani in casa
sono sottoposti a un continuo e costante lavaggio del cervello da parte dei
media, che se la tirano tanto con il cosiddetto falso “Made in Italy” o perché si
usano delle analogie, usando un tricolore che potrebbe richiamare – lentamente –
all’Italia, secondo gli italiani, visto che non è detto che fuori dai patri
confini, gli stranieri debbano essere obbligati a conoscere i colori della
bandiera italiana.
I salumi italiani sono i migliori
al mondo! E chi lo dice? Gli italiani. Ah.
Il prosciutto crudo italiano è il
migliore al mondo! E chi lo dice? Gli italiani. Ah!
I formaggi italiani sono i
migliori al mondo, per via delle diversità italiane. E chi lo dice? Gli italiani.
Ah!
L’olio italiano è il migliore al
mondo. E chi lo dice? Gli italiani. Ah.
E si potrebbe continuare.
Peccato però che le cose non stiano
come ce l’hanno contata.
Ci sono un sacco di prosciutti
cotti, crudi e cotti stranieri, che, dispiace dirlo, sono mille volte meglio di
quelli italiani e costano assai meno. Lo
stesso dicasi per l’olio di oliva, per i pomodori. Stendo un velo pietoso sulla
passata di pomodori italiana, perché se ci penso, mi girano ancora le balle.
A tal proposito vi racconto il
primo dei due aneddoti. La settimana scorsa abbiamo acquistato – finalmente-
della salsa di pomodoro italiana. Prodotta in Italia, inscatolata in Italia ed
esportata. Bene mi sono detto: finalmente il sapore della mia terra. Il sole
dei pelati italiani, del sugo fatto secondo la tradizione.
Bene una sega! Bene un cazzo!
Bene una fava! Bene una michia! E con le parolacce potrei proseguire ancora a
lungo. Sta di fatto che la famosa e mitica salsa italiana, tanto bramata, prima
di mangiarla con tagliatelle e ragù, faceva letteralmente, come diceva un mio
conoscente di tanti anni fa, “schifo al cazzo!” Il sugo era insipido. Forse ci
stava il sole di qualche infima stella dello spazio profondo. I pomodori
sapevano quasi da suola di anfibio che ha camminato dentro una stalla piena di
vacche. Insomma: una vera cloaca.
Queste parole sono offensive per
il “Made in Italy” del Bel Paese? Beh, se quel prodotto e intanto mi riferisco
a quel prodotto era una schifezza, certo non è colpa mia della sua pessima
qualità. La colpa semmai e la tragedia è che in Italia si produce e gli
italiani acquistano tale schifezza, almeno secondo il mio palato!
Lo stesso dicasi per i salumi
italiani. Lo scorso anno acquistai in un negozio rinomato di Sofia, Bulgaria,
dei salumi italiani. Anche in quel caso, come avvenne poi in seguito per il
sugo di pomodoro, mi dissi, prima di mangiarli: “Finalmente, veri salumi
italiani”…bleah. Mio zio, pace all’anima sua, che i salumi li faceva in casa,
ammazzando il porco, si sarebbe rivoltato nella tomba, se gli avesse
assaggiati. Un vero obbrobrio. Si è salvata solo il prodotto più economico: la
mortadella. Con lei nulla da eccepire. Ma per tutto il resto, disgusto
assoluto. Sicuramente, a mio avviso, il prosciutto crudo bulgaro non ha nulla
da invidiare a quello italiano, anzi, per certi aspetti potrei dire che è
addirittura di qualità migliore e costa relativamente meno.
La battaglia portata aventi, assurdamente,
dall’Italia, anche in sede Europea è, per fortuna una battaglia che spero sia
persa in partenza, per un motivo molto semplice. Chi vive fuori dai patri
confini italiani, se ne strafotte del “Made in Italy”, anche se sull’etichetta
ci sta la bandierina italiana o vaghi accenti al Bel Paese, per un motivo molto
semplice: guarda dove è stato prodotto il cibo e non essendo un idiota, capisce
benissimo che il prodotto non è italiano e quindi sceglie secondo il suo
palato, non secondo il palato italiano, come vorrebbe l’industria
agroalimentare italiana, anche se ormai la maggior parte è in mano a società
straniere.
Quindi la battaglia per la protezione
del “Made in Italy” è una buffonata che fa spendere vagonate di denaro è una
battaglia persa in partenza. Una battaglia priva di senso e di logica, giacché
avere la supponenza che i prodotti italiani siano migliori rispetto ai
prodotti, anche se con nomi simili a quelli italiani, è un atto di superbia e
di arroganza senza eguali, perche lo straniero una volta assaggiato il “Made in
Italy” originale, quello che l’Italia vorrebbe imporre all’estero con forza e
virulente violenza, almeno così la raccontano i media, ne rimarrebbe il più
delle volte deluso, perché, piaccia o no, quando un prodotto ha viaggiato per
migliaia di chilometri per raggiungere la destinazione finale, ossia i
distributori nazionali, prima, quelli regionali poi, quelli provinciali poi,
fino alla grande o piccola distribuzione, per giungere al termine sulle tavole
dei consumatori, è logico che sia una schifezza, se privo di conservanti, ed è
logico che sia una schifezza, se colmo di conservanti, naturali o non. E voler
imporre all’estero che gli stranieri acquistino prodotti italiani, quando in
Italia gli italiani sono martellati ai coglioni fino alla nausea perché acquistino
prodotti locali, a chilometro zero, beh, questo significa voler far passare gli
stranieri, ma anche gli italiani che vivono all’estero per dei coglioni.
Agli italiani che vivono in Italia,
probabilmente, la cosa non piacerà, ma dovranno farsene una ragione alla fine,
quindi sarebbe meglio prima, piuttosto che poi: gli stranieri che vivono a casa
loro e gli italiani che vivono all’estero non sono dei coglioni!
Marco Bazzato
27.05.2014
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