domenica 12 dicembre 2010

Wikileaks: l'ira della Santa Sede


“Il re è nudo” e si incazza. Chiudete gli occhi ai bambini!

Non l’ha presa tanto bene lo Stato Città del Vaticano le “rivelazioni” Wikileaks, dove i cablogrammi diplomatici dell’ambasciata statunitense presso la “Santa Sede” fanno fare una figura barbina alle alte cariatidi della diplomazia vaticana. Naturalmente lo Stato foraggiato dall’Italia, grazie al concordato, cerca di smarcarsi, mostrando però una certa diplomatica irritazione per come vengono descritti i vertici della setta composta da un miliardo di addetti del Caattolicesimo Universale.

Ma il problema non sono le ovvietà espresse dagli addetti all’ambasciata, ma lo smacco morale – sempre che in Vaticano esista una morale – manco fosse il primo, circa la catastrofica impreparazione dei diplomatici, legati a una mentalità fariseica e zelota, poco amanti della verità, tradendo così anche i principi del loro capo supremo, non il papa, ma il Cristo crocifisso e il Padre stesso. Cose che Cristo già sapeva, visto che la teologia dice che Dio vede e comprende tutto, ma evidentemente al Vaticano non piace quel passo del Vangelo di Mt 10, 26-27: “Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti”. Ma per il Vaticano, vista l’irritazione manifestata, sembra che queste sacre parole non dovrebbero valere per loro…chissà perché?

Ne esce un ritratto arcinoto di uno Stato Pontificio che a parole predica l’amore, l’armonia, il rispetto nei confronti del prossimo, ma nei fatti fa ostruzionismo, non collabora con i paesi stranieri quando i loro sacerdoti commettono reati con i pantaloni abbassati, contro dei minorenni, oppure quando da quasi duemila anni compie alchimie finanziarie in mezzo mondo, prelevando al contrario di Robin Hood ai poveri per dare ai ricchi, cioè alle alte gerarchie, denaro, terreni, rendite, castelli, palazzi, ospedali e bordelli vari…
Ma uno di quelli che ci fa la figura peggiore è Tarcisio Bertone sa comunicare solo in Italiano, e un diplomatico che si rispetti, come minimo dovrebbe conoscere il francese – lingua internazionale dei diplomatici – o al massimo, anche se zoppicante, un minimo di inglese, perché presumere che i diplomatici stranieri si imparino una lingua morta, il latino, lingua ufficiale del Vaticano è un’utopia neandertaliana, e se poi vengono presi per i fondelli c’è da stupirsi che non sia stato fatto prima pubblicamente.

Alla fine l’ex Stato Pontificio ne esce con le ossa rotte, anche se bisogna essere onesti, fuori dall’Italia se ne fregano del Vaticano e del papa e la massima attenzione che riceve è durante le benedizioni Urbi et Orbi dove anche i non credenti aspettano di sentire gli auguri nella loro lingua, dimenticandolo subito dopo, e tornando alle faccende quotidiane rimuovendo dalla memoria collettiva il nome del Re dello stato teocratico all’interno delle mura capitoline.

L’errore delle gerarchie vaticane, che come nominava duemila anni i loro antenati – sadducei, samariti, farisei, zelti – il loro capo, non sono altro che “sepolcri imbiancati”, che all’alba del XXI esimo secolo vivono ancora con l’illusione di “Roma caput mundi”, mentre alla fine non se li fila nessuno, a parte i politici, ma per ragioni di elettorato, sono solo un residuato preistorico e un costo sociale per la società italiana e presumibilmente anche per altre nazioni dove esistono “Patti Concordatari” che bellamente disattendono, quando si tratta di far camminare la Giustizia, a loro sfavore.

Una gerarchia arroccata ai riti,a secolari tradizioni, persi nelle interpretazioni variabili di pecorai e di un pescatore del Lago di Tiberiade, simili a coloro che festeggiavano durante l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C, scollata e disadattata rispetto alla società civile, incancreniti su pozioni da castello assediato, come se all’interno delle “Sacre Mura” ci fosse ancora qualcosa degno di un valore morale da salvare e da lasciare ai posteri.
Insomma anche gli americani hanno scoperto finalmente l’acqua calda.

Marco Bazzato
12.12.2010
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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