Gli afgani, così come gli iracheni, fuggono guarda caso, anche dall’esercito italiano, che da anni occupa, con la scusa della lotta al terrorismo due stati sovrani, cercando rifugio proprio in Italia, attraverso la Libia.
Questo sterminato esercito di affamati, affamati proprio dall’ingordigia predatoria e criminale del ricco occidente, a ragione, secondo l’attuale governo, ma anche quelli passati, deve essere, se non rigettato in mare, per quanto poco, riportato nelle spiagge da cui sono partiti, in questo caso la Libia.
Non è giusto infatti, che l’Italia, dopo essersi accollata gli oneri delle spedizioni militari all’estero, sperando nella spartizione delle briciole, come un cane affamato che attende qualche boccone dal padrone, debba sobbarcarsi anche l’onere di mantenere quelli che hanno l’ardire di chiamarsi profughi, magari anche con la sfacciataggine di volere l’asilo politico ed il relativo assegno di mantenimento. Questo – a ragione – secondo il governo è un affronto insostenibile, sia esteticamente, sia economicamente.
Ma la cosa più oscena è l’interferenza, prima dello Stato città del Vaticano, che come sua abitudine è bravo ad ordinare, tramite inviti mielosamente al curaro, agli altri cosa devono fare, e poi dell’ONU, che a torto ritiene che la nuova pratica dei respingimenti vada contro il diritto internazionale. ONU e Vaticano, bravi a parole, non si accollano però nessun profugo sia a New York, nel palazzo delle Nazioni Unite, sia a Roma, magari ospitando i rifugiati tra i banchi della basilica di San Pietro – che ne potrebbe accogliere 6.000 – o dentro la cappella Visitina. Se l’Italia fosse furba, invierebbe un bel po’ di profughi oltre i confini dello Stato Città del Vaticano, visto che si becca circa 1 miliardo di euro grazi eall’8 per mille, impedendone l’ingresso in Italia, vedendo così se il Vaticano, sempre contro al relativismo, purchè non contrario al suo interesse, non farebbe di tutto per ricacciare i clandestini nel bel paese. Stesso discorso vale per quell’entità eterica, fantasma, evanescente chiamata Europa, che a parole dovrebbe essere unita, ma nei fatti, rimane divisa nella forma e nella sostanza, dove, nel caso dell’immigrazione clandestina adotta l’antico motto: “Ognuno per se e Dio – se esiste – per tutti”, lavandosene le mani ed affermando che l’immigrazione clandestina in Italia, via mare, è un affare interno del paese che deve risolverselo senza intaccare gli atri paesi dell’unione e rispettando il diritto internazionale.
Che farne allora?
Ricacciarli da dove sono giunti, no!?
Affondare le barche in acque internazionali, magari con qualche sommergibile, speronandole da sotto? I media ne farebbero uno scandalo, perché è vergognoso ammazzare civili a pochi chilometri dalla civile italia, meglio sarebbe nei teatri di guerra, ma questi disgraziati, invece di farsi, come sarebbe economicamente conveniente, ammazzare, fuggono dalla guerra, dalla fame e dalla morte.
Codardi!
C’è poco da aggiungere. I migranti clandestini non li vuole nessuno, nei paesi di transito come la Libia, nei paesi d’arrivo come Malta, che senza tanti complimenti ne impedisce l’approdo, né l’Italia, che se prova a respingerli è condannata dal cosiddetto mondo civile, lo stesso mondo civile che finanzia il nuovo colonialismo, esportando armi, guerre e aggressioni in nome della pacifica guerra al terrorismo, vede questi fuggitivi come un pericolo per l’Europa stessa, e per gli stati membri, lasciando all’ultimo pirla di turno, il cerino acceso delle rogne, che dovrebbe risolversi da sola, senza importunare gli altri partner europei e nel pieno rispetto dei diritti umani, sistematicamente violati nei regimi corrotti dei paesi di partenza dei futuri clandestini, anche con il beneplacito silenzioso ed omertoso del primo mondo.
L’Italia forse ha già fatto troppo, ed è ora che si rimbocchi le maniche, prendendo decisioni forti, anche impopolari, perché questo scempio di migranti che approdano nelle coste italiane sia fermato, visto che costa meno un siluro o un missile che non il mantenimento per sei mesi dei clandestini nei centri d’accoglienza.
Tutti i paesi industrializzati, in un modo o in un altro, devono parte del loro benessere economico anche grazie alle morti di innocenti nei paesi del terzo mondo, e per mantenere questi profitti, non bisogna piegarsi al facile pietismo se l’immigrato cerca di giungere sulle coste italiane, va fermato senza compromessi, in quanto non ci si pone il problema etico o morale se questi vengono ammazzati in patria, e quindi perché porsi il problema, se vengono eliminati in acque internazionali? In acque di nessuno?
Anche i pesci hanno il diritto di mangiare!
Marco Bazzato
17.05.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/
Ma vai a cagare e portateli a casa tua se ti piacciono tanto sti immigrati!
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