Il partito del sud si deve fare, magari con l’aiuto del nord, non tanto per spalmare ancora denaro a un sud idrovora che drena sangue peggio di un salasso medievale, ma per aiutare il meridione a prendere coscienza che è giunto il momento di tagliare il cordone ombelicale con il resto della penisola, partendo dal Lazio e Abruzzo, risolvendo la questione romana e aquilana. La questione romana sta nel gozzo al nord Italia, per colpa dello Stato Pontificio dal tempo dell’unificazione – sbagliata – del Paese da parte del Regno di Sardegna che ha portato il i7 marzo 1861 alla proclamazione del Regno d’Italia, mentre quella aquilana ha cause più recenti dovute ad un fortuito evento sismico della crosta terrestre che ha fatto crollare moltissimi palazzi di recente costruzione, edificati senza rispettare le leggi antisismiche, vedi ad esempio l’ospedale dell’Aquila, la Prefettura e la Casa dello Studente.
Il meridione con l’annessione al nuovo Regno d’Italia dice d’essere stato sistematicamente depredato dal nord e di non essere più stato in grado di far ripartire l’economia, tanto è cha a tutt’oggi gli ospedali, come nel caso di quello d’Agrigento, sono edificati con materiali friabili, l’onorata società – la mafia – protegge gli onesti cittadini dall’ingerenza dello Stato centralista, costringendola spesso a uccidere chi, da traditore, preferisce schierarsi con la Repubblica.
Il sud da decenni si comporta come la Libia di Gheddafi, che a tutt’oggi continua a voler denaro per pagare i danni di guerra, causati secondo i libici, dal colonialismo fascista. Il giochetto del sud Italia è lo stesso, non impegnarsi per risollevarsi, anzi. Troppe amministrazioni preferiscono praticare il clientelismo, lo scambio di favori. Tu voti me ed io do un lavoro a te e alla tua discendenza fino al giorno del Giudizio Universale. Poi piangono se le regioni, vedi Sicilia, Campania, Puglia e Calabria hanno i conti in profondo, ma sono piene di dipendenti inutili, assunti con contratto pubblico dalle municipalizzate o da aziende private a partecipazione regionale o provinciale.
Il nord Italia, ma in particolare la Lega Nord deve aiutare il neonato partito del sud, è un imperativo morale, è un dovere etico nei confronti non solo dell’industria del nord Italia, ma è un imperativo etico sotto l’aspetto economico, sotto l’aspetto del contenimento dei costi dello Stato, che se invece d’aver Roma capitale, avesse Milano, Torino o Venezia, potrebbe diventare far diventare l’Italia del Nord come un land tedesco. D’altronde non ci sarebbe nulla di male, visto che a ben guardare esistono già due Coree, quella del Nord e quella del Sud. E se la neonata Italia del Sud volesse ispirarsi ai valori costituzionali dell’Onorata Società sarebbe “Cosa Loro”.
Anche oggi, il 31 luglio, lo Stato italiano ha stanziato 4 miliardi di euro di aiuti alla Sud, per coprire la voragine di debiti della Sicilia, regione autonoma a Statuto Speciale. E atri miliardi verranno regalati in futuro per aiutare le altre “povere” regioni, ricche di criminalità organizzata del mezzogiorno.
Dove sono andati e andranno a finire i denari? Nessuno lo domanda, nessuno lo chiede eppure si continua a pagar obolo, che ricade sul collo di tutti.
Naturalmente il problema sta nei controlli che non ci sono, sta nelle collusioni tra poteri economici, anche del nord Italia che sono complici del malaffare generalizzato che non vuole essere estirpato. Quante sono le aziende del nord che scaricano i loro rifiuti tossici, grazie alle ecomafie in regioni come la Campania o che fanno affari con la mafia calabrese?
Se il piano del sud si attuasse portando ad un effettiva divisione del Paese potrebbe venir meno anche la possibilità di delinquere delle imprese del nord, sradicando così un malaffare che ha radici lontane e che si perde dai tempi dell’unità d’Italia e che non vuole arrestarsi.
È dalla fine della seconda guerra mondiale che si sente parlare del problema dell’arretratezza economica del Sud, della mancanza di infrastrutture, di industrie. Prima c’era la Cassa del Mezzogiorno che dal 1952 al 192, ultimi dati disponibili, ha sottratto al resto del Paese risorse per 140 miliardi di euro, senza produrre risultati concreti. Eppure ancora oggi si aprono i cordoni della borsa.
È ora di finirla con il piagnisteismo, con l’abitudine della politica di regalare a fondo perduto, senza poi ottenere risultati economici di ritorno, i sacrifici di tutta l’Italia. È assolutamente fuori luogo e non corrispondente al vero quanto dichiarato da Giulio Tremonti, che la questione meridionale è un problema nazionale. La questione meridionale è un problema meridionale e se loro desiderano rimanerci impantanti per i prossimi tre secoli, questa scelta non deve ricadere sulle spalle del resto d’Italia. Quindi ben venga il partito del Sud che reclami indipendenza ed autonomia dal resto dell’Italia. Probabilmente la maggioranza dei cittadini del Nord Italia concederebbe senza battere ciglio l’indipendenza al sud togliendosi un enorme peso dal groppone ed avendone le contempo il portafoglio più pesante.
In fin dei conti è un semplice fatto di buon senso economico. Sicuramente senza il nord sapranno far meglio. È ora di dar loro l’opportunità di dimostrarlo con i fatti.
Sud Libero dall’Italia del Nord!
Marco Bazzato
31.07.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/
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