giovedì 13 agosto 2009

Gabbie salariali, scoppia la polemica



Ormai anche ai limoni la cosa appare chiara. In meridione, chi ha lavoro vive meglio che al nord Italia, la vita al sud infatti costa meno, sia come servizi, poco importa che siano peggiori di quelli del nord, sia come affitti cibo. Ergo, se non sono scialacquoni, risparmiano di più rispetto al “ricco” nord Italia. Ed è per questo che urge la necessità di reintrodurre le gabbie salariali, ossia gli stipendi differenziati in base agli standard locali. Naturalmente le opposizioni, che quando non dormono fingono d’ascoltare, con i sindacati che insorgono. Sarebbe una discriminazione, sbraitano all’unisono, starnazzando di dolore come se gli stessessero schiacciando i testicoli in una morsa. E il grido che risuona nell’aria è come l’urlo di un agnello sgozzato, pronto per essere insaporito di spezie prima d’essere messo in forno.

Le gabbie salariali sono una necessità sociale necessaria per eliminare le sperequazioni tra il nord povero e il sud ricco. Certo ai puristi della statistica potrebbe risuonare questa affermazione come una bestemmia. Ma tralasciando i dati macroeconomici, e soffermandoci esclusivamente su quelli della microeconomia, una famiglia del nord, a parità di stipendio e numero di figli, con un affitto da pagare, fatica più di una famiglia del sud ad arrivare a fine mese. Poco importa se il sud è sottosviluppato, rispetto al nord Italia, per quanto concerne infrastrutture, autostrade, industrie. Per decenni sulle spalle dei meridionali, il meridione ha sperperato miliardi di risorse pubbliche, scomparsi nel buco nero del clientelismo, degli intrecci illeciti, pagati con i sacrifici di tutti gli italiani e che non hanno creato frutti.

D’altronde, nonostante ciò che gli ipocriti si affannano a dire, le gabbie salariali esistono. Non sono gabbie salariali su base regionale, ma gabbie salariali su basi europee. Un lavoratore italiano, di pari livello, guadagna di più rispetto ad un lavoratore rumeno, bulgaro o polacco e meno rispetto ad un lavoratore tedesco o francese. Quindi le gabbie salariali – su scala europea – esistono, con buona pace dei detrattori della lega. D’altronde sono sempre i sindacati che si ostinano a rimarcare il problema, quando sbraitano che il lavoratore italiano guadagna meno rispetto all’omologo inglese o francese. Ma sempre i sindacati non dicono mai che lo stesso lavoratore italiano guadagna di più rispetto all’omologo romeno, polacco o bulgaro. Quelli non contano per i sindacati italiani quei lavoratori non esistono, esistono solo quelli che guadagnano di più rispetto agli italiani. Bell’esempio d’ipocrisia transnazionale a corrente alternata.

Le gabbie salariali, in salsa europea, esistono già, ma i sindacati italiani e Confindustria fingono di non saperlo, ma si lamentano a seconda dell’interesse di bottega del momento, tant’è che molte industrie italiane delocalizzano nei Paesi dell’est perché il costo del lavoro e gli stipendi da pagare sono più bassi.

Queste come si chiamano? Gabbie Salariali Europee.

Marco Bazzato
12.08.2009
http://marco-bazzato.blogspot.com/

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