Circa 5 minuti per ammazzarlo e 138.060 minuti d’attesa per vedere la figlicida condannata in via definitiva. Meglio tardi che mai, diranno alcuni, non certamente familiari e avvocati difensori, che già pensano, nel caso emergessero nuove prove a favore della condannata, alla revisione del processo.
La vicenda di Cogne ha tenuto banco per tutti questi anni, togliendo spazio a notizie più importati, dividendo l’Italia interessata all’assassinio di un bimbo di 2 anni, in innocentisti e colpevolisti. La conferma della sentenza di secondo grado – salomonica – accontenta a metà, entrambi, che avrebbero optato, o per un’assoluzione piena, o una condanna senza appello a trent’anni.
«Che ne sarà dei miei bambini?» sembra aver detto l’assassina ai familiari all’arrivo dei militi che l’avrebbero accompagnata, con o senza ferri, al carcere di Bologna, giunti nella cascina dell’amica di famiglia, tre ore dopo la lettura della sentenza.
Strazianti, per modo di dire, le scene raccontate dai tg notturni, da Matrix, e dai quotidiani online di oggi, pronti, per l’ennesima volta a descrivere il dolore, la sofferenza, la disperazione della figlicida, dei familiari ed amici, per la pena che nei tre gradi di giudizio, non hanno saputo dimostrare essere ingiusta. Come se i supremi giudici fossero responsabili della condanna inflitta per gli atti commessi dalla Franzoni.
Pietismo peloso, a tratti volgare, dove anche Enrico Mentana, conduttore di Matrix e i suoi ospiti, nelle quasi due ore di trasmissione, mai nei confronti della condannata hanno pronunciato le parole: assassina. Parola che devo essere cancellate dalla memoria collettiva dei telespettatori, a cui deve rimanere impresso solo il dolore – non si sa se vero o recitato – per l’assassinio del figlio, non di disprezzo per l’assassina stessa.
Si può provare umano dolore per i figli, il più grande, Davide, e Gioele, avuto dalla coppia a pochi mesi dall’omicidio commesso dalla Franzoni del secondogenito, ma non si può credere al dolore della madre, che ora piange e si dispera per la separazione dai due sopravvissuti.
Leggendo i commenti, sparsi in rete, si ha la netta sensazione, a parte i familiari, che gli italiani ne avessero le scatole piene dei piagnistei dell’omicida, e , sebbene ad alcuni non piace la parola giusitizialismo, in molti oggie affermano che 16 anni di gabbio – sempre che li sconti tutti – sono pochi, ela Franzoni doveva essere condannata a 30 anni, magari senza dirlo apertamente, gettando via le chiavi.
Al termine di questa vicenda criminale, dove si messa sotto i riflettori la principale e unica imputata, rimane un amaro in bocca, un senso di disgusto, per come è stata gestita dall’inizio l’intera “Operazione Cogne” e come quest’uscita di scena, a, metta la parola fine, dimostrando come l’eccessivo garantismo abbia permesso ad un assassina, per anni l’utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa per scopi personali, senza che nessuno intervenisse o volesse intervenire, per fermare le compassate medianiche, che a distanza di più di sei anni sono terminate, spedendo la Franzoni nel posto che meritava da molto tempo: in galera. L’assassina forse potrebbe uscire tra meno di tredici anni, permessi esclusi, a poco meno di cinquant’anni. Praticamente una miseria.
Marco Bazzato
22.05.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/
Bravo Bazzato, hai fatto il temino :) 10 e lode, poi diciamo a mammina quanto sei stato bravo e cretino :)
RispondiEliminaIl guaio della rete è che è troppo affollata da gente come te che scrive minchiate solo per farsi vedere, nemmeno le tragedie che colpiscono i bambini risparmi dei tuoi finti buonismi. Lo sapevamo tutti che era colpevole e si sapeva che presto o tardi sarebbe stata condannata. Non sarebbe meglio mettere su delle foto di tua sorella nuda? Sarebbe + attraente questo posto.
Ciao omuncolo inutile.