martedì 29 settembre 2015
Auguri di compleanno 2015, grazie a tutti!
So che sono in
terribile ritardo per ringraziarvi e mi scuso con ognuno di voi. È il 29
settembre e il mio genetliaco, capezzoli, manco fossi un Re, è caduto, facendosi
male perché ormai vecchio bolso claudicante, il 25 di settembre. Ma come dice
un detto: è più meglio tardi che mai, no?
Quindi eccomi qui.
Anche quest’anno siete stati veramente in
tanti un flusso inarrestabile, come un emorragia che colpisce un soggetto
affetto da emofilia d’affetto benigna e non mortale, che mi ha scaldato il
cuore, senza soluzione di continuità, per tutta la giornata, iniziando alle
00.00 del 25 settembre e terminando alle 00.00 del 26.
Siete stati in tanti,
tantissimi. Via Facebook, via mail, via cellulare, con sms, tramite whasApp,
Viber e chi più ne ha più ne metta.
Che dirvi e che volere
di più da ognuno di voi?
Tra i tutti, scusate
emi se non menziono gli altri, voglio ringraziare Alfonso Roberto Messina per
il fotomontaggio alcolico che mi ha dedicato su Facebook e che voglio
condividere. Per la verità è il primi
regalo di questo tipo che ricevo in vita mia e onestamente mi ha spiazzato
positivamente. Grazie, Alfonso!
Un abbraccio a voi
tutti!
Marco
Marco
Bazzato
29.09.2015
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Marco Bazzato
lunedì 28 settembre 2015
“Volkswagen, l’inquinamento? È Cosa Nostra!”
Ci sta poco da girarci
attorno. È una settimana che godo come un cammello infoiato. Che godo come un
vulcaniano alle prese con il Pon Farr, detto anche “La febbre del sangue”, vedi
episodio di Star Trek TOs, Amok Time del
1968, da quando è scoppiato, partendo dagli Stati Uniti, lo scandalo Volkswagen, sulle autovetture dalle emissioni
taroccate, che come una tempesta di sabbia del Sahara, ha investito
praticamente tutto il mondo motorizzato.
È la goduria di vedere
i nostri amati amici teutonici, che praticamente si sono fatti trovare con le
braghe abbassate e che stanno subendo un atto contronatura di sodomia
planetaria, da parte, non solo dei governi infuriati come bisce, per quanto
avvenuto, ma ormai anche dalle palle iniziano a fumare dei proprietari di
questi modelli, ai quali toccherà per lo meno perdere una mezza giornata, per,
quando sarà il momento, portare il mezzo
taroccato e adulterato, dal concessionario della casa automobilistica, fondata
nel 1937, ai tempi del nazismo, per
volere dello stesso Adolf Hitler, infatti Volkswagen significa “vettura del
popolo”, oggi non certo buona per le tasche di cani e porci, a far rimappare, a spese della Volkswagen, ,
la centralina incriminata di tale burdello.
Ci stanno però una
serie di domande che credo assalgano tutti i lettori. Innanzitutto il silenzio
omertoso dell’Unione Europea, la quale sapeva almeno dal 2013, stando alle
informazioni di stampa, che in alcuni specifici motori a nafta, più bello il
termine nafta, sa più da grande inquinatore, vedi quel bel fumo nero e oleoso
dei trattori o dei motori a nafta degli anni ’80, sputavano dai tubi di
scappamento, gas superiori a quanto dichiarato in fase di omologazione al
banco. Ma come spesso accade con i grandi gruppi industriali a livello
planetario, ci si accorge che la merda inizia a puzzare solo quando il cesso
si tappa e il solido marrone rischia di
cadere sul pavimento, appestando tutto il cesso, emanando soffici effluvi
ammazza olfatto.
Quanti effettivamente
sapevano di questo problema? Sempre stando alle informazioni di stampa, la cosa
era emersa negli Stati Uniti nel 2014, ma si è aspettato come spesso accade, a
discapito della salute pubblica, il momento politico opportuno per ammazzare il
maiale con la macellazione Haal, pardon, per assestare un bel colpo di reni non
solo alla credibilità tedesca, ma soprattutto per tramortire la cancelliera
teutonica, che sembra ormai perdere colpi, peggio di un vecchio motore ad aste
e bilancieri, con tanto di valvole consumate e fasce elastiche contenitive usurate, che consuma olio a più non posso.
Una voce però ancora
non si è fatta sentire: quella degli ambientalisti. Strano, quelli gridano
anche se si piscia fuori dal boccale, se un non si tira lo sciacquone dopo aver
defecato, o se le stalle colme di vacche, emettono gas metano. Ma in questo
frangente? Silenzio assoluto, mutismo. Che abbiano tutti la VW e non vogliano
andarsene via a piedi, magari mostrando al mondo che, da ambientalisti, usano
autovetture a nafta che inquinano più del culo di una vacca?
La cosa più assurda di
tutte è che nessuno al momento ha crocifisso e lapidato l’azienda che ha
prodotto la centralina, che non è la Volkswagen, ma bensì la Bosh, sempre
tedesca. Su di lei nessuno strale, nessuno ha puntato pubblicamente il suo CEO,
i dirigenti e i suoi tecnici, visto che
alla fine, certo, la Volkswagen, ha commercializzato dei veicoli a nafta
inquinanti, ma l’inquinamento sembrerebbe non dovuto tanto ai motori, ma alla
centralina prodotta dalla Bosh, la quale comprendeva benissimo quando il tubo
di scappamento di un mezzo sul rullo della revisione, quando gli veniva
infilato nell’ano la sonda dell’opacimetro, passava in modalità “risparmio”
tenendo le emissioni di gas entro i limiti di omologazione.
Un po’ come fanno
gli adolescenti quando, bravi e beati loro, iniziano a fumare di nascosto e come
troiette infoiate, prima tornare a casa, si appestano di profumo gli abiti,
mettendosi in bocca qualche centinaio Halls Mentho-Lyptus Extra Strong, per
nascondere l’odore sigaretta, dopo essersi fatti fuori un pacchetto di Malboro,
o di Lucky Strike senza filtro, convinti, poveri illusi, che quella cagna da tartufi
della madre, non li senta puzzare, appena entrano a casa, e questi, come
scolaretti che a scuola hanno riempito la turca di carta igienica, cercano
barbare e vili giustificazioni e la madre, sempre più incazzata come una biscia
assetata di sangue e con le fauci colme di veleno, non vede l’ora di prendere a randellate quel suo ovulo
fecondato da, non ricorda nemmeno lei chi, mendaci e falsi come una banconota da 600 mila lire!
L’azienda
produttrice della centralina, stramente tace. Anzi, peggio ancora viene
esentata dal ciclone che ha colpito la Volkswagen. Nessun CEO si è dimesso, in
quanto non poteva non sapere, non sono giunte notizie di indagini interne e
della magistratura tedesca, per capire chi abbia ordinato cosa e chi, tra chi
sapeva che “l’adulterazione” era un reato, abbia taciuto o sia stato fatto
tacere. Ma è chiaro che, come si diceva
ai tempi di Tangentopoli in Italia, “I vertici non potevano non sapere!”.
Perché, diciamocelo, se
a un fornitore esterno, e la Bosh è un fornitore esterno della Volkswagen,
impartisci l’ordine di produrre qualcosa di fraudolento, chi opera direttamente
sulla creazione di questo software, doveva conoscere le leggi dei vari Paesi e
di conseguenza avrebbe dovuto avvisare i suoi superiori che si stava
commettendo un reato. Ma su questo versante, zero assoluto e la cosa di per se puzza
più dello scandalo stesso, perché la Bosh, dati del 2011, ha un fatturato di
51,4 miliardi di Euro, contro i 197 della Volkswagen, del 2013. Quindi si
auspica che le class action che stanno partendo in mezzo mondo, azzannino alla
gola gli utili della Volkswagen, così come quelli della Bosh, essendo
esecutrice materiale della “adulterazione” delle centraline, complice di quanto
avvenuto, visto che è palese che la colpa non è dei motori a nafta Ea189, ma
delle centraline taroccate dalla Bosh.
Parafrasando “The
Godfather” “Il Padrino” di Mario Puzo, ricordando una celebre copertina di un
settimanale tedesco di tanti anni fa, sembra che si sia sparsa la voce che recita:
“Volkswagen, l’inquinamento? È Cosa Nostra!”
Marco
Bazzato
28.09.2015
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giovedì 24 settembre 2015
Scandalo Volkswagen, aforisma!
Henry Ford diceva:
“Quando vedo passare un’Alfa
Romeo, mi tolgo il cappello.”
Ora, senza avere la presunzione di essere costui, affermo:
“ Quando vedo passare una Volkswagen, a scopo
precauzionale, indosso la mascherina!”
Marco Bazzato
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mercoledì 23 settembre 2015
Intervista a Marco Bazzato, pubblicata il 19 settembre 2015, rilasciata al quotidiano nazionale bulgaro “Duma”
Intervista a Marco
Bazzato, pubblicata il 19 settembre 2015, rilasciata al quotidiano nazionale bulgaro “Duma” al giornalista Boris Dankov,
traduzione dall’italiano al bulgaro di Vessela Lulova Tzalova.
L’annuncio
dell’articolo è stato messo in prima pagina, a sinistra, sotto il titolo della
testa e si trova a pagina 10, per poi riprendere e terminare a pagina 29.
- Signor Bazzato come
hai fatto a finire nel nostro paese, e con cosa vi ha attratto la Bulgaria?
Come
per quale motivo? (sorride). Mia moglie
è bulgara e quando ho visitato il Paese per la prima volta, mi è piaciuto nel
suo insieme, nonostante tutte le sue stridenti contraddizioni. Indipendentemente da queste contraddizioni,
sono convinto che i sentimenti che provo
verso questo Paese, sono nate proprio a forti contrasti, che a volte, dal mio
punto di vista, superano la logica della ragione. Alla
base di ciò comunque ci sta al primo posto l’amore.
-
Cosa pensa dei bulgari, per la loro mentalità, carattere nazionale, e spiritualità?
Definire
i bulgari senza cadere negli stereotipi non è facile. Si rischia di scivolare
nei luoghi comuni. Posso dire che in generale hanno apertura mentale e
accettano e ascoltano tutte le opinioni, ma fanno di testa loro, come è giusto
che sia. A differenza di molti italiani, sono più rapidi nel prendere decisioni.
Se al bulgaro stai sullo stomaco, rassegnati. Ma se gli stai simpatico, è
difficile che ti pugnali alle spalle. Se però poi decide di farlo, lo fa
guardandoti negli occhi: insomma, il buon sano sangue balcanico.
- Lei vive qui già da
diversi anni.. Quali caratteristiche bulgare le piacciono di più e quali meno?
Non
è nel mio stile esprimere opinioni estreme, come ad esempio quale
caratteristica bulgara mi piace e cosa
non mi piace, preferisco condividere con voi ciò che continua a stupirmi.
La
costanza e l’impazienza. Sono due facce della stessa medaglia e non si sa mai
quale compaia.
Impazzisco
per la lentezza nel bere il caffè. Così
lentamente che quando un bulgaro beve il caffè, al nettare nero arriva
sicuramente il rigor mortis!
A
tavola, durante l e festività religiose e civili in famiglia, non hanno eguali.
In passato credevo che solo i veneti
mettessero radici sulla sedia, i bulgari, le sedie le bucano addirittura, facendo sprofondare le radici nel pavimento.
Per non parlare della quantità di carni e salumi sulle tavole, dove il
vegetariano o chi fa una dieta povera di grassi, viene visto quasi con
sospetto. Povera gente, cadendo subito nell’elenco dei sospettati. Stavo per dimenticare, sale senza risparmio, acqua
a richiesta, come se berla fosse disdicevole (sorride), come avere un parente
non invitato in casa, tra il gran bazar di vino, rakia, superalcolici, birra e
bevande gassate, che zampillano copiose. Coronarie, pressione arteriosa,
fegato, bile e stomaco quel giorno non festeggiano, pregando di sopravvivere!
- Lei dice che scrive
per necessità interiore e non per vocazione. È veramente così?
Anche
le vocazioni nascono da necessità interiori generate da traumi, conflitti
irrisolti o cicatrici che hanno fatto deviare il percorso dell’esistenza.
All’inizio
ero come l’eruzione dell’Etna, dove il magma, usciva come una colata lavica di
parole.
Con
maturità si cambia. Ma alla base ci sta la necessità, quando le dita iniziano a
prudermi, di far uscire la storia che reclama vita, ma non dovete pensare che
come scrittore mi approfitti della storia, no, la verità è che questa storia
“mi usa” per darle sostanza.
- Lei dice che la scrittura guarisce le sue
ferite e i suoi tormenti personali.
Questo per
Lei
equivale a una sorta di terapia?
Nel
mio caso sicuramente sì, perché è un impegno liberatorio per lo spirito. Non è
obbligatorio essere scrittore professionista, basta avere il desiderio, almeno
un briciolo di talento e sentire il bisogno di esprimere gioie e dolori,
tramite questa forma d’arte, è liberatorio. Non molti sono disposti ad
accettare questa “parto in casa”,e preferiscono il “parto assistito”, cioè è
più facile rivolgersi allo psicologo o allo psicanalista, facendo piangere
l’anima innanzi a costoro, invece che sul foglio bianco.
- Il suo libro "libero arbitrio" è
stato pubblicato in bulgaro nel 2003. Questo è il suo primo libro?
Sì,
Libero Arbitrio” è stato il mio primo libro ed è stato un libro travagliato per
molteplici aspetti. In precedenza scrivevo sotto pseudonimo, quando mi sono
fatto le ossa, ho lasciato posto al mio vero nome.
- Poi di “Il campo del
vasaio, .Mt.27.7, poemi d'amore e
morte",in bulgaro e italiano che ha
ricevuto il Premio Europeo per la poesia a Taranto. Questo libro è dedicato
alla Bulgaria. Perché?
Perché
oggi come allora credo in questo Paese. La Bulgaria, così come l’Italia, li vedo come due vastissimi appezzamenti di terreno nella
penisola balcanica e appenninica, coltivati però macchia di leopardo, dove
crescono, come dappertutto delle malerbe. Entrambi sono terre fertili, ma da
dissodare e da arare, per essere seminati, “senza ogm”, “ricevendone ottimi
raccolti”. In entrambi i Paesi non mancano gli “agricoltori” , ma purtroppo non
tutti sono nei posti giusti e quelli inadeguati preferiscono rimanere
appollaiati sulle loro poltrone, piuttosto che prendere la zappa e andare a
zappare.
- Poco tempo fa è
uscito il romanzo “Aborto d’amore, il cui tema è il diritto alla felicità
personale e la violazione o della
libertà individuali da parte dei mass
media e l'intolleranza della società.
Questa non è che una continuazione del tema del "libero arbitrio"?
Il
tema del “Libero arbitrio”,è sempre presente, anche nei miei romanzi, partendo da
Progetto Emmaus. Ogni essere umano ricerca la felicità personale, ma come per
il libero arbitrio, non sempre abbiamo gli strumenti per usarla al meglio anzi,
spesso ne abusiamo, danneggiando noi stessi e gli altri.
L’intolleranza
è inscritta nell’uomo e quindi della società. Ogni volta che ci illudiamo di
averla debellata, ritorna sotto forma di tolleranza. E la tolleranza non è
altro che intolleranza latente. Prima o poi esplode. Tolleranza, accettazione e
reciprocità non sono sinonimi, e spesso, anche per colpa dei media, sono
utilizzati in modo fuorviante.
- In un suo discorso ha dichiarato che
l'uomo moderno non si discosta molto dall’uomo Neanderthal. Per quale ragione
la pensa così?
L’Uomo
di Neanderthal aveva un pregio: ammazzava e cacciava per sopravvivere e in
scala locale, mentre noi, uomini contemporanei, stiamo distruggendo il pianeta,
ci ammazziamo su scala planetaria, con metodi sempre più sofisticati e
tecnologici. Questa la chiamo evoluzione primitiva.
- In che modo e in quali cose
ci assomigliamo con "homo sapiens
primitivo?"
Per
l’atrocità. Coloro che detengono le redini reali del potere, in quanto mandati
e/o finanziatori occulti, non sono differenti
delle scimmie che frantumavano le ossa dei loro nemici nel film di Stanley Kubrik, “2001 – Odissea nello Spazio”, del 1969.
Forse
per il bene del Pianeta, l’Homo Sapiens Sapiens dovrebbe essere sostituito da
una specie umana eticamente ed empaticamente più evoluta e non votata all’autodistruzione.
Il fatto che l’umanità è giunta fino ad oggi, non significa che ci sarà domani.
- Pensa che siamo “subdolamente
forti verso i deboli e rigidamente servili i forti" servili e ossequiosi
al "cosiddetto potente." Giusto?
Basta
vedere come vanno le cose a livello politico europeo. Le direttive che
provengono dall’Unione Europea si accettano proni dai politici locali, non importa di quale
nazionalità o schieramento. Mi chiedo,
all’epoca quanti parlamentari italiani, ma non solo, si sono letti prima di
approvarlo, quasi all’unanimità, il Trattato di Lisbona, la Costituzione
Europea? Gli Stati hanno ceduto, senza consultare i cittadini, grosse fette di
sovranità nazionale. Questo è solo uno degli esempi riferiti a “deboli con i
forti e forti con i deboli”.
-
Cosa ne pensi della violenza come
caratteristica dell'uomo moderno?
Siamo
tutt’ora in preda a passioni che non sappiamo o peggio non vogliamo controllare,
perché razionalità, intelligenza emotiva ed empatia, non sono tra gli istinti
primitivi e primordiali della specie umana.
-
Siamo testimoni di guerre senza fine e di una nuovo "grande esodo di
popoli". Fino a dove si giungerà, se il mondo continua a muoversi in
questa spirale pericolosa?
Era
stato previsto tutto trent’anni fa. All’epoca un missionario comboniano mi
disse che se non si smetteva di depredare Africa e Medio Oriente, quelle
popolazioni si sarebbero riversate in Europa. La realtà oggi è innanzi ai
nostri occhi. Senza contare che il nuovo business grigio all’interno dell’
Unione Europea come ad esempio la nuova e moderna impresa quella dei centri di
accoglienza, , fatto con i denari dei fondi europei, che
drena risorse, che sono linfa vitale agli stesi cittadini europei. Alla
fine però quelli che alla lunga pagheranno i costi più elevati, saranno non
solo i Paesi che continuano ad essere destabilizzati da fuori, ma anche l’Europa e gli europei stessi.
- Cosa ne pensi
del futuro dell'Europa - della Bulgaria e l'Italia?
L’Unione
Europea adesso è come vecchia Moskvitch che emette un eccesso di anidride
carbonica nell’aria. È un nodello superato, ma nessuno sa, o peggio, vuole
aggiornarla, rendendola più economica, impegnando meglio i denari dei cittadini
europei, bulgari e italiani compresi.
L’Italia
ha perso molta dell’attrattiva che aveva in passato e come la Bulgaria oggi,
non riesce a esprimere tutte le sue potenzialità, nonostante il patrimonio
naturale e culturale di prim’ordine, e non per caso Plovdiv e Matera saranno le
due capitali della cultura nel 2019. Questa occasione non deve essere un punto
di arrivo, ma di partenza per aumentare l’interesse anche verso altre città
bulgare. Si devono trovare modi per attirare ancor di più turisti stranieri,
che con lo stesso desiderio con il quale visitano l’Italia, inizieranno a
visitare anche la Bulgaria per poter davvero conoscerla ed apprezzarla.
Una
cosa che mi ha fatto rammaricare e questo rammarico prosegue anche oggi è che la Bulgaria abbia perso l’occasione con l’Expo
di Milano. Mi spiace per il mancato ritorno economico che il Paese avrebbe
potuto avere, sia nel campo del turismo, così
come in altri settori, che il Paese avrebbe potuto avere, se fosse stato
presente in un così alto consesso mondiale.
-
È
ottimista o pessimista sul futuro
del mondo?
Indipendentemente
da tutto sono un ottimista, e mi piacerebbe che la specie umana di domani fosse
migliore di quella passata. Però…
- Qual è il tuo motto come
scrittore?
Il
foglio bianco è la mia malattia, la penna è la mia cura.
- Grazie.
Grazie
a Lei.
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