Non c’è altra espressione per definire l’XI film della serie Star Trek con un cast d’attori completamente rinnovato, per far ripartire la saga da un giovanissimo capitano James Tiberius Kirk, interpretato da un Chris Pine.
Nonostante le lodi della critica al regista, J.J. Abrams, che avrebbe reinventato la creatura di Gene Rodemberry, questi probabilmente sta bestemmiando nelle lingue aliene, come ad esempio il Klingon, ideato da Mark Okuda. Il prequel decolla a fatica, non tanto per il cambio dei personaggi, alcuni effettivamente ben caratterizzati come il giovane James Kirk, Sulu, McCoy e Spok, reggono abbastanza bene il confronto con i personaggi della serie originale, mentre quella che fa storcere il naso è la “nuova” Uhura, che rispetto alla signorilità dell’originale, quella di J.J. Abrams si comporta come un puttanone che ha appena lasciato il marciapiede. Infatti oltre ad essere una bisessuale interplanetaria, si muove come sulla plancia dell’Enterprise come una cortigiana deducendo Spok.
Tralasciando che con la scusa del futuro alternativo la madre di Spok, Amanda Garrison, muore, che il padre di Spok, Sarek è contento che il figlio si sia arruolato nella Flotta Stellare, che il capitano Pike, anziché morire diventa ammiraglio, il prequel con questi svarioni dalla linea temporale getta alle ortiche i quarant’anni della saga solo perché il regista ha affermato di non essere un amante della serie, e che probabilmente non si è preso nemmeno la briga di restare abbastanza attinente con la serie originale.
Veniamo al capitolo più dolente, l’astronave, l’USS 1701 Enterprise. A parte il fatto che lo scafo esterno si vede pochissimo, praticamente di sfuggita, sebbene appaia identica, a parte la tecnica digitale di realizzazione, a quella originale, sono gli interni, com il ponte di comando, l’hangar di carico, il reparto medico che non rispettano lo stile ne della serie originale come neppure di Nex Generation. Ma la cosa peggiore è la Sala Macchine, questa sembra, con quel groviglio di tubi, un vecchio capannone industriale senza nessuna affinità con le precedenti, facendo precipitare in modo vertiginoso l’appel che questa in passato aveva.
Non si capisce come un film costato praticamente 170 milioni di dollari, in parte già rientrati, sia stato creato in modo così inetto, senza nessun occhio di riguardo alla tradizione, all’immagine che i trekker storici hanno della visone del mondo di Star Trek che ne esce fuori completamente frantumata ed incongurente, un film che corre rapido come un video clip musicale, troppo rapido, che fa fugge via immagine dopo immagine, perdendosi tra i frastuoni roboanti delle battaglie nello spazio e a Terra, prive però di quello spirito trek che hanno reso celebre nel mondo le varie serie. Senza contare, nota ancor peggiore, che la Flotta Stellare, partendo dai cadetti sino a giungere alle più alte gerarchie, denota una connotazione militare molto forte, molto più marcata, pur essendo in piena guerra fredda, di quella del 1966.
Se mai dovesse esserci un seguito, stando alle anticipazioni già preventivato, si spera che la nuova sceneggiatura ed i nuovi allestimenti siano più attenti allo stile originale dell’opera, non tanto per senso di nostalgia, ma perché il “mondo Trek di J.J. Abrams è distante anni luce dal mondo Trek creato da Gene Rodemberry, ed i due universi, pur portando lo stesso nome, sono figli di padri diversi, solo che il primo, Rodemberry, ne è il padre biologico, mentre il secondo, J.J. Abrams, oltre che essere trovatello, potrebbe essere anche figlio e di conseguenza anche padre bastardo del prequel.
Star Trek, il futuro ha inizio, rappresenta non tanto la nuova visione di un futuro, conosciuto da quasi mezzo secolo, ma l’uccisione ed il seppellimento di quel passato, sotto una patina roboante, che ne esalta lo stridore e l’incongruenza storia e narrativa, che abortisce ed uccide il passato, a favore di un nuovo futuro, teoricamente da riscrivere, ma che potrebbe – come un figlio nato malformato e deforme – avere vita brevissima. Del mondo Trek nella visione di J.J. Abrams, il vecchio mondo è stato demolito, reso maceria, sbeffeggiato e quasi cancellato come se questi non fosse mai esistito.
Il film, seppur buono sotto il profilo scenico, è una pallida imitazione di quelli originali, dove il marchio Star Trek ed i nomi dei personaggi, dell’astronave sono stati presi, senza citare il creatore – Gene Rodemberry, per crare un action movie senz’anima, senza spirito, senza storia, perché la storia è stata uccisa ed in un ciak distrutta. Per sempre.
L’unico legame col passato è l’apparizione dello Spok originale – Leonard Nimoy – che invecchiato, ma totalmente estraneo alla linea temporale fino ad ora conosciuta, ha dato un forte tocco di nostalgia, passando il testimone ad un giovane se stesso, completamente diverso, piatto e senza personalità, che ha dimostrato, se mai c’è ne fosse bisogno, che il tempo inesorabilmente passa e che tutto prima o poi è destinato a morire e che l’animazione forzata, peggio di un accanimento terapeutico, aumenta l’agonia non solo del paziente, ma anche dei famigliari, in questo caso i fans storici dei veri ed unici Star Trek, quelli creati da Gene Rodemberry.
Marco Bazzato
30.05.2009