lunedì 29 settembre 2008

Opus Dei, quante ombre


Domenica 28 settembre durante lo “Speciale Tg1” è andato in onda un lungo servizio dedicato al famigerato Opus Dei,sapientemente descritto, seppur con vari errori ne “Il codice da Vinci” di Dan Brown e nel mio romanzo “Progetto Emmaus” del 2006, tradotto e pubblicato anche in Bulgaria.

Ma quello che anche ad un profano, balzava immediatamente all’occhio, era che l’Opera – non certo di Dio – ma di disinformazione attuata dalle alte gerarchie del medesimo, come i concetti, senza mai entrare nel merito, siano stati sapientemente elusi, puzzando di zolfo in maniera infernale.

L’opera si prefigge, contravvenendo paradossalmente smentendo le regole elementari del catechismo, insegnato in Italia, sin dalla più tenere infanzia, di cercare Dio. Ma come, uno dei semplici dettami del catechismo stesso è che “Dio è in cielo, in Terra, in ogni luogo, egli è ovunque”. Si parlava di santificazione quotidiana, del donare a Dio, tramite il lavoro, ogni momento della giornata, come se questo fosse possibile, e qui il messaggio era contraddittorio, solamente all’interno dell’opera.

Ma quello che risulta strano, addirittura oscuro, è come un associazione diffusa in tutto il mondo, che stando alle cifre date nel servizio andato in onda domenica, conti solo 85.000 accoliti, suddivisi in vari gradi. E come questa “Prelatura” personale del Papa possa disporre di case, scuole, università, una sede faraonica, in un anonimo palazzo al centro di Roma, arredato in modo tale che il tutto sembrava uscito dalla Grotta di Alì Babà e i quaranta ladroni”, può risultare strano anche al Cristiano più fanaticamente integralista.

L’Opera, fondata da
Josemaría Escrivá de Balaguer, sembra godere di fondi e stanziamenti non indifferenti. Sarebbe utile sapere da dove arrivano questi denari? Da donazioni private, da lasciti testamentari, da sgravi fiscali, dall’ 8 per mille, che erroneamente gli italiani, continuano a versare ad uno Stato straniero, grazie agli accordi del concordato tra Italia e Stato Città del Vaticano?

Il servizio, anziché togliere i dubbi, non ha fatto altro che aumentarli, visto che della cosiddetta “povertà di Cristo” nominato ad ogni piè pari, a sproposito, non se ne intravedeva nemmeno una pallida ombra sfocata. Famiglie che figliavano come conigli, che vivevano non certo in miseria, ma in una relativa agiatezza, ingegneri, una professoressa universitaria che lavorava – a termini di legge – in due facoltà, avendo stando a quanto dichiarato, anche il tempo per seguire l’incompleta squadra di calcetto, avendo solamente cinque pargoli, ma di poveracci, di morti di fame, di persone che potrebbero avere veramente bisogno di un sostegno economico, nel servizio, non se ne è visto nemmeno una. Forse sono figli bastardi, in quanto come ha detto il contadino guatemalteco “dopo che sono entrato all’opera, il denaro mi avanza”. Chissà come mai.

Ha fatto una certa impressione, l’opinione stessa che il fondatore del movimento integralista, che ha della donna. Nel servizio, questi parlava della donna, non in tenore cristiano, o cattolico romano che dir si voglia, ma l’idea medioevale che questi aveva, sembrava presa pari pari dall’Islam più talebano. Infatti nella visione di Josemaría Escrivá de Balaguer, il ritratto che questi faceva della donna, non era di una creatura creata da Dio, avente pari dignità e diritti con l’uomo, ma di un essere inferiore, sottomessa al marito, che deve attendere il povero tapino, quando rientra a casa dal lavoro, sorridente, truccata come una
Geisha per la gioia del maschio dominante. Il pensiero espresso dal “Santo”, per assurdo, non faceva nemmeno onore a Maria, la madre di Gesù, sempre che sia esistito un Gesù storico, ove le fonti indipendenti, citate nelle varie prefazioni della Bibbia Cei, sono alquanto striminzite, se non palesemente quasi assenti., il che porta a pensare ache Luigi Cascioli, autore de “La Favola di Cristo”, abbia molte ragioni – inascoltate – anche dai vari tribunali italiani ed internazionali.

85.000 affiliati nel mondo, dicono. E un potere mediatico, in Italia, così forte. Eppure i cattolici, ormai seconda religione nel Pianeta Terra – e non si sa se Cristo si sia manifestato in altre galassie al di fuori della terzo pianeta del sistema solare, nella Via Lattea – battuta dall’Islam, sono “solamente” 1.200.000.000, eppure 85.000 persone, sparse nei cinque continenti, riescono ad avere un influenza nella manipolabile opinione pubblica, non indifferente. Qualcosa non quadra. Naturalmente sarebbe interessante poter accedere ai bilanci dell’Opus Dei, ma questi in quanto prelatura del Papa, ed essendo questo Capo di Stato straniero, sono inaccessibili, il che contribuisce a far sorgere dei legittimi dubbi sulla provenienze economiche. Va ricordato che lo Stato Città del Vaticano, per i normali fedeli è la Sede del Vicario di Cristo in Terra, eletto – secondo tradizione – grazie allo Spirito Santo, ma nei fatti, frutto, durante il
Conclave – a porte chiuse come nelle Logge Massoniche – di scambi di cortesie, favoritismi, veti incrociati e quant’altro ogni politicante da strapazzo usa per giungere al potere, mentre si arrocca sapientemente dietro i trattati internazionali, non rispondendo mai alle rogatorie, erigendo muri di gomma, quando le istituzioni chiedono lumi sui suoi affari, trincerandosi dietro la sovranità – terrestre – di Stato indipendente, foraggiato dagli italiani, che non hanno il diritto di sapere nulla. Forse perché hanno scritto che un tizio 2000 anni fa disse “che la tua mano destra non sappia mai ciò che fa la sinistra” e la sinistra, secondo il cattolicesimo, guarda caso, è proprio la mano del Diavolo.

La religione, non solo quella cattolica, dall’inizio della storia ha perso quell’alone di misticità ed ascesi, che anche secondo i grandi Padri della Chiesa, che dovrebbe – in teoria – avere, essendo nei fatti una grande forza politica occulta, nascosta dietro la nomea di questa o quella religione, e l’Opus Dei è uno degli esempi più calzanti.

I detrattori, tra cui anche molti ecclesiastici, per così dire di campagna, molto più vicini alle reali necessità dell’uomo, sentono il calore del “
della Geenna di fuco”, sentono quell’aroma infernale ma, costretti al voto d’obbedienza, non possono sputare sul piatto ove mangiano e bevono, a spese dei fedeli, che si fanno ingannare dalle promesse, impossibili da dimostrare, di vita eterna.

La leggenda nera dell’Opus Dei – al pari della “
Compagnia di Gesù”, meglio conosciuti come “Gesuiti”, fondati guarda caso da un altro spagnolo, Ignazio di Loyola, che costrinse quasi forzatamente i nativi alla conversione, rendendo oggi l’America Latina, la fonte più forte degli integralismi religiosi di matrice cattolica – è più che meritata visto quello che comunque anche gli spagnoli in passato hanno commesso.

Non si può per l’Opus Dei, parlare di opera di Dio, sarebbe un insulto a Dio stesso, in quanto se, indipendentemente dai dogmi di Fede, fosse dimostrata la sua reale esistenza, questi sarebbe furioso con questi figuri, che sfruttando il Suo nome, continuano ad arricchirsi, e lo Stato Città del Vaticano ne è un chiaro esempio, alle spalle dei poveri di spirito, soggiogati dalle Beatitudini, ove a questi è stato promesso il Regno dei Cieli, intanto le ricchezze in Terra vengono fagocitate da”qualcun” altro. Alla faccia dei diritti degli oppressi. I poveri, anche dentro la Chiesa diventano più poveri, mentre i ricchi hanno il volto florido, paonazzo e lo stomaco satollo, gravante sulle spalle altrui, che nel caso dell’Italia, paga anche se non è né cristiano, né tantomeno cattolico.

Marco Bazzato
29.09.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/

domenica 28 settembre 2008

Dieta mediterranea o propaganda?


Ormai non passa giorno che i quotidiani, non facciano il loro bel articolo sui pregi della dieta mediterranea, su quanto questa è buona e sana, eppure come dichiara oggi il quotidiano La Repubblica che scrive “Ma perché la dieta mediterranea è così efficace? «Nessuno è per ora in grado di dire che cosa esattamente "funziona”. Ma come, fior di nutrizionisti, esperti, dietologi, medici, cartomanti, papponi, trans e viados continuano a pontificare sui benefici, senza sapere di cosa parlano? Forse – continua ancora Repubblica – il pane e la frutta. Capezzoli, ma pane e frutta sono consumati anche in Inghilterra, in Bulgaria, in Romania e praticamente negli Stati di mezzo mondo…qualcosa in questo blaterare – da tossici in crisi d’astinenza – risulta al limite del ricovero coatto in qualche manicomio psichiatrico.

La cosa puzza. Gli articoli hanno il sapore amaro delle veline giornalistiche di staliniana o fascista memoria, articoli che sanno di chewing gum masticato fino alla nausea, come il canto malefico delle sirene che attirano naviganti verso gli scogli. Allora, a parole tutto dovrebbe far bene, aiutare a prevenire la diarrea, crampi mestruali, gonorrea, sifilide, Aids, cancro ai testicoli, alle ovaie, ai polmoni, al pancreas e in varie altre parti del corpo, ma nei fatti le statistiche sono ben diverse. Qualcosa – oltre all’apparato testicolare dei lettori – gira per il verso sbagliato.

In Italia, ancor di più che negli altri paesi europei, basta guardare le immagini di qualsiasi tv, si vede un numero esorbitante di culi femminili con le chiappe che toccano i polpacci, di volti e pappagorgie fuori scala, indegne persino per l’omino Michelin, dove naturalmente l0assenza della dieta mediterranea ne è il maggior colpevole, dicono, oppure potrebbe essere proprio il contrario?

Non è che le cose invece, nonostante quello che le aziende pensano, stanno in modo un po’ diverso? Cioè che gli italiani, a differenza dei produttori, stanno scoprendo ogni giorno di più che è possibile vivere benissimo e meglio, anche senza la cosiddetta “cucina mediterranea” e questo, come si dice a Roma “fa roder er culo?”
Le aziende, è chi
aro da tempo, versano in stato di coma profondo. I prezzi per colpa anche loro, ma anche della speculazione, stanno costringendo ad imparare, visto che gli italiani sono un po’ tardi nel recepire le novità, che si può campare benissimo anche senza spaghetti all’amatriciana, mozzarella di bufala, parmigiano reggiano, olio di oliva e quant’altro, ingrassando meno e stando meglio.

Anche i media sono rimasti fermi alle immagini stereotipate de “Maccarone !» -« ...m'hai provocato, e io mo' te magno... », dal film del 1954 “Un americano a Roma” con Alberto Sordi, senza rendersi conto che da quella finzione, sono passati quasi undici lustri, detto in parole più comprensibili ai semplici: più di mezzo secolo.

C’è poco da dire. L’Italia, soffre patologicamente da decenni di nazionalismo culinario che ci ha resi macchietta fuori da patri confini, con i giornali italiani, continuano ad alimentare questo stereotipo, come il fuochista che deve far marciare una locomotiva a carbone destinata ala demolizione, salvo poi arrabbiarsi se gli stranieri ci campano, ci pigliano per i fondelli, ci sorridono in faccia, deridendoci – giustamente – ferocemente alle spalle, lasciandoci con la bocca spalancata come tontolini, quando sanno dimostrarci che si può campare benissimo anche senza dieta mediterranea.

Paradossalmente nemmeno durante il ventennio della Buon anima – pace alla sua anima – lo stivale era attraversato da spinte medianiche composte di mantra autarchici, d’inviti a snobbare la cucina straniera, qualunque essa sia, a favore di quella “nostrana”, creando però – come sempre accade quando i media impongono l’indigestione – una sorta di rifiuto, non solo ideologico, ma anche e soprattutto di natura fisica per quanto riguarda la gastronomia “Made in Italy” prodotta ornai anche questa in Cina.

Riavvicinare l’italiano alla cosiddetta “dieta mediterranea?” Utopia, fantasie da membri degli alcolisti anonimi, illusioni e allusioni esplicite da “porci con le ali”. Il mondo è cambiato, ma è cambiata soprattutto l’Italia di oggi, dove gli italiani, lentamente si stanno estinguendo. Ci vorranno certo dei secoli, ma la parabola discendente, il gorgo che porta ad essere inghiottiti nel vortice dell’estinzione ci fa avvicinare a quello che in termini astrofisici è chiamato, quando si parla di un buco nero, “Orizzonte degli eventi”, dove il tutto è inghiottito nel nulla.

Tutto accade, eppure nessuno sembra volersene rendere conto. Si continua a danzare sulla tomba del morto, cantando a squarciagola mentre il Titanic Italia va a fondo, mentre gli italiani vengono fagocitati, giorno per giorno da stranieri, perdendo cultura, identità e cucina tipica, perché ormai indeboliti alle fondamenta della stessa storia culinaria italiana, ed i quotidiani – dormienti – non se ne rendono conto che è ora d’attaccarsi al carro, penna e taccuini dietro i nuovi vincitori – anche in cucina – multietinca.

Marco Bazzato
28.09.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/

sabato 27 settembre 2008

Bibliografia dei Libri tradotti da Vessela Lulova Tzalova


Bibliografia dei libri tradotti dall’Italiano al Bulgaro di Vessela Lulova Tzalova


La verità di Ali Agca di Anna Maria Turi, Mak Edizioni, Sofia, 2008, pubblicistica

La Casta, di Rizzo e Stella, Ciela Editore, Sofia. 2008, saggistica politica.

Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, Trud Editore, Sofia, 2007, romanzo classico.

L’Impero dei draghi, di Valerio Massimo Manfredi, Era Edizioni Sofia,2006, romanzo storico.

Qualcosa di Buono, di Sveva Casati Modignani, Era Edizioni, Sofia, romanzo contemporaneo.

Eros Lo giuro di Luca Bianchini, Ciela Editore, Sofia, 2006, biografia.
Progetto Emmaus, di Marco Bazzato, Slaviani editore, Sofia (romanzo) 2006, romanzo fanta teologico.

Il Tiranno, di Valerio Massimo Manfredi, Era Edizioni, Sofia. 2005, romanzo storico.

Il Campo del Vasaio, di Marco Bazzato, Slaviani editore, 2004, poemi.

Libero Arbitrio, di Marco Bazzato, Slaviani Editore, Sofia, 2003, poesia
Nella foto l'autrice del libro La verità di Ali Agca, Anna Maria Turi, con la traduttrice Vessela Lulova Tzalova
27.09.2008

Anna Maria Turi a Sofia, dal 22 al 26 settembre.



Cena con l’editore Kakin Manolov di MaK Edizioni di Sofia e Marco Bazzato.

giovedì 25 settembre 2008

PRESENTAZIONE LIBRO "LA VERITA' DI ALI' AGCA"



Si è svolta ieri la presentazione del libro “La verità di Alì Agca” della giornalista Anna Maria Turi, Edizioni MaK, tradotto da Vessela Lulova Tzalova.
La presentazione ha visto la partecipazione di molti giornalisti ed ospiti, che sono intervenuti accendendo un interessante e serrato dialogo sulla figura di Alì Agca e sulle motivazioni storico-politiche del suo gesto.
Sottolineando l’importanza del lavoro della Turi, Marco Bazzato della MBIL Agency ha dichiarato che “La verità di Alì Agca” chiude una pagina di storia, e permette di “consegnare la storia alla storia e rileggere gli ultimi ventisette anni dei rapporti italo-bulgari in un’altra luce, più trasparente”
.“La Bulgaria” ha esordito dal canto suo la Turi “mi ha dato la possibilità di esprimere e spiegare le mie idee ed uno scrittore ed un giornalista investigativo è sempre molto felice quando gli viene offerta questa possibilità”. “La vicenda dell’attentato al Papa” ha continuato la giornalista “mi ha avvinto con due catene: in primo luogo perché per Giovanni Paolo II ho scritto e messo a rischio la mia vita andando a fare dei servizi nella cosiddetta ‘Chiesa del silenzio’, nell’Europa dell’Est, e Wojtila è il mio Papa. L’altro legame è quello che si è stabilito con Alì Agca: quando uno scrittore si avvicina ad una creatura complessa, che si è macchiata anche di grossi delitti, e scopre che comunque è un essere umano, che ha vissuto delle tragedie personali e che è stato vittima di certe circostanze sociali e storiche, allora nasce quel soffrire insieme che si chiama simpatia”. “Io ho condiviso due tragedie” ha quindi dichiarato la Turi, “quella di Alì Agca e quella di Papa Wojtila
.Di fronte alla domanda sul perché la Turi respinga l’idea della “pista bulgara” per spiegare il gesto di Agca, la giornalista ha osservato che dietro l’attentato vi erano invece “preti cattolici esaltati”, convinti che “il Papa non ottemperasse ai messaggi della Madonna, non ubbidisse a Maria”. D’altronde, “solo un cattolico poteva scegliere la data del 13 maggio, anniversario dell’apparizione della Madonna a Fatima”; ed il 13 maggio dell’82, un anno dopo l’attentato, quando Wojtila si recò a Fatima a ringraziare Maria per essere scampato alla morte, “uno di questi preti ha cercato di accoltellarlo”. Ancora, “qualcuno doveva aver svelato ad Agca il terzo segreto di Fatima (ossia il tentativo di uccisione del vescovo vestito di bianco, ndr), e solo dagli ambienti vaticani poteva essere uscita tale informazione
.Chiamata a rispondere sulla personalità e la figura di Alì Agca, la Turi ha invece spiegato: “Agca sa mentire, sa dire la verità, ma soprattutto sa tacere, e questo ha fatto quasi impazzire i magistrati”.

Fonte newsletter CCIIB (Comitato Consuntivo imprenditori italiani in Bulgaria)
Per gentile concessione.

Sofia 25.09.2008

sabato 20 settembre 2008

Alitalia verso il coma eterno


I parassiti,:hostess – le cameriere o serve dei cieli, e i piloti – autisti strapagati – hanno il coraggio d’applaudire, brindare e festeggiare per il ritiro della cordata della Cai, arrivata in soccorso – non gratuitamente – dell’agonizzante, da decenni, compagnia di bandiera italiana.

Serve ed autisti – hostess e piloti – gli unici a conti fatti che prendono stipendi spaziali, incuranti dei colleghi a terra, hanno fatto il possibile, spalleggiati dalle associazioni sindacali, comportatesi peggio della più infima sinistra ormai extraparlamentare, pur mandare a monte la trattativa.

Va detto che a questi buffoni, dei colleghi a terra e dei problemi reali, sepolcri imbiancati, da cadaveri putrefatti, non è, interessatp in questa vertenza, mai meno di nulla. Facchini, addetti ai servizi, coloro che rispetto alle serve del cielo e i guidatori delle corriere volanti, non sono altro che feccia, fetecchia, bassa manovalanza con compiti – a loro avviso – ininfluenti, e che potevano essere tranquillamente licenziati,mentre loro, i baroni dei cieli, escort con appartamenti in ogni aeroporto – e forse anche stalloni – a loro avviso, devono essere trattati coi guanti bianchi, con l’inchino e servi in livrea che li seguono anche durante l’espletamento delle loro funzioni fisiologiche, pronti ad aiutarli, in caso d’abbisogna, onde evitare che si sporchino i loro ditini santi.

Il bello è che i topi e le tope volanti, se da una parte pubblicamente sbraitando e si sbracciano per il fallimento delle trattative, poi in privato, nel chiuso delle loro abitazioni, volano in rete alla ricerca di nuovi posti di lavoro, pronti ad espatriare, come un esercito di cavallette bibliche piaghe d’Egitto, felici d’andare a mangiare e depredare in casa d’altri. Questi plaudenti del fallimento italiano, sventurati con la rogna, arrabbiati neri se al posto delle serve e degli autisti del cielo, arrivano lavoratori – specializzati più di loro, che senza problemi parlano diverse lingue – stranieri, non esitano, visto che il libero mercato dovrebbe valere solo per i loro interessi, ad inviare, come accattoni affamati, come cloachard col cappello calato e la mano tesa i curricula a compagnie straniere, e le tanto vituperate, mentre sono fighetti Alitalia, compagnie low cost.

Sembrerebbe che per mantenere anche i privilegi di questi qua, queste sanguisughe abbiano pesato, stando ai calcoli degli ultimi giorni, per 75 euro a testa, all’anno, ad ogni cittadino, arrivando poi a vedere cosa: scene di giubilo quando una trattativa, per colpa loro, fallisce e la cordata si ritira.

La Cai ha fatto bene a sbattere a questi la porta in faccia, in quanto non hanno capito, che quando l’Alitalia porterà i libri in tribunale, per avviare le pratiche di fallimento, le speranze d’aver gli stessi privilegi dai nuovi padroni che rileveranno – a prezzo stracciato – i loro posti di lavoro, si ridurranno ad un nulla, in quanto la nuova società, fregandosene dei vecchi dipendenti, metterà – in base alle normative dell’Unione Europea – sul piatto i contratti che a loro aggraderà, senza possibilità di mediazione, ergo: prendere o lasciare.

Ora i sindacati, dopo il ritiro della Cai, premono affinché il governo venda Alitalia a qualche compagnia straniera – forse Air Botswana o Air Mozambico – come se tedeschi o francesi fossero dei fessi, ad acquistare a scatola chiusa il vermaio italiota, accollandosi l’onere di sfamare i vermi. Le maggiori compagnie aeree straniere, nel caso che Epifani non l’avesse capito, saggiamente come sciacalli stanno alla porta, volteggiando come avvoltoi sopra le nostre teste, lasciando che si scannino, azzannandosi alla gola tra di loro, dissanguandosi senza pietà, salvo poi, come dopo una guerra, camminare godenti sui cadaveri in rapida via di decomposizione.

Naturalmente i media, attaccano solo autisti e cameriere del cielo, praticamente i vertici mediatici della protesta, ma come ha dimostrato l’ingresso della Guardia di Finanza nella sede dell’Alitalia, e probabile che nei prossimi mesi, molti ex amministratori delegato, nominati – grazie alla classica lottizzazione – dai politici, ricevano qualche avviso di garanzia, per difendersi, nel caso si volesse approfondire veramente i motivi del dissesto economico della compagnia di bandiera, dallo spolpamento della medesima, mettendo sotto la lente d’ingrandimento decenni di sprechi, mancanze, lassismo e contratti faraonici, che continuano tutt’oggi a ricadere come costi sulle tasche dei cittadini.

La crisi Alitalia, non è politica, ma economica, dove tutte le parti in causa stanno lanciando gatti morti addosso all’altro, un po’ come i bambini piccoli quando si fanno la guerra con gli escrementi.

L’unica via d’uscita? Il fallimento, con i relativi licenziamenti e chiusura di tutte le società satelliti, il licenziamento di tutti i dipendenti,, visto che quelli di bassa professionalità, le cosiddette maestranze, possono essere riassunte da subito nella nuova società, mentre facinorosi, riottosi, cercatori di catastrofi, come le serve dei cieli, pardon hostess ed gli autisti d’autobus con le ali, pardon piloti, possono, come già hanno iniziato a fare, cercarsi lavoro all’estero.

La nuova compagnia, col mercato del lavoro libero nell’Unione Europea, non avrà problemi a reperire, specie nei paesi dell’est piloti ed hostess altamente qualificati, e sicuramente con pretese economiche meno ladrocinanti, perché imposte in passato dai sindacati , e avvallate dagli amministratori delegati, che del denaro altrui, in quanto di nomina politica se ne fregavano, e sicuramente più elastiche in base proprio alla deregolamentazione voluta dall’Unione Europea con la famosa direttiva dell’ex commissario
Bolkestein, che permette – finalmente – di non essere in ostaggio di autisti e serve del cielo italiane, che stanno contribuendo fortemente a mandare a ramingo, se mai ci fosse bisogno anche del loro inestimabile contributo, l’Alitalia.

Marco Bazzato
20.09.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/

LA VERITA' DI ALI' AGCA



Anna Maria Turi, la giornalista italiana, sarà a Sofia dal 23 al 25 settembre 2008, per presentare il suo nuovo libro “La verità di Alì Agca", nato sulla base del libro intervista del 1996 “Alì Agcha, la mia verità”. "La verità di ALì Agca", Edizioni MaK, Sofia, tradotto da Vessela Lulova Tzalova, uscito poche settimane fa in Bulgaria, offre nuovi spunti di lettura sull’attentato del 13 maggio 1981 a Giovanni Paolo II, dando un quadro inedito che si perde entro i palazzi del potere d’oltre Tevere.In occasione della presentazione del libro, che si terrà il 24 settembre alle ore 18.00, presso la Biblioteca della Capitale, in Piazza Slaveikov 4, Anna Maria Turi ha gentilmente risposto ad alcune domande.

Perché la “Verità di Ali Agca” in Bulgaria, dopo più ventisette anni da quel 13 maggio 1981?
Perché la Bulgaria, la città di Sofia in particolare, fu all’epoca il luogo in cui i molti fili del complotto che portò all’attentato al Papa cominciarono a intrecciarsi, per poi essere manovrati, sui mercati dell’Occidente, dai veri burattinai. Sono convinta, avendo conosciuto il personaggio Agca e la sua psicologia, che, come lui afferma, la lettera minatoria che inviò in Turchia a Wojtyla, quando questi vi arrivò da ospite non gradito, fu una minaccia bluff, un gesto da megalomane. In Bulgaria il latitante, irrequieto, megalomane Agca rilanciò l’idea che, attraverso i mafiosi suoi protettori e i Lupi Grigi di estrema Destra, collusi con i Servizi di mezza Europa, fu magari senza troppa convinzione portata avanti e presentata in determinati ambienti.
Il suo libro si muove, non solo attraverso un’intervista, ma anche su direzioni diverse. Perché secondo Lei la Bulgaria prova ancora un così forte coinvolgimento per quei fatti?
Perché incriminando un regime si colpevolizzò un popolo. La stessa cosa avvenne in Turchia. Agca fu rimproverato di aver messo sotto accusa tutto il popolo turco. Secondo me, queste furono le accuse più brucianti per lui e da lui considerate come le più pericolose per la sua incolumità. Se poi, come sostengo nel libro, egli accettò di essere la mano armata di preti cattolici ribelli, doppia vergogna gliene verrebbe agli occhi dei suoi, e cioè del mondo islamico, se raccontasse la storia nei suoi dettagli concreti ma anche banali. L’unica scappatoia per lui è quella di collocare il suo gesto nella dimensione del Destino, del Soprannaturale, della Profezia uscita dalle labbra di Maria, che è venerata anche dai musulmani, e di un Segreto che porta il nome, guarda caso, di Fatima, la figlia di Maometto.
Lei è la prima volta che arriva in Bulgaria, cosa si aspetta da questo viaggio e dall’incontro con Sofia e col Paese?
Mi aspetto delle possibilità di dialogo. Naturalmente la mia tesi farà piacere ai Bulgari. Ma anche in questo caso possono saltar fuori delle novità.
Da quanto si è potuto apprendere, il calendario degli eventi è corposo. Come pensa che i bulgari accoglieranno questo ritorno al passato?
Vedo che l’interesse è grande. L’emozione? Bisogna affrontarla per non aspettare “cinquecento anni” quando gli Stati si decidono finalmente a sollevare i coperchi sulle loro faccende interne.
Anna Maria Turi è una giornalista accreditata in Vaticano. In che modo questo libro è stato accolto negli ambienti? E che eventuali reazioni, secondo Lei, in futuro potrebbero esserci?
La Chiesa cattolica non limita la libertà altrui, massimamente quella di parola e di opinione. Ne ho avute molte prove, anche sul piano personale. Il primo libro, quello del 1996, non ha avuto alcuna ripercussione negativa.
È veramente stata completamente scritta la storia di Ali Agca, oppure secondo lei ci sono ancora molte pagine bianche?
Agca è recluso da quando aveva 23 anni., e cioè da 27 anni. Nelle svariate centinaia di sue pagine autografe in mio possesso, ho potuto constatare come già nel 1996 il suo delirio mistico fosse radicato, pervasivo e come fosse forte, caparbia la sua volontà di rimozione di tutto il resto.. Invece possiamo aspettarci l’intera storia da Oral Celik, che vorrei incontrare. Anzi, lei mi dà l’occasione per lanciargli un appello. Signor Celik, perché non c’incontriamo a Sofia?
Marco Bazzato
20.09.2008

venerdì 19 settembre 2008

Borse mondiali a rotoli


Gaudio “Magum,” come lo champagne francese delle migliori annate, si sta godendo in questi giorni con le borse – non scrotali – mondiali stanno andando a rotoli. Miliardi di euro bruciati, gettati fuori dalla finestra. Banche d’affari con i conti più in rosso di quelli d’una donna che le arriva il mensile, società di mutui immobiliari salvate dal governo americano, che si sta comportando come il peggior regime sovietico di staliniana memoria.

In America, patria del liberismo più sfrenato, del mercato senza regole, sta arrivando, come avvenne in Unione Sovietica prima, in Cina poi, la collettivizzazione delle proprietà, dove la Banca Federale, in accordo col governo a stalle e strisce, a spese del contribuente, che non riesce più a pagare i muti,erogati anche ad insolventi cronici, è costretta pagare due volte per il dissesto provocato dalla cosiddetta finanza creativa.

Dopo l’affossamento della Lehman Brothers, che ha lasciato – finalmente – a casa migliaia di scommettitori d’azzardo, pardon broker, che maneggiavano miliardi di dollari come fossero noccioline, gettandoli letteralmente nella tazza del water, sembra per ora scongiurato il fallimento della
AG, salvata grazie alla collettivizzazione statunitense, dove la Fed, ha aperto i cordoni delle tasche dei contribuenti, per ben 85 miliardi di dollari, senza chiederne l’assenso, per salvare gli interessi degli speculatori internazionali.

Ma l’uragano, il terremoto finanziario, non è destinato a finire a breve termine, anzi. Queste iniezioni di denaro non sono altro che una panacea per le asfittiche azioni detenute da investitori di mezzo mondo. Felici che i buoi, cioè i cittadini, grazie agli aiuti di Stato, così odiati dal falso liberismo americano, permettano alla azioni morenti di riprendere quota, dove questi figli di cento padri, nei prossimi mesi faranno il possibile per fare incetta di denaro fresco da parte dei piccoli investitori privati, lasciandoli poi in mutande, quando i grandi investitori istituzionali, e dopo che gli indici dell’azionariato internazionale sarà salito quel tanto che basta per diminuire le loro perdite, scaricheranno nuovamente nel mercato le azioni delle aziende coinvolte nel salvataggio e delle scatole cinesi ivi contenute, spolpando le società, tenute in animazione sospesa dall’iniezione statale di contanti, in vita, per dar loro poi il definitivo colpo di grazia. Per poi, una volta quasi azzerato il valore azionario, spezzettarle, provocando l’ennesima emorragia di posti di lavoro, che rende godenti – nel secondo canale – l gli analisti. Rivenderle, depauperate dei debiti, lasciati a carico dello Stato, quindi de facto dei cittadini, che saranno, come nel caso anche della nostra Alitalia, rivendute a prezzi di svendita per Armageddon finale .

Ma il bello,nonostante le rassicurazioni di Banca Italia, che con l’avvento della Banca Europea, conta come una tarantola negli slip, deve ancora arrivare.

La domanda, visto che stando anche a Mario Draghi, il governatore, la Banca d’Italia che dovrebbe vigilare sui nostri risparmi è: Dov’erano i controllori, i super esperti, super economisti, i maghi della finanza, quando queste società cadaveriche, vendevano azioni dal valore reale di morto in decomposizione, spacciate per fulgide aziende doratamene escrementizie? Forse erano a casa o in qualche albergo con donnacce a ore, oppure a sfottersi o tra di loro, con dei bei trenini, oppure ripassando – alla missionaria ma non solo – le mogli altrui.

E le società di certificazione dei bilanci di queste grandi aziende…cos’hanno certificato? Aria sotto vuoto, usando carta igienica usata e lasciata nella tazza del cesso, dall’utilizzatore dei servizi precedente?

Possibile che i grandi ministri delle finanze, non importa se americani, europei o italiani, non sapessero nulla? Possibile che gli analisti finanziari, i grandi e prestigiosi quotidiani finanziari siano complici di questo tracollo su scala planetaria, che non avessero nessuna avvisaglia della mandra tonante in arrivo?
Evidentemente si. Chiaramente la maggior parte di questi sapevano, ma hanno taciuto, perché anche aprendo bocca, come sarebbe stato doveroso, avrebbero anticipato il tracollo, hanno atteso, come falsi esperiti, che il mercato, peggio dell’uragano Katrina, travolgesse tutto e tutti.

Persone cosi: ministri dell’economia, italiani, europei, broker, giocatori di borsa, grandi speculatori, andrebbero impiccati per i pollici a venti metri da terra, in attesa che questi si spezziono. Questi praticanti del brigantaggio informatico e mediatico, non sono divedersi dai maghi, ciarlatani, venditori di paccottiglie che spesso “Striscia la Notizia” smaschera.

Queste Sibille Cumane, queste Maga Magò, queste Amelie le fattucchiere che ammaliano, provenienti da Paperopoli, andrebbero spennati ed arrostiti a fuoco lento, infilzati con un spiedino, che entra dall’ano ed uscente dalla bocca.

Brunetta, il grande moralizzatore della pubblica amministrazione italiana, dovrebbe mettere in rete i nomi dei brker, i relativi curricula, in modo che si sappia chi sono esperti falliti, che giocano – secondo loro a Monopoli – col denaro altrui, affinché possano trovare lavoro al massimo come zingari o viados.

I cittadini italiani, hanno un modo solo per salvare i propri risparmi. Non mettere più un centesimo in un fondo d’investimento, lasciando che dei loschi – banditi – gestiscano, con gli effetti nefasti che tutti possono vedere, ma o tornare a rimetterli sotto il materasso, oppure, persi per persi, che si erodano più lentamente , grazie all’inflazione, in cui lo Stato stesso, a parole dovrebbe vigilare, affinché non aumenti. Questi briganti, arruffoni, arraffatori in giacca e cravatta dal sorriso splendente, visti i chiari di luna planetari che stanno causando, dovrebbero essere costretti a girare nudi come vermi per strada, costretti a camminare sopra cocci di vetro e chiodi arrugginiti, e presi a sassate tra due ali di folla, finchè morte d’infarto o violenta, non li colga.

Oggi, con le nuove iniziazioni di denaro nelle borse internazionali,dovrebbero essere arrestati tutti i ministri delle finanze, e banchieri che senza un referendum dei cittadini, continuano ad usare soldi altrui, per aiutarsi tra i soliti nomi noti della “Banda dei Quattro”.

Le borse crollano? Le Banche falliscono? Le grandi compagnie assicurative sono in bancarotta? Bene, siamo nel libero mercato, nel liberismo puro! Allora che muoia Sansone e tutti i filistei. La crisi, grazie a questo sperpero di denaro pubblico, è solo destinata – come un cane che vorrebbe riprodursi con un altro cane – ad aggravarsi. Quelli che alla fine rimarranno per l’ennesima volta col cerino in mano, sono i cittadini, speciedelle classi più povere. Ma questo a broker, finanzieri, ministri, economisti con le pezze al culo non interessa. A loro basta salvarsi stipendio stratosferico e poltrona dove, con le chiappe, lucidano la pelle.

La cosa più bella che darebbe un minimo di sollievo all’opinione pubblica internazionale, potrebbe essere una bella ondata di suicidi: broker che si gettano, per disperazione, giù dai palazzi, dai carachiri nelle pubbliche piazze pratica del bushido dei samurai – sventrandosi con onore.

Per fortuna, almeno per ora, sognare non è reato. E la speranza che i sogni si trasformino in realtà, è sempre l’ultima a morire.

Marco Bazzato
19.09.2008
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lunedì 15 settembre 2008

Chioggia, scopra la moglie a letto col prete


Il Veneto, si sa, è terra di forti tradizioni religiose. Persone dure e pure, legate alla terra, lavoratori indefessi, che odiano mettere in piazza gli affaracci loro. Non sempre però le cose vanno nel verso giusto. Sono molti infatti, in questa bianca regione ,un tempo feudo democristiano, i casi dei preti che si spretano per amore, dando pubblico scandalo alla Chiesa, che si strugge di dolore per i propri figli peccatori. E il caso di Don Sante Sguotti non è che l’ultimo, in ordine di tempo, di fulgidi esempi reazionari, che per dirla alla Luca Nervi, “rompe i marroni alla direzione”, facendo perdere fedeli, che in termini pratici, usando un termine caro alla borsa valori, fa perdere parte del “Parco Buoi”.

Ma può anche passare un prete, che per amore, costretto dalla Chiesa, si spreta in quanto diventa padre e futuro marito. Ma un prete che è “trovato con le braghe calate ed il’ecclesial me,mbro” mentre balla, col bacino, la rumba con la moglie di un parrocchiano, rasentando la più lucida forma di follia suicida teologico-nbiblica.

Eppure è accaduto a Chioggia. Un marito torna a casa e trova il pastore di anime, che in un moto di pulsione sessuale e carnale, sta pascolando penalmente dentro il ventre della moglie del povero tapino appena rincasato, e che forse il giorno prima, dopo aver confessato le eresie della settimana, e le madonne tirate giù dal cielo, aveva preso la comunione proprio dal prete chiavatore.

Naturalmente, il marito cornuto, trovatasi la moglie mignotta, è corso in curia a fare un quarantotto. Così il vescovo, trattenendosi dall’inviare anatemi contro il prete, non reo d’essersi solazzato con i piaceri della carne, ma d’essersi fatto scoprire mentre scopava, ha spedito – al diavolo – il buon pastore d’anime e sorca, che si è preso il classico periodo di riflessione sabbatico, lontano dai clamori e alle “ciàcoe, –leggesi chiacchere o voci – di paese, che nelle zone di Chioggia e limitrofe, certamente non devono essere state poche, costellate da idiomi locali, generalmente non adatti a bambini e a persone sia deboli di stomaco e amanti dell’Ave Maria.

Non si sa, se però il povero “beco” – leggesi cornuto – abbia randellato come un calzino la zoccola che si è sposato. Certo è però che bestemmie, piatti e suppellettili, dovrebbero essere volati in quantità industriale, in casa, con buona pace e gioia di vicini e lontani.

La passione per la donna, è una tradizione, a macchia di leopardo, ben radicata nella regione, dove in passato, sono stati molti gli scandali – seppur non giunti alle orecchie del grande pubblico, visto anche il forte controllo ecclesiastico sull’informazione, asservita al pensiero cattolico, teoricamente dominante – che nelle fumose osterie, nei circoli, soprattutto in quelle che fino a metà degli anni ottanta erano le “case del popolo” facevano gridare allo scandalo, nei confronti di alcuni “membri” di Santa Romana chiesa.

Sembra strano, ma è proprio nelle zone del padovano e del veneziano, che dagli anni settanta in poi, sono stati molti i sacerdoti mandati via, come ladri, durante la notte, per evitare il linciaggio dei parrocchiani inferociti per colpa di “ministri di Dio donnaioli”.

È vero che un forte bacino d’utenza per questi figuri, che non hanno la forza psicologica per reggere la castità forzata, trovano nelle aggregazioni parrocchiali, nell’Azione Cattolica Ragazzi, dove spesso, a parte qualche animatrice brutta come un latrina, la maggior parte, sono però di rara bellezza, e che forse, con la promessa di un posto in cielo, si lasciano convincere a donarsi al casto e viril membro in astinenza secolare da carne.

Ci sono molti fatti che lo scrivente potrebbe raccontare, molte chiacchere, non si sa però, se vere od inventate ad arte, per sputtanare il prete scomodo. Anche se molte poi, hanno trovato conferma.

Ricordo una volta, che entrando nell’appartamento del cappellano, che aveva lasciato erroneamente la porta aperta, trovai il giovane servo di Dio con un’animatrice, entrambi sudati come due suini in calore, imbarazzati e senza il coraggio d’aprir favella. L’individuo pretoide, poi spretatosi, era solito – come i marinai – d’aver avuto una giovane giovenca cattolica da utilizzare per propri solazzi penali.

Il Decamerone di Boccaccio è una tavoletta per impuberi a riguardo quello che molte canoniche, molti preti anche in tempi più o meno recenti, hanno commesso. D’altronde la stessa storia dell’ex Stato Pontificio, in alcuni secoli bui, è un vero e proprio puttanaio di Orwelliana memoria.

Oggi, non ci si stupisce quasi più se un sacerdote “fotte” una parrocchiana, basta che questi non lo faccia sotto gli occhi di un cornuto, pardon del marito, ma che soprattutto, come la chiesa ama dire, non diventi pubblico scandalo.

Marco Bazzato
15.09.2008
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giovedì 11 settembre 2008

Alitalia, o accordo o tutti a casa


Non c’è che dire, piloti e hostess dell’omai defunta compagnia di bandiera, affossatasi per debiti e sprechi oltre ogni ragionevolezza umana, forse perché hanno il cervello strafatto d’ossigeno e voli d’alta quota, non sanno camminare, o non vogliono camminare con i piedi per terra, continuano ad avere l’insana voglia di pretendere contratti separati per mantenere intatti tutti i loro disumani benefit, colpevoli i sindacati che in passato si sono battuti per queste separazioni, alla faccia della solidarietà tra lavoratori.

La nuova cordata d’imprenditori, persone probe ed integerrime come un porcai che campano del loro misero lavoro – o per dirla alla Dick Cheney prima e Barack Obama: “"Si può anche dare il rossetto a un maiale, ma resta pur sempre un maiale” – stanno facendo l’affaraccio italico del secolo: La fondazione di una compagnia nuova, usando, pardon rilevando quasi a costo zero la flotta di aeromobili e servizi, lasciando l’ingrato onere ai tontoloni italiani di pagare per l’ennesima volta decenni di amministrazioni scimmiesche, di concertazioni che hanno spolpato la compagnia di bandiera, un tempo fiore all’occhiello del Bel Paese, in un ammasso moribondo di interessi, veti crociati e quanto di peggio il commistione politica-affari-sindacati possano concepire come frutto avvelenato, malformato e deforme.

Piloti, autisti di autobus con le ali e hostess, cameriere dei cieli, non hanno capito che musica e orchestra, se Dio vuole, sono cambiati. Evidentemente vivono ancora aggrappati all’utopia che tutto possa continuare come prima, con signorini e signorine che fanno il bello e cattivo tempo, pronti a bloccare un aereo, scioperando, nel caso di un semplice attacco diarroico, oppure se femmine, perché colpite da crampi mestruali,facendo elevare ai viaggiatori imprecazioni al cielo.

La nuova società sta sbagliando completamente modus operandi nei confronti di queste due caste di privilegiati. Non doveva nemmeno andare a sedersi al tavolo delle trattative con i sindacati. Doveva lasciare che la vecchia compagnia licenziasse in tronco piloti e hostess, in quanto geneticamente più interessati ai privilegi che non allo spirito di servizio.

La nuova compagna farebbe meglio rivolgersi alle agenzia di lavoro interinale, stipulando contratti Co.Co.Co, voluti dalla sinistra, della durata massima di sei mesi rinnovabili, tenendo come quasi ogni imprenditore fa, perennemente sulla corda, sulla graticola, infischiandosene dei sindacati, divenuti una palla al piede in certe aziende, da tempo trasformatisi in uffici “casta”, vedi giornalisti, politici, avvocati e quant’altro, sbattendosene delle categorie di dipendenti, pubblici o privati a basso reddito, in quanto guarda caso, per questi il massimo che ad ogni trattativa portano a casa è un pugno di mosche che non possono volare, nemmeno con la fantasia.

D’altronde piloti ed hostess, quando sono fatti e finiti, non sono come gli apprendisti che devono essere addestrati, anche per mesi, su come si lavora su una manovia, e le procedure, sia in cabina, sia tra i passeggeri i soliti quatto gestacci codificiati – per indicare le uscite di sicurezza, come bestemmiare in silenzio nel caso di depressurizzazione, o il modo d’affidarsi a qualche divinità se per sfiga l’aeromobile si dovesse schiantare a terra, o in mare, per poi dopo che l’aereo è in quota, trasformarsi nelle serve più pagate della storia – grazie a rigidi standard internazionali, uguali in tutti i paesi industrializzati. Senza contare che anche la lingua di comunicazione tra piloti e torre di controllo, quando non è in italiano, si fa in inglese standard. Lingua che ogni pilota, che indipendentemente voli all’interno del proprio Paese, o fuori dai patri confini, entro i confini dell’Unione Europea, o verso paese extracomunitari, quasi in bancarotta, come gli Stati Uniti, è sempre quella.

D’altronde Augusto Fantozzi, che non è il figlio bastardo del ragionier Ugo Fantozzi, matricola 7829/bis, senza giri di parole ha praticamente fatto capire che o piloti ed hostess firmano, oppure se ne andranno in mobilità, il che equivale ad aerei a terra, un’altra vagonata, ma piccola di milioni di euro al diavolo, ma con questi in astinenza da cieli, amanti o stalloni sparsi, come i marinai, ad ogni porto.

Non va dimenticato che con la liberalizzazione del mercato del lavoro, alla nuova compagnia, nessuno vieta d’andare assumere piloti ed hostess dalla Polonia, dall’Ungheria, dalla Romania, Bulgaria, o quant’altro. Tutti, autisti e cameriere dei cieli, che al pari degli italiani, sono prima che lavoratori, cittadini dell’Unione Europea, e con uno schiocco di dita, potrebbero andare alle dipendenze della nuova compagnia italiana, con buona pace della casta dei piloti ed hostess, che evidentemente, a terra, non hanno capito che il mondo è cambiato e possono facilmente essere rimpiazzati con personale di pari professionalità, meno esoso e con più voglia di lavorare dei nostri italioti.

Marco Bazzato
11.09.2008
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martedì 9 settembre 2008

Paraolimpiadi: chi le ha viste?


Silenzio di tomba. Censura. Nessun articolo di giornale. Il sito internet,dedicato all’evento, è così povero e striminzito d’informazioni, che nemmeno un barbone lo vorrebbe per far pubblicità della propria miseria. Stiamo parlando delle paraolimpiadi, le olimpiadi dei “diversamente abili” delle olimpiadi delle persone sfortunate, di coloro che per malattia o per incidente, sono stati pestati a sangue dalla malasorte, stiamo parlando di persone a cui spesso i media, quando non hanno altre notizie, dedicano qualche servizio. Persone cui la vita è stata bastarda e vigliacca, ma non si sono arresi, nonostante il silenzio assordante che ruota attorno alle loro problematiche.

Le paraolimpiadi però, almeno stando all’andazzo, sono un evento da non far entrare nelle case degli italiani, non uno straccio di inviato, nessuna immagine o commento, solo nero silenzio. Lo stesso silenzio, che forse i prigionieri dei campi di sterminio nazisti sentivano, dopo che erano stati fucilati alcuni compagni, e che oggi, in forma diversa, riecheggia, come una campana a morto nell’etere.

Blaterano i media di solidarietà, di abnegazione nei confronti del diverso, di donazioni, petizioni per eliminare le barriere architettoniche, per denunciare le amministrazioni pubbliche, ree di discriminare, colpevoli di guardare a questi come dei rifiuti sociali, dal abbandonare nell’oblio, ai margini dell’esistenza civile. Ma sono solo parole. Parole vuote, pesanti come l’aria presente nell’intestino che cerca una via putrefatta di sfogo, una via d’uscita, nefasta per gli eventuali commensali assenti, che s’erano dati appuntamento per sponsorizzare l’evento, per fingere d’essere vicini ai meno fortunati. Ma questi disgraziati, questi storpi, questi handicappati sono Persone, si menomate nel corpo, ma non nella volontà di combattere, di vivere, di vincere, d’essere partecipi, in primo luogo per se stessi, visto che “nessuno li caga” , a parte il più delle volte, ma non sempre, i famigliari, o qualche anima pia che non ha il cuore, come la maggioranza delle persone, ricolmo d’escrementi.

Un silenzio mediatico che lascia costernati, senza parole, che porta a riflettere sul come la società attuale, società dei falsi buoni sentimenti,non può permettersi uno striminzito servizio giornalistico, in quanto nessuno sponsor vuole essere accostato all’immagine di uno storpio, di un povero diavolo, che in carrozzella che suda e bestemmia come un dannato, spingendola a forza di braccia, perché le gambe o sono come tronchi secchi, o peggio totalmente assenti. E questo non fa bene al Brand, fa male agli affari e allontana i clienti, che non vogliono vedere all’ora di pranzo o cena, scene raccapriccianti, “atte a turbare la serenità familiare”. I bambini poi hanno i compiti, la mamma la parrucchiera, e il papà l’ufficio, magari con relativa Monica Lewinsky sotto la scrivania, intenta a d aprirgli la cerniera lampo; oppure la manovia e non può essere turbato da visioni ammazza digestione.

Oscar Pistorius l’aveva capito. Sapeva di dover almeno provarci a farsi ammettere a correre con i normodotati, con i sani, con coloro che hanno la possibilità di toccare il paradiso economico e di visibilità mediatica, in Terra . Ma a parte il fatto che non è riuscito a qualificarsi, la federazione d’atletica aveva detto di no, in quanto, nemmeno loro avevano l’interesse che uno storpio, con due monconi e dei trampoli al titanio facesse eventualmente le scarpe a qualche normodotato. Gli sponsor, vittorie o non vittorie, si sarebbero dileguati, visto che “mediaticamente non è un bello spettacolo da vedere”.

Se i media tacciono, nemmeno la politica omertosa apre la bocca, tanto meno il Ministro della Gioventù e dello sport – nome del ministero che puzza di fascismo peggio di un parente dispostico, morto ed in avanzato stato di decomposizione da anni –
Giorgia Meloni, diplomata all’istituto professionale, che ha aizzato gli atleti, incitandoli alla plateale protesta durante la cerimonia d’apertura, perché il governo italiano è troppo debole o vile o troppo interessato solo agli interessi economici italiani in Cina per farlo, non è apparsa in tv, nemmeno per pochi secondi, per augurare ai partecipanti italiani diversamente abili manco uno straccio d’imbocca al lupo. E questo al dice lunga in che razza di mani politico-economiche-giornalistiche,l’Italia intera è tenuta in ostaggio in modo così rozzo, che nemmeno l’anonima sequestri sarda, può far di peggio.

Eppure abbiamo la pretesa di dirsi civili, di fregiarsi della nostra italianità, del forte spirito solidale che unisce i cittadini, soprattutto nei confronti dei meno fortunati. Chiaramente sono solo belle parole, frasi magari dette anche da un sonetto dall’accento tedesco da un balcone, ogni domenica, ma che nei fatti, nell’opinione pubblica in generale, devono lasciare il tempo che trovano: nulla, vuoto siderale, freddo cosmico e materia oscura.

Le paraolimpiadi, ed il vacuo che circonda la società mediatica italiana lo dimostra, oltre ogni ragionevole dubbio, sono uno spettacolo in trasmettibile ad ogni ora, non importa se di primo mattino, oppure a notte fonda, quando in molti soffrono già d’insonnia e sono fragili, oppure poco dopo l’alba, quando gli occhi sono ciposi, assonnati, con l’alito impastato da serata e sbronza in discoteca, e non si può, con le abituali brutte notizie del telegiornale farsi mandare per traverso il caffè o le fette biscottate con marmellata, vedendo persone senza braccia o gambe. A quell’ora si potrebbe pensare che sono dei reduci appena rientrati dall’Iraq, dall’Afganistan, mostrando in tutta la loro drammatica brutalità, quanto anche gli italiani combinano a quelli innocenti in quei martoriati Paesi, dove ci presentiamo come pacifisti armati. Troppo squallido.

Meglio il silenzio, l’omertà, il lasciare che questi drammi, siano per “rispetto ipocrita e falso” esclusivamente un fatto privato, da non pubblicizzare più del dovuto, anche se questi cercano, tramite lo sport, di vivere una vita normale. Sono sempre e comunque fatti ed eventi sportivi privati, che non interessano, e non devono interessare l’opinione pubblica, pena lo scoramento e la perdita, da parte degli sponsor di quote di mercato.

Il diversamente abile, anzi per dirla come si esprimono i geni del marketing nelle riunioni a porte chiuse: «storpi, paralitici, orbi, mezzi orbi, ciechi e quant’altro,drenano risorse alla collettività e quindi anche a noi, e non devono essere accostati alla nostra immagine, non importa se falsa. Noi creiamo la realtà che poi il consumatore grullo, sebbene non vive, aspira a avere. Aspirare ad essere handicappato non lo vuole nessuno. Sani, belli e vincenti è il nostro motto, tutto il resto nell’immondizia!»

Marco Bazzato
09.09.2008
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domenica 7 settembre 2008

Riforma Gelmini :finalmente i maestri tremano


Dopo anni di presenza comunista, nelle scuole di ogni ordine e grado, perché stupidamente eletti dal popolo, si torna all’antico, alla tradizione, a quel calore familiare, che anche la scuola può ricreare, eliminando la brodaglia senza sale,priva professionalità e senza spina dorsale, voluta anni fa da un ministro comunista, e ulteriormente massacrata da Letizia Moratti, dove anche questa, per necessità d’aumentare i posti di lavoro dei maestri, aveva trasformato le aule, con i poveri bambini basiti, in un mercato di bestiame d’animali, che avrebbero, per pietà, dovuti essere condotti, non in classe ad insegnare,ma al macello.

Oggi rigettati nell’infermo extraparlamente i comunisti, e rimessa in cantina la Moratti, parcheggiata, come sindaco a Milano, si torna all’antico. Si torna, nonostante gli anni siano cambiati, gli scolari spesso più svegli dei maestri, all’insegnate unico.

Il maestro o la maestra, figure paterne e materne, che dopo l’onda progressista, avevano riempito le teste degli alunni di didattica escrementizia, dove sovente le galline o i galli adulti, invece d’insegnare, si beccano tra di loro in classe, infischiandosene dei bambini, si cambia registro. Si cambia mandando via un bel po’ di parassiti inutili, di mangiapane a tradimento, di insegnanti assunti solo per dimostrare la diminuzione del numero dei disoccupati e per far contenti i sindacati di categoria, felici d’avere un parco buoi con stipendi da fame , da aizzare ad inizio d’ogni anno scolastico contro le famiglie e la società civile, chiedo sempre nuove assunzioni.

Ora a molti, sta montando la strizza, la paura di dover passar le mattinate a dar cibo ai piccioni, o andare a far pranzo alla mensa dei poveri. I docenti, che non si sa se decenti, sobillati dai sindacati, che agitano le acque per paura di perdere associati, e quindi denaro, sono pronti alla battaglia di trincea, “ai materassi”, non per salvare una scuola decotta, ma per tenersi incollato al deretano le sedie, che improvvisamente, come il gioco del cerino, diminuiscono drasticamente di numero.

Naturalmente la propaganda ideologico-sindacale, lancia editti di tenore diverso. Lancia i soliti proclami – mediocri – affabulando con parole come: professionalità dei docenti, dedizione al lavoro e ruolo educativo di più insegnati n aula, all’impossibilità che un solo maestro possa seguire le molteplici attività didattiche, in cui i bambini italiani – tra i più somari d’Europa – sono costretti, peggio di carcerati per reati non commessi, a scontare pene didattiche inenarrabili, dovute ad assunzioni incontrollate, sovente di docenti impreparati ed incompetenti.
Secondo i maestri, la figura dell’insegnate unico, non rende un buon servizio agli alunni, perché questo non è in grado di fornire tutta la didattica e le materie che la moderna scuola impone.

Allora, secondo queste fosse biologiche di scienza, queste latrine del libero pensiero sotto vuoto spinto, un bambino di otto, nove o dieci anni, deve essere in grado, pena voti da bocciatura, d’assorbire quello che tre o quattro insegnanti spiegano, mentre un idiota di insegnante non può insegnare tre o quattro materie? Ma questi si sono diplomati o laureati Alla “Nuova Università di Acchiappa Citrulli?”.

Eppure, se non fossero stati zucconi ai tempi universitari, dovrebbero avere tutti gli strumenti e la didattica per svolgere al meglio il proprio lavoro. Chiaramente, in un modo o in un altro stanno cercando di pararsi il deretano per nascondere incapacità ed impreparazione, nascondendosi dietro la pianta di Cannbabis, delle competenze specifiche per ogni materia.

Ma che diavolo! Si parla di materie elementari da insegnare a bambini delle scuole elementari. Nozioni che un maestro laureato, se ha studiato e sa applicare la didattica e la pedagogia dell’età scolastica, dovrebbe essere in grado d’impartire. Non si sta parlando di scuola media inferiore, superiore od università, ma di insegnamento elementare.

Molto probabilmente insegnati e sindacalisti, conoscono bene i gradi d’impreparazione, lacune, i buchi e coscienti di tutto ciò tentano la manipolazione dell’opinione pubblica, cianciando di professionalità e qualità, che senza la molteplice presenza in classe andrebbe – secondo loro – a scadere.
Se questi però avessero ragione, perché i professori delle medie bestemmiano, imprecano, maledicono i ventri delle madri degli insegnanti elementari, quando i loro protetti arrivano impreparati come zucche vuote? Ah si, colpa delle famiglie che non seguono a dovere la progenie. Come dei novelli Giuda Iscariota, fanno pagare le colpe della loro professionalità latitante ai genitori dei bambini, affidatigli.

Ma una delle cose più risibili che questi sanno cianciare, come scusa pretestuosa, quando si discute del ritorno del maestro unico, è che i tempi sono cambiati, che i bambini d’oggi, non sono come quelli di trent’anni fa, che il modo di fare didattica – ed i risultati, grazie a loro, si vedono – è cambiato, che oggi si è in una società multiculturale, che i problemi sono diversi e non possono ricadere nelle spalle – dicono – di un maestro solo.

Vero, trenta, quaranta, cinquant’anni fa, la maggioranza dei genitori avevano al massimo la licenza elementare, e vedevano nel maestro la figura che avrebbe potuto dare ai loro figli quell’istruzione che non avevano potuto avere. E se il maestro puniva, anche a bacchettate, a casa arrivava il resto. Mentre i genitori d’oggi, così istruiti, colti, spesso appartenenti alla borghesia, artigiani, liberi professionisti, laureati o quant’altro, se i pargoli vengono puniti per qualche malefatta, questi invece di raddrizzare – come ai tempi della Buonanima – la schiena dei piccoli reazionari a forza di cinghiate a sangue, divenendo un tutt’uno col maestro, oggi preferiscono picchiare il reo, colpevole – a loro dire, perché memori delle giuste nerbate ricevute – d’aver punito il figlio, sovente, unico pargolo con punizioni indegne di un paese civile, con punizioni più simili alle torture psicologiche, usate a Guatavamo, contro i nemici combattenti degli Stati Uniti d’America.

Il ministro Gentiloni,come Bruntetta, sta cercando di rimettere ordine nella pubblica amministrazione, cacciando i parassiti, costringendo – poverini – i fannulloni a lavorare, oppure a riciclarsi come coltivatori di tarzanelli. Ma naturalmente, le resistenze che trova, non sono di natura didattico-educativa, ma di salvaguardia di casta, quella degli insegnanti elementari, cresciuta come un carcinoma maligno, che da tempo ha mandato in metastasi il sistema scuola, e che oggi, pena la morte culturale del Paese, vede il ministro della pubblica istruzione, costretto a cure chemioterapiche per debellare i mostri, gli zombi, i vampiri economici e culturali, che si annidano, prima nelle teste degli alunni e che ricadono poi nelle casse dello Stato, quindi come costi nelle tasche degli italiani.

Marco Bazzato
07.09.2008
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venerdì 5 settembre 2008

Schedatura dei Rom. Via libera U.E.


Come per l’uomo Del Monte,, anche l’Union Europea ha detto si, ma in questo caso, alla schedatura e tracciabilità degli zingari clandestini, pardon Rom, presenti in Italia, che come transumanti stanziali, quando si insediano in una città, un paese, in riva ad un fiume, senza averne i necessari requisiti, richiesti non solo dalle amministrazioni cittadine, ma anche dalle stessi leggi europee, si comportano, secondo la loro cultura, come dei novelli Attila, come dei razziatori nelle case altrui, come dei papponi che mandano i figli ad accattonare lungo le strade e le mogli, come fattucchiere dai capelli unti, a cercare di leggerti la mano, fingendo d’essere delle portatrici di buone novelle.

Ora, naturalmente, una certa sinistra, geneticamente sinistroide, la sinistra che vive nei piani nobili, nei palazzi sorvegliati, la sinistra che, come a
Venezia, alla Ca Foscari, detiene il monopolio della multiculturalità, dove un direttore di dipartimento, dallo stipendio stratosferico, ha l’ardire d’incazzarsi con una candidata ad un master che cerca di spiegare le problematiche che gli zingari, generano anche nel suo Paese, e che proprio per questo non viene ammessa, e tacciata di razzismo, inizia a sbraitare, a fare – come d’abitudine – il diavolo a quattro, specie quando si tratta di difendere gli indifendibili.

Se prendere – come estrema ratio – le impronte digitali agli zingari nei campi non autorizzati, se censire i minori che per volontà familiare o “culturale” non vanno a scuola, ma a delinquere, se si fanno controlli approfonditi su come, certi di questi, possano guidare vetture degne di un sottosegretario con autista, lavorando, come spesso dichiarano, il ferro battuto o raccogliendo stracci, allora qualcuno dovrebbe spiegare come la politica, e soprattutto le amministrazioni comunali presenti sul territorio, le forze dell’ordine, dovrebbero fare, viste le frontiere aperte nell’Unione, per capire chi entra, chi rimane, e chi in nome della sua cultura etnica, geneticamente delinque?

Non va dimenticato però, la sostanza di questo provvedimento, che non mira a colpire indiscriminatamente i Rom in quanto tali, anzi. Questo è un passo necessario, di rispetto proprio nei loro confronti, in quanto solo la scrematura delle persone, che per scusante etnico.-culturale, utilizzano, in quanto minoranza – giustamente tutelata – l’appartenenza a queste etnie il furto, l’accattonaggio, lo sfruttamento dei minori, riguardante non tutte le comunità rom, legali od illegali.
Va ricordato, per non cader
e nel bieco razzismo che porta alla memoria infami vicende del millennio passato, che la maggioranza dei Rom vorrebbero vivere in un modo migliore, e che nonostante, spesso ci sia un diffuso senso d’omertà all’interno delle loro comunità, fermo restando il principio d’appartenenza culturale, devono essere guidati verso una maggiore integrazione, inserendosi nella società civile.
Tutto ciò non può essere fatto solo con strumenti atti censire l’immigrazione, e tenori di vita superiori alle reali possibilità, ma attraverso un percorso che porti ad una scolarizzazione più ampia, ma soprattutto ad una loro maggiore accettazione dei meccanismi che regolano il vivere civile.

La discriminazione, è inutile nascondersi dietro al solito dito di ipocrisia, pelosamente politica, esiste da parte degli italiani, ma non solo. Esiste da parte di tutti popoli europei, tanto è, che indipendentemente da quello che
Bruxelles dice, nessuno vuole avere un accampamento nomadi, non importa se autorizzato o peggio se illegale, sotto casa. Non li vogliono nelle periferie, dove i problemi sono già molti, figuriamoci nei centri delle città – perché diciamolo onestamente: deturpano il paesaggio e allontanano i turisti – dove pontificano i politici d’alto rango, basta che non siano sotto il loro naso.

Riusciamo ad immaginare un campo rom al centro di Roma in
Piazza San Pietro, davanti al Campidoglio, oppure sotto il naso del presidente della Repubblica, al Quirinale? Oppure sotto la Torre Eiffel, o meglio ancora alla Reggia di Versailles ? O nelle immediate adiacenze della Casa Rosada, in Spagna? O meglio ancora nella sede dei Democratici di Sinistra, da dove il cinematografo Walter Veltroni pontifica di coesistenza pacifica?

Eppure sono loro, i nostri politici, che pontificano al popolo il dovere dell’accoglienza, dell’integrazione, del non aver paura, del diritto dei Rom a vivere secondo la loro cultura e tradizioni. Ma se non li vogliono loro come vicini di casa scomodi, come dirimpettai, e non danno il buon esempio, perché dovrebbero farlo gli abitanti delle periferie, già degradate abbastanza dall’incuria, già alle prese con problemi enormi che la politica nazionale e locale, per interessi elettorali, non vuole affrontare energicamente?

I rom, piaccia o no, devono essere i primi a voler fare il salto culturale, per far si d’essere accettati, devono imparare che un campo, non può essere trasformato, nel giro di poche settimane, in una discarica a cielo aperto, in un letamaio preda di topi, acque putride – aspettando che altri vadano a far pulizia – quant’altro lesivo per la stessa dignità umana, e non possono continuare a nascondersi dietro la loro cultura, per non voler aprire gli occhi, vedendo che il mondo attorno a loro si muove in maniera diversa, rispetto a due secoli fa.

Ma se questo sforzo d’integrarsi non lo fanno loro per primi, non possono avere la pretesa d’essere accettati, così come sono, nel mondo contemporaneo, in una società si aperta, ma che anche loro, visto che quando vogliono si dicono cittadini europei, devono imparare a rispettarne le regole minime del vivere civile.

Marco Bazzato
05.09.2008
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mercoledì 3 settembre 2008

Sarah Palin e la figlia incinta


Non è facile per nessun genitore, scoprire che la figlia, educata ai valori cristiani, non quelli cattolici, sebbene nemmeno questi a volte sono “farina per fare ostie” ma ai valori – forcaioli – dei cristiani rinati, detti anche cristianosionisti – di cui anche alcune frante estreme di Comunione e Liberazione quasi vivono i concubinato eguali i principi – di matrice millenarista, attendendo l’ Armageddon – vedi George W Bush, che da quando è rinato nel suo Dio,allegramente bombarda, fa esplodere, usando proiettili all’uranio impoverito e cluster bomb, uomini, donne, bambini con la complicità – di pace e depredazione petrolifera – italiana, per vincere la guerra al mentale terrorismo presidenziale – scoprendo che la candidata alla vice presidenza degli Stati Uniti d’America, la governatrice pluri inseminata dal marito, Sarah Palin, che ha rivelato che la figlia, Bristol, minorenne è stata riempita, ingravidata, da un coetaneo, che invece di divertirsi come Onan, getta il seme in un ventre adolescenziale.

Lungi per carità l’idea di far passare la minorenne per zoccola, per una donna di strada, per una poco di buono, come forse effettivamente potrebbe essere, ma il fatto che la madre sia stata costretta a rivelare al mondo intero, che la figlia è “piena” da più di cinque mesi, non fa onore ai suoi valori cristiani, visto che, rispettando il volere del Dio degli eserciti, le donne, dovrebbero, prima giungere all’altare integre e pure, ed eventualmente essere ingravidate, dando l’utero, solo dopo il matrimonio.

Ma il Dio, che più che il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe e Padre di Cristo, sembra essere un
Padrino, non importa se della mafia siciliana od italo-americana, un Padrino che non perdona la fuga, non d’amore, visto che dovevano, se lei vera cristiana, aspettare la celebrazione delle nozze, ma fuga per saziare le brame di carne della faddacca e dello schizzatoio detto anche membro o erettile incursore calvo, per solazzarsi entrambi nella lussuria, nella brama, soprattutto del maschio, di possedere la giovenca minorenne, lasciandola alla fine lei riempita come un bignè alla crema di “bambini liquidi” e lui col collare al collo, e la piccola maiala gravida.

Eh si, perché i cristiani rinati sono peggio degli studenti coranici, degli integralisti islamici, più sanguinari dei
pasdaran della rivoluzione Komeinista da anni, il presidente alcolizzato, quasi uscente, allegramente stermina senza ritegno.

La futura nonna,
Sarah Palin, che pur di dimostrare al mondo l’amore per il Suo Dio degli Eserciti – Isai 10. 24-26: Pertanto così dice il Signore, Dio degli eserciti: «Popolo mio, che abiti in Sion, non temere l'Assiria che ti percuote con la verga e alza il bastone contro di te come già l'Egitto. Perché ancora un poco, ben poco, e il mio sdegno avrà fine; la mia ira li annienterà». Contro di essa il Signore degli eserciti agiterà il flagello, come quando colpì Madian sulla rupe dell'Oreb; alzerà la sua verga sul mare come fece con l'Egitto – dopo che è stata costretta ad ammettere che la vacca della figlia era pregna, ha devoto, in fretta e furia, annunciare il matrimonio riparatore col giovane stallone steroidato, facendo si, che la candidata alla vice presidenza si comportasse proprio come un Padrino di Cosa Nostra, annunciando i matrimonio riparatore, di siciliana memoria, tra la figlia ed il giovane mandrillo.

Ora che i repubblicani americani, per la maggior parte fossero fanatici conservatori, giustamente contrari ai matrimoni gay ed altre amenità progressiste, questo può essere eticamente accettato, ma che questi, che di solito raccolgono voti negli strati più ignoranti della società statunitense, prevalentemente
Wasp: White Anglo-Saxon Protestant, era risaputo, ma che nonostante l’odio contro gli immigrati, andassero a ricalcare le peggiori tradizioni tribali, anche siciliane, fa riflettere sull’integrità morale, e l’attuale ne è la vetta più elevata, confidando che John McCain – divorziato, alla faccia dei valori cristiani, degli altri, che vorrebbe difendere – candidato repubblicano, alla presidenza degli Stati uniti, alle elezioni del 4 novembre, non sia cosi idiotamente psicotico come quello che tra poco sarà sbattuto via, lasciandolo libero di dedicarsi all’alcol, dalla Casa Bianca.

Per dirla breve, nonostante la politica nostrana non faccia difetto, in quanto puttanaio di divorziati, concubini, matrimoni annullati dalla
Sacra Rota, figli illegittimi, dove meno di un secolo fa, questi erano definiti figli bastardi, eppure sempre pronti ad ingraziarsi, con piaggerie e regalie varie il potentato economico col denaro soprattutto degli italiani)Vaticano, detta pubblicitariamente Santa Sede, nonostante i Santi siano tutti morti,quindi teologicamente in cielo – la corsa dei repubblicani alla presidenza, si apre, e si spera si concluda, sotto i peggiori auspici, visto soprattutto che il candidato presidente, sembra una mummia imbalsamata, di sovietica memoria, ed italiana, per sfortuna nostra, attualità.

Marco Bazzato
03.09.2008
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lunedì 1 settembre 2008

5 miliardi di dollari alla Libia


Berlusconi, per chiudere il capitolo dei danni di guerra coloniali alla Libia, regala, in 20 anni, 5 miliardi di dollari, pari a 3.41.387 di Euro, equivalenti a 6.620 e rotti miliardi delle vecchie lire – non suoi ma degli italiani – al Paese africano, all’amico Gheddafi, a quel signorino, che per anni, ha tenuto in ostaggio, prigioniere 5 infermiere bulgare ed un medico palestinese e molto altro. Per cosa? Naturalmente in modo che le imprese petrolifere, leggesi azionisti, abbiano, privatamente, la possibilità di distribuire utili, col petrolio ed il gas libico. Bella mossa: Il popolo paga e le multinazionali, che sovente hanno “consociate” in qualche paradiso fiscale, per non pagar dazio all’Italia, ingrassano.

Lo dice chiaramente anche
Maurizio Blondet, nemmeno questa volta tenero con la scelta del signore di Arcore, evidentemente più interessato ad arricchire i già ricchi, ed impoverire, se mai c’è ne fosse un ulteriore bisogno, un’Italia, avviata, senza trionfalismi e fanfare, ogni giorno di più, a far la fila alla mensa dei poveri.

Naturalmente il colonnello libico, ha promesso un controllo più serrato per arginare l’ondata di immigrazione clandestina, che parte principalmente dalle coste libiche, anche se visti i trascorsi passati del rais di Tripoli, visto che forse incassa
Royalty anche da trafficanti e scafisti, difficilmente rinuncerà, se non per motivi di facciata, a quell’introito extra, necessario per la spesa quotidiana, e quindi, il flusso dei clandestini, scenderà si, ma in maniera quasi impercettibile, altrimenti il povero Gheddafi e i suoi cari, rischierebbero di finire in miseria, ma anche perché rischierebbe di provocare, in Italia, ma soprattutto a Lampedusa, disoccupazione, in quanto una diminuzione degli arrivi, porterebbe inevitabilmente alla diminuzione dei posti di lavoro nei centri di prima accoglienza, senza contare, che toglierebbe anche al Papa Tedesco, Ratzinger, la possibilità di sbraitare al megafono, da un balcone, il dovere d’accoglienza dell’Europa, ma guarda caso, non del Vaticano, visto che nel suo piccolo staterello, mantenuto ancora dall’Italia, non accoglie non un uomo, donna o bambino immigrati clandestinamente, che sia uno, ma pontifica su quello che dovrebbero fare gli altri. A parole tutti sono bravi ma questi cosa fa?

La Grande Jamāhīriyya Araba di Libia Popolare e Socialista, per bocca del suo dittatore, ci ha buggerati ancora una volta, e gli italiani, governati peggio che in una repubblica delle banane, sono stati nuovamente trattati come un bancomat, già quasi senza denaro ed indebitati, come idioti che continuano a pagare per colpe non loro, per errori politico-militari, non del decennio, ma del millennio passato, tacendo. Ingurgitando l’ennesimo lassativo economico, senza che nessuno dei grandi giornalisti italiani apra la bocca, abbia i cosiddetti attributi nel dar contro ad una decisione non dittatoriale ma servile, che impoverisce ulteriormente il Paese.

Domanda 1: Se gli sbarchi non diminuiscono dopo la firma di questo “storico” accordo, la marina militare italiana è autorizzata ad affondare le imbarcazioni dei clandestini?

Domanda 2: quanti posti di lavoro italiani, porterà vista la rinnovata collaborazione col dittatore libico? Stando ai messaggi da
veline – di fascista memoria – della propaganda giornalistica, si, le industrie italiane saranno favorite, ma a parte qualche centinaio di tecnici specializzati, è chiaro, che, come ama definirle il Cavaliere, le maestranze saranno libiche: leggisi stipendi più bassi, quasi da fame, forse niente norme liberticide sulla sicurezza del lavoro, che strangolano, stando all’ecatombe quotidiana, le imprese in Italia.

Domanda 3: quanto denaro entrerà, secondo le stime del governo, nelle casse dello Stato, e quanto di questo sarà restituito, sottoforma d’agevolazioni fiscali, o migliori servizi ai cittadini?

Si spera che qualcuno, là in alto, prima o poi risponda, ma sussistono dei seri ed eterni dubbi, che porta alla certezza del “silenzio assordante”.

Per la serie: i soliti quattro Paperoni, taccagni peggio di
Ebenezer Scroge, senza lieto fine, ci guadagneranno, mentre il parco buoi italico pagherà, per vent’anni il conto.
Naturalmente non si sa, realmente in quanti anni questa dilapidazione di denaro pubblico, rientrerà, grazie alle tasse – ove la maggior parte,probabilmente saranno pagate non in Italia, ma in Libia, in quanto molte società dovranno avere la sede fiscale lì , con gli utili poi riversati in qualche conto straniero, dove il fisco è meno vorace ed affamato – torneranno nelle tasche dei cittadini italiani. Eppure Berlusconi aveva promesso che non avrebbe messo le mani nelle tasche dei cittadini, ma nessuno sa da dove questi denari, e tagliando cosa dal bilancio dello Stato, saranno reperiti.

Onestamente non ci si poteva aspettare che una mossa del genere, da parte di un governo, che ha diviso in due l’
Alitalia, lasciando la carne morta, avariata, con l’Afta epizootica,e andata a male, a carico dello Stato, che farà pagare, per l’ennesima volta, la colpa economica del disastro ai cittadini. La nuova società, che teoricamente nasce senza debiti, ma de facto, vedrà – forse – il pareggio di bilancio tra non meno di due o tre anni, e se la matematica non è un’opinione, è già iniziato, a pochi giorni dalla presentazione del piano di salvataggio, a vedere il segno meno.

Ottimo inizio!

Marco Bazzato
01.09.2008
http://marco-bazzato.blogspot.com/